«Era il 10 gennaio 2016: una data che non potrò mai dimenticare. È stato il giorno più bello della mia vita perché ho scoperto di aspettare un bimbo e, insieme, il più drammatico in cui ho saputo di essere malata. Una diagnosi di cancro, in una forma abbastanza grave. Ho raccolto tutte le mie forze per affrontare quanto mi aspettava e, assieme a mio marito che con me ha fatto squadra fin dall’inizio, abbiamo preso decisioni enormi. Come scegliere di interrompere la gravidanza per salvare la mia vita e conservare un ovaio per diventare genitori fra qualche anno. Da allora sono passati due anni, sto bene e conduco una vita “normale” come quella di ogni donna. Tutto questo grazie alla ricerca e a nuovi farmaci che nonostante un percorso un po’ in salita mi danno la serenità di poter guarire. Il messaggio che voglio dare, alle donne in particolare, è non abbattersi: c’è un tempo per affrontare la malattia, un tempo per riprendere energie e un tempo per vivere la vita che è talmente bella e va vissuta comunque».
È la storia di Laura che porta sul corpo i segni di un tumore al seno: la racconta in occasione dell’evento della Breast Cancer Campaign (BCC), promosso da The Estée Lauder Companies, in partnership con AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) per il quarto anno consecutivo, per testimoniare forza e positività ad altre 50mila donne. Coloro che, ogni anno in Italia, ricevono una diagnosi di tumore al seno, di cui l’87% recupera normalità e qualità di vita, a cinque anni dalla malattia, grazie alla ricerca. Ora tutto l’impegno è rivolto a “guarire” il 100% dei tumori al seno. «La ricerca – spiega Serena Di Cosimo, ricercatrice AIRC presso l’Istituto Nazionale dei Tumori – è sempre più orientata allo studio e all’individuazione di biomarcatori, ossia spie che segnalano la malattia ancora prima della comparsa o che ne indicano la sensibilità a specifici farmaci. Un prezioso strumento che permette di anticipare il rischio di sviluppare il tumore o di scegliere le terapie di maggiore efficacia, senza tuttavia estremizzare la cura per evitare un inutile sovratrattamento e privare la donna di una buona qualità di vita».
Prezioso per la ricerca è il contributo di AIRC che ha fatto della lotta contro il tumore del seno una delle sue battaglie più importanti, devolvendo solo negli ultimi 5 anni oltre 50 milioni di euro per l’implementazione di nuovi progetti. Perché continuare a investire in ricerca e dare continuità al lavoro dei ricercatori è “la cura” per riuscire a raggiungere l’obiettivo di mortalità zero: «Occorre fare diagnosi precoce – aggiunge Di Cosimo – soprattutto nella fascia d’età tra 50 e 69 anni, quella più esposta al tumore del seno, con una visita annuale dal senologo/ginecologo, esami specifici in caso di familiarità con la malattia tra i 40-50 anni, e la mammografia ogni due anni tra 50 e 70 anni. Fondamentale è lo stile di vita: bisogna educarsi a non aumentare di peso prima, ma anche durante e dopo l’eventuale malattia, a praticare almeno 30 minuti di attività fisica al giorno che riduce le probabilità di ammalarsi, a non fumare. Riguardo alla dieta, sebbene non ci siano cibi che possono prevenire il tumore, sono da privilegiare alimenti vegetali e da evitare quelli ricchi di grassi saturi e gli zuccheri semplici che “nutrono” il tumore». Dall’altro occorre mobilitarsi, fare squadra contro la malattia, non solo nel mese di ottobre, dedicato alla sensibilizzazione del tumore al seno, ma in ogni momento, agendo e incrementando l’educazione su come prevenire e curare questa patologia, che interessa più o meno tutte le famiglie: una donna su 8 nell’arco della vita e il 3% di uomini la conoscono personalmente o altri la vivono a fianco al partner o a un familiare. «La Breast Cancer Campaign e AIRC – dichiara Niccolò Contucci, direttore generale dell’Associazione – sono solidali nel volere dare scacco al tumore al seno e nel ricordare ogni anno alla collettività quanto sia indispensabile il contributo che ciascuno può dare a questa battaglia comune, affinché il tumore al seno sia sempre più curabile».
Per simboleggiare l’eterogeneità della malattia, quest’anno la campagna ha scelto di “identificarsi” con nastrini rosa di diverse tonalità, più chiare e più scure, più sottili e più lunghe, di diversi tessuti, lisci o zigrinati. «Indosso con grande orgoglio questo nastro rosa – precisa Margherita Granbassi, da lungo tempo ambasciatrice AIRC, per ricordare a tutte le donne e a tutti gli uomini l’importanza della prevenzione e di fare insieme mobilitazione». Per la prima volta The Estée Lauder Companies ha voluto illuminare di rosa, con i monumenti più noti al mondo, un simbolo particolarmente rappresentativo del nostro paese: il Foro Romano nel Parco archeologico del Colosseo.
Per unirti a questa attività e dire basta al tumore del seno, lancia il tuo messaggio all’#TimeToEndBreastCancer. Inoltre acquistando uno dei prodotti associati alla Campagna Breast Cancer Campaign, 5 euro dell’importo verranno devoluti alla ricerca.
di Francesca Morelli
L’Europa alleata contro il cancro
Regno Unito, Italia e Spagna, insieme contro il cancro, investono oltre 33 milioni di euro in sei nuovi programmi di ricerca nell’ambito di studi quinquennali dell’Accelerator Award, un programma internazionale promosso da Cancer Research UK (CRUK), AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) e FC AECC (Fundación Científica – Asociación Española Contra el Cáncer), con l’obiettivo di accelerare i progressi della ricerca.
In particolare gli scienziati impegnati nel progetto svilupperanno metodi per la produzione di linfociti CAR-T, utili a curare alcune malattie del sangue (linfomi e leucemie acute), elaboreranno un esame del sangue per il cancro avanzato alla prostata, osserveranno il processo di evoluzione delle singole cellule tumorali, studieranno il potenziale delle immunoterapie per il trattamento del cancro al fegato e il fenomeno della resistenza ai farmaci nei tumori del sangue, cercheranno nuove vie per personalizzare il trattamento dei tumori del colon-retto. «I finanziamenti dell’Accelerator Award – spiega Iain Foulkes, direttore esecutivo del Dipartimento ricerca e innovazione di CRUK – getteranno le basi per un canale di comunicazione tra ricercatori europei e britannici, rafforzando il settore delle scienze della vita e permettendo alla ricerca di base di tradursi in trattamenti innovativi». L’ampia portata dell’Accelerator Award consentirà ai ricercatori di livello internazionale di istituire collaborazioni che non sarebbero state possibili senza questi fondi, di cui una parte sarà destinata alla formazione di una generazione di giovani medici e scienziati che potranno sviluppare le competenze necessarie per portare avanti questi programmi. «La ricerca oncologica – conclude Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico AIRC – deve innovare senza sosta per capire e affrontare la complessità del cancro. Ciò richiede sempre maggiori investimenti, ricerche coordinate interdisciplinari e collaborazioni internazionali perché, se il cancro non conosce confini, neppure la ricerca li deve conoscere». F.M.