È stata Presidente della Liberia dal 2006 al 2018, la prima donna a rivestire questo incarico nel continente africano. Ellen Eugenia Johnson Sirleaf, chiamata affettuosamente “Mama Ellen” perché considerata la madre della nazione, è stata anche insignita del Premio Nobel per la Pace nel 2011.
I giorni scorsi è intervenuta a Roma all’evento promosso da MSD Italia “Inventing for Life – Health Summit, un appuntamento istituzionale che ha riunito clinici, rappresentanti di Istituzioni, Società scientifiche e Associazioni, per fare il punto sulle priorità della sanità globale, nella prospettiva della centralità dei pazienti e dell’equilibrio tra innovazione, ricerca e sostenibilità.
«Dalla mia personale esperienza ho imparato che il sistema sanitario mondiale è forte quando è forte il suo anello più debole», ha commentato Ellen Sirleaf. «Investire nell’assistenza sanitaria primaria di ciascun Paese è il modo migliore per individuare e fermare le epidemie locali, prima che diventino pandemie globali. Quando questo sistema primario è forte, i pazienti sviluppano relazioni di fiducia con gli operatori sanitari, che possono individuare i primi segnali premonitori delle epidemie e lanciare l’allarme quando necessario. È quanto è accaduto per l’epidemia del virus Ebola nel 2014, che ha causato 11 mila morti. La mancanza di un sistema sanitario primario e organizzato, nella regione confinante della Guinea, ha impedito che l’epidemia venisse stroncata in loco, favorendone al contrario la diffusione nei Paesi limitrofi, tra cui la Liberia, e una parte dell’Africa occidentale. La malattia fece vacillare tutta l’economia nazionale: il commercio era fermo, le scuole chiuse e i progressi ottenuti nella riduzione della mortalità materna e infantile vennero spazzati via da un giorno all’altro».
Appena eletta Presidente, nel 2006, Sirleaf aveva concentrato il suo impegno sulla ricostruzione economica del Paese, devastato da anni di guerra civile, e sui diritti delle donne e dei bambini, tra cui il diritto alla salute. La Liberia aveva allora un tasso di mortalità infantile molto elevato (67 bambini morivano ogni mille nati) e un’aspettativa di vita di soli 59 anni. Quando la guerra civile decennale che ha dilaniato il Paese si è conclusa, nel 2003, c’erano solo 50 medici in un Paese di 4 milioni di persone. Nel 2014 “Mama Ellen” ha dovuto far fronte alla gravissima epidemia di Ebola che ha colpito l’Africa Occidentale e in particolare la Liberia. Con grinta e determinazione ha affrontato la difficile situazione del suo Paese. Ha chiesto aiuti sanitari internazionali e oggi il vaccino MSD per Ebola, donato dall’azienda per uso compassionevole grazie a una partnership con l’OMS, ha contribuito a contenere le ricorrenti ondate di epidemia in Liberia e altri Paesi africani. Il governo di Ellen Sirleaf ha avviato un programma per addestrare e rendere operativi 4 mila assistenti sanitari di comunità entro il 2021: un piano audace per fornire assistenza sanitaria a quasi il 30% della popolazione liberiana, che vive in aree remote a più di un’ora di cammino da una clinica sanitaria. Ognuno di questi assistenti è addestrato per eseguire screening, somministrare farmaci, attivare misure di prevenzione e identificare i segni iniziali di possibili epidemie.
«Ci auguriamo in questo modo di riuscire a monitorare precocemente l’insorgenza di eventuali epidemie e speriamo che il caso Ebola non si ripeta più in futuro e che le future epidemie rimangano circoscritte e siano curate nel Paese di insorgenza, evitando di trasformarsi in pandemie e diffondersi a livello internazionale», puntualizza Sirleaf. Purtroppo però, dal recente rapporto della Banca Africana di Sviluppo, su 54 nazioni che compongono il Continente africano, 18 Paesi hanno raggiunto un livello medio nei settori dell’educazione e della salute: solo il 15% della spesa pubblica viene utilizzata per promuove questi settori. «In questo contesto è allora importante incrementare le partnership pubblico-privato», conclude Sirleaf, «per poter ricevere un supporto concreto per il finanziamento della salute, la formazione del personale sanitario e la possibilità di erogare servizi assistenziali di qualità».
E’ l’obiettivo condiviso da un’azienda come MSD che, tra i suoi programmi, include lo sviluppo di progetti per migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria in tutto il mondo: un impegno che porta l’azienda a investire 2 miliardi di dollari ogni anno in donazioni, attraverso programmi e partnership mirate, con le quali sono state raggiunte oltre 340 milioni di persone. Lo conferma Julie Gerberding, Executive Vice President & Chief Patient Officer, MSD, che è stata anche la prima Direttrice donna degli U.S. Centers for Disease Control and Prevention, ricoprendo il ruolo per 7 anni e contribuendo a isolare i ceppi virali responsabili dell’epidemia di Ebola dai pipistrelli nel 2007, rendendo così possibile lo studio e la produzione del vaccino.
«La nostra azienda si propone, come obiettivo globale, di garantire la salute delle persone e promuovere il benessere per tutte le età e in tutte le nazioni», conclude Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia. «Per questo collaboriamo con organizzazioni sanitarie internazionali, allo scopo di sviluppare programmi di prevenzione mirati a rispondere alle emergenze globali. La persistente inadeguatezza a livello globale nei confronti delle epidemie e la mancanza di interventi reattivi coordinati, non solo mette a rischio la salute delle persone, ma minaccia anche la nostra economia globale. Per affrontare con successo le sfide più difficili in ambito sanitario, è necessaria la cooperazione tra diverse discipline, settori e culture, che può favorire investimenti in materia di sicurezza sanitaria e per sostenere l’innovazione».
di Paola Trombetta