Energia “allo iodio” per la salute della tiroide

“Tiroide è energia”: è questo il tema della Settimana Mondiale della Tiroide, 21-27 maggio, promossa da differenti enti, istituzioni e associazioni esperte di questa ghiandola, tra cui l’Associazione Italiana della Tiroide (AIT), la Società Italiana di Endocrinologia (SIE), l’Associazione Medici Endocrinologi (AME), la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), l’Associazione Italiana Medici Nucleari (AIMN), la Società Italiana Unitaria di Endocrino Chirurgia (SIUEC), la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), insieme al Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (CAPE) e il supporto della European Thyroid Association (ETA). L’evento, realizzato grazie al contributo incondizionato di Eisai, Esaote, IBSA Farmaceutici Italia, Merck Serono e Sanofi Genzyme ha ricevuto il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

«Oggi sappiamo che tutti i tessuti e le cellule del nostro corpo – spiega il professor Furio Pacini, Presidente AIT – esprimono i recettori per l’ormone tiroideo che agisce su gran parte degli organi come muscoli, ossa, fegato, apparato digerente, sistema riproduttivo e cervello. Quest’ultimo, in particolare, ha bisogno dell’ormone tiroideo dalle prime fasi della vita fetale fino a tarda età». Gli ormoni tiroidei hanno però anche la funzione di controllo del bilancio energetico; ecco perché la carenza o l’eccesso di ormone tiroideo può essere associata rispettivamente a un aumento o alla perdita di peso. «La patologia tiroidea – aggiunge il professore – è molto comune nella popolazione generale,  in particolare nelle donne che hanno un rischio doppio di ammalarsi rispetto agli uomini, soprattutto in particolari fasi delle vita, come la gravidanza. Tuttavia è possibile fare prevenzione e la prima regola per avere una tiroide sana è fornire alla ghiandola un adeguato apporto di iodio attraverso la dieta, utilizzando cioè il sale iodato in tutti gli ambiti alimentari, in particolare se si tratta di bambini». Il fabbisogno quotidiano stimato di iodio è di 150 microgrammi per gli adulti, 90 per i bambini fino a 6 anni, 120 per i bambini in età scolare e 250 per le donne in gravidanza e durante l’allattamento.

Una normale funzione tiroidea è importante in tutte le età della vita, ma diventa fondamentale in età pediatrica per assicurare un adeguato sviluppo psico-fisico, dall’epoca prenatale fino all’adolescenza.  La buona attività delle tiroide può essere favorita anche dalla supplementazione di iodoprofilassi, utile a prevenire le patologie tiroidee e le conseguenze extratiroidee. «La carenza di iodio, anche di grado moderato, in epoca prenatale e nei primi anni di vita – precisa Ivana Rabbone, Vicepresidente SIEDP – può determinare durante l’infanzia il mancato raggiungimento del potenziale intellettivo, con una riduzione di 10-15 punti del quoziente. È pertanto fondamentale garantire un adeguato apporto di iodio sia alla mamma, durante la gravidanza, sia al bambino fin dal primo periodo di vita».

Se la tiroide è energia, il suo malfunzionamento potrà essere responsabile di una carenza energetica, influenzando tutti gli aspetti della vita quotidiana: dal lavoro alla vita sociale, dallo studio ai rapporti con i compagni di classe, per declinare la patologia nelle diverse età. «Le cause più frequenti di patologia funzionale tiroidea sono le tiroiditi – commenta Vincenzo Toscano, Presidente AME – malattie autoimmuni che compaiono a tutte le età, dai bambini agli adulti. Molto subdola è la forma post partum che, condizionando l’umore e la prestanza fisica della neo mamma, viene frequentemente scambiata per depressione e, quindi, non trattata. Il campanello d’allarme della ridotta funzione tiroidea è proprio il facile affaticamento, il tono depresso dell’umore, la presenza di edemi, l’anemia, la caduta dei capelli. Il problema sta nel fatto che questi sintomi sono poco caratterizzanti, perché comuni ad altre patologie». Il malfunzionamento si può però riferire anche al caso opposto: una tiroide che lavora troppo. «È l’ipertiroidismo – fa sapere ancora Toscano – che sprigiona il massimo dell’energia dall’organismo, spingendo sull’acceleratore della funzione di tutti gli organi, dalle ghiandole sudoripare al cuore che spesso finisce per perdere il controllo del suo normale ritmo, dall’attività muscolare alla produzione del calore, dall’introduzione di cibo all’aumentata velocità del transito intestinale, con un bilancio spesso negativo a scapito del peso e della perdita di massa muscolare». La buona notizia è che ogni malfunzionamento tiroideo ha la “sua” cura. «Una volta scoperte e identificate correttamente, le malattie che possono interessare la ghiandola sono in genere ben curabili, col ripristino di una normale qualità della vita- precisa Pacini-. Le terapie si possono avvalere dell’ormone tiroideo sintetico nel caso dell’ipotiroidismo, di farmaci tireostatici in presenza di ipertiroidismo e della terapia chirurgica se esistono noduli tiroidei o tumori».
Dato che le malattie della tiroide sono così frequenti, sarebbe forse utile effettuare uno screening tiroideo nella popolazione generale? «Gli specialisti non sono d’accordo – conclude Pacini – sia per motivi di costo-beneficio, sia per evitare di scoprire forme subcliniche che non sfoceranno mai in malattia tiroidea vera e propria. Invece è molto importante “sorvegliare” la ghiandola in particolari popolazioni a rischio quali il neonato e la donna in gravidanza».
Come indicazione generale, se non si appartiene a queste categorie a rischio, cos’è opportuno fare? Proteggere la salute della ghiandola, con un corretto consumo di iodio, assunto con la dieta quotidiana e, laddove necessario, sottoponendosi a controlli periodici. Per conoscere tutte le iniziative di screening e gli incontri informativi sulle patologie tiroidee presenti sul territorio, è possibile consultare il sito www.settimanamondialedellatiroide.it e la pagina Facebook dedicata a “Settimana Mondiale della Tiroide”.

di Francesca Morelli

Pelle, unghie e capelli: tre insospettabili “spie”

Alla pelle, capelli e unghie si pensa di rado o affatto, ipotizzando un possibile problema alla tiroide. Invece, una variazione nel loro aspetto, come la perdita di luminosità, l’alterazione nel colore, la mancata crescita o la caduta dei capelli, potrebbero essere una spia che qualche cosa nella ghiandola tiroidea non funziona alla perfezione. «Pelle, unghie e capelli – spiega Paolo Vitti, Presidente della SIE, Società Italiana di Endocrinologia, coordinatore e responsabile scientifico della Settimana Mondiale della Tiroide (21-27 Maggio) – sono le parti del corpo che per prime annunciano malfunzionamenti della tiroide. Sono infatti i suoi ormoni che governano alcune fondamentali funzioni fisiologiche come il consumo di ossigeno, lo spessore delle pelle, la secrezione di sebo, fino a regolare funzioni ancora più importanti tra cui la divisione cellulare o la sintesi delle proteine». La salute della tiroide si può dunque monitorare anche attraverso questi tre organi insospettabili: pelle, unghie e capelli, prevenendo eventuali problematiche anche importanti. «Se la pelle appare pallida, secca e fredda o se il palmo delle mani e le piante dei piedi mutano di colore assumendo una tonalità che tende al giallo-arancione, dovuta a un accumulo di carotene, potrebbe esserci un problema di ipotiroidismo, cioè di scarsa attività del tiroide che riduce anche la produzione di ormoni. L’inattività della tiroide si vede anche nei capelli, più opachi, secchi e fragili che può associarsi  all’eventuale caduta dei peli pubici e del terzo laterale del sopracciglio o, nell’uomo, della barba. Per quanto riguarda le unghie, nel 90% casi, sono sottili, di dimensioni ridotte, con striature longitudinali e trasversali, o hanno crescita più lenta e maggiore facilità a spezzarsi. Proporzionalmente alla gravità dell’ipotiroidismo, si può avere anche un ritardo nella cicatrizzazione delle ferite».

Completamente differenti e all’opposto sono i segnali del troppo lavoro della tiroide, dunque di un’iperattività, definita ipertiroidismo. «In questo caso – precisa Vitti – la pelle appare liscia, umida, calda e arrossata per un aumentato flusso di sangue e di vasodilatazione periferica, che causa anche l’eccesso di sudorazione (iperidrosi) soprattutto nelle mani e nei piedi. I capelli, invece, nel 20-40% dei pazienti affetti da questa problematica cadono o si assottigliano o diventano più soffici e radi, mentre le unghie crescono più velocemente, si appiattiscono in superficie, mostrando eventuali striature longitudinali». Anche la presenza di alcune patologie già esistenti può favorire lo sviluppo di specifici disturbi della tiroide: tra queste ci sono le malattie autoimmuni che interessano prevalentemente la pelle come la vitiligine, un disordine della pigmentazione, con comparsa di macchie chiare di varia forma e dimensione: nel 5% dei pazienti si associa al morbo di Basedow o alla tiroidite di Hashimoto. O ancora, dicono gli esperti, la vitiligine può anticipare la comparsa della tireopatia. «In caso di vitiligine – raccomanda l’endocrinologo – è fondamentale eseguire la ricerca di anticorpi antitiroidei specifici». E rassicura: «La maggior parte delle malattie della tiroide può essere diagnosticata e curata nelle fasi iniziali senza conseguenze sulla salute. Infatti, ristabiliti i giusti livelli di ormoni tiroidei, generalmente i problemi a pelle, capelli e unghie scompaiono nell’arco di qualche settimana».  F. M.

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