Delle 500 mila gravidanze che si registrano ogni anno in Italia, 50 mila vengono “complicate” dal diabete, che può essere pre-gestazionale, ossia presente nella donna prima che questa rimanga incinta, o gestazionale (GDM) che compare nel corso della gravidanza. Nel primo caso, il problema maggiore è rappresentato dalla mancata programmazione e dalle gravidanze “a sorpresa”: una donna con diabete non controllato, che non sa di essere incinta, espone il bambino a un rischio di malformazioni dovute alla glicemia e ai farmaci assunti (come statine e ace-inibitori), 10 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Nel caso di diabete gestazionale, l’innalzamento della glicemia nella mamma può portare a un eccessivo aumento di nutrienti al feto, che predispone a tagli cesarei, parti pretermine e altre complicanze. Il GDM, inoltre, successivamente al parto, aumenta il rischio di sviluppare diabete tipo 2, perché la fisiopatologia delle due malattie è la stessa. Con l’obiettivo di favorire presso diabetologi, infermieri esperti in diabetologia, dietisti, ma anche ostetriche e ginecologi, una maggiore conoscenza di queste problematiche, l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) ha promosso il nuovo progetto formativo itinerante “Giunone 3.0. Aggiornamento su diabete e gravidanza” che a partire dall’11 gennaio, nel corso di 16 tappe, attraverserà il territorio nazionale.
«L’importanza del desiderio di maternità nella donna ci ha spinto a sviluppare un progetto formativo specifico per approfondire gli effetti del diabete sulla gravidanza, le possibili complicanze e i metodi per prevenire eventi indesiderati, pesanti in termini di costi umani e sociosanitari», spiega Domenico Mannino, presidente AMD. «I risultati di studi e ricerche sono incoraggianti: nelle donne diabetiche una gravidanza senza anomalie, complicanze e ricorso al parto cesareo è possibile. Ma serve l’impegno di tutti (équipe medica, genitori in dolce attesa) per programmare il concepimento e il controllo metabolico in modo costante e accurato, soprattutto nei primi mesi di gestazione. L’obiettivo del corso è di offrire agli operatori del team diabetologico gli strumenti più efficaci per garantire alla paziente una gravidanza serena e la nascita di un bambino sano».
«Benché già nel 1989, Oms avesse fissato l’obiettivo di rendere la gravidanza diabetica uguale a quella delle donne sane, dagli anni 2000 a oggi il diabete in gravidanza è ancora un problema aperto», sottolinea Graziano Di Cianni, tra i responsabili scientifici del progetto. «Per quanto riguarda le forme pre-gestazionali, il consiglio fondamentale da dare alle pazienti è uno: programmate la gravidanza in modo che inizi in una fase di controllo glicemico buono, scongiurando le complicanze correlate allo scompenso. Per quanto concerne il diabete gestazionale: mantenere la calma e impegnarsi in un percorso che comprende dieta, monitoraggio della glicemia, ricorso all’insulina, controlli ambulatoriali. È fondamentale, inoltre, che queste pazienti partoriscano in strutture dotate di Terapia Intensiva Neonatale, perché il bambino potrebbe andare incontro a diverse problematiche, tra cui ipoglicemia».
«Negli ultimi 20 anni la gestione della gravidanza nelle donne che hanno problemi di diabete è molto migliorata, ma ci sono ancora margini su cui lavorare», aggiunge Annunziata Lapolla, responsabile scientifica del progetto. «Ad esempio, nello screening del diabete gestazionale, che viene eseguito nel corso del secondo trimestre. Secondo le linee guida italiane, le donne con fattori di rischio, come una grave obesità, che hanno già avuto GDM alla gravidanza precedente e con alterata glicemia, dovrebbero essere sottoposte a screening già alla 14-16a settimana, per diagnosticare la patologia il prima possibile e poterla monitorare in modo rigoroso. Queste pazienti, inoltre, andrebbero seguite con particolare attenzione anche dopo il parto, per aiutarle a intervenire sui fattori correggibili ed evitare che sviluppino diabete tipo 2».
di Paola Trombetta