I medici di medicina generale hanno accolto positivamente la decisione di questi giorni del ministro della salute, Giulia Grillo, di introdurre nuovi obblighi vaccinali nel Piano nazionale per l’eliminazione di morbillo e rosolia 2019-2023, con particolare attenzione ai nati tra 1975 e 2000, oggi più difficilmente raggiunti dalle campagne pubbliche di prevenzione. Collaborando attivamente con i Centri vaccinali, i medici di medicina generale contano di riuscire a coinvolgere circa 2,5 milioni di persone, tanto più che la vaccinazione trivalente è stata resa obbligatoria per concorsi nelle Forze dell’Ordine e Vigili del Fuoco, ma anche a studenti che vogliono accedere a corsi Erasmus o iscriversi alle Società sportive. Infatti sono le fasce più piccole, i bambini, ad essere maggiormente esposte al rischio di morbillo. Così, per evitare il contagio e arrestare il trend in crescita, con numeri doppi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, come registrano le ultime stime riguardo l’epidemia morbillo, gli specialisti fanno un appello corale ai genitori e agli adulti in genere: «Vaccinatevi e vaccinate i vostri bambini». Perché le implicazioni derivanti dal morbillo potrebbero essere importanti: prime fra tutte il calo della vista e dell’udito fino, nei casi più gravi, al rischio di mortalità. Un vademecum della Sip (Società Italiana di Pediatria), attraverso l’expertise della dottoressa Leila Rotondi Aufiero della Struttura complessa di pediatria generale e malattie infettive dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, spiega in 8 punti chiave tutti i “perché, come e che cosa” del morbillo. Dall’insorgenza alla manifestazione, fino alla prevenzione e contenimento della diffusione della malattia, possibile con una vaccinazione mirata.
- Una malattia infettiva. Ma ancora non basta: nell’identikit del morbillo, occorre precisare che ha origine virale, causata dal Paramyxovirus che “familiarizza” soprattutto con i bambini (ma non sono esclusi neppure gli adulti), manifestandosi con stati febbrili acuti. È “pericoloso”? Sì, non solo per l’elevata probabilità di contagio, ma anche per le implicazioni/complicazioni che possono essere importanti.
- Il tallone di Achille. Tutte le malattie hanno un anello debole, più facilmente attaccabile. Per il morbillo sono le vie respiratorie: da qui passa il contagio della malattia. Infatti il veicolo infettivo sono proprio starnuti o colpi di tosse: riempiono l’aria di microrganismi che, viaggiando ad altissima velocità, riescono a insinuarsi facilmente nelle vie respiratorie del malcapitato, diffondendosi poi nel sangue, fino a raggiungere i linfonodi regionali. Ed ecco che il morbillo è preso e farà il suo corso. Attenzione, dunque, a persone del vostro entourage, potenzialmente infette; cercate di starne quanto più possibile alla lontana!
- Incubazione e manifestazioni. Il morbillo non arriva a spron battuto, ha bisogno almeno di una quindicina di giorni prima di manifestarsi in pienezza con febbre alta, tra i 39°-40°C, che inizia circa 10-12 giorni dopo l’esposizione al virus e che dura per 4-7 giorni. A questa si aggiungono malessere diffuso, rinite, congiuntivite, tosse. Non è tutto: potrebbero comparire anche piccole lesioni biancastre, le macchie di Köplik, sulla mucosa della bocca assumendo una caratteristica forma a grappolo qualche giorno prima dei puntini rossi. Questi, partendo dal collo, invaderanno l’intero corpo ad eccezione del palmo delle mani e della pianta dei piedi. Quanto durerà questo rush cutaneo? Fortunatamente poco, circa 5 o 6 giorni, poi via via scomparirà. Non perdetele di vista quelle macchioline, anzi avvistatele alla prima comparsa e agite subito con una terapia mirata, consigliata dal vostro medico e pediatra di riferimento!
- Arriva “in compagnia”. Purtroppo per noi il morbillo non arriva da solo, ma si fa accompagnare anche da altre manifestazioni collaterali quali diarrea, otite, polmonite. E, nei casi più gravi, anche da convulsioni o infezioni del cervello e del sistema nervoso che potrebbero mettere a repentaglio la vita, soprattutto di lattanti, donne in gravidanza, immunodepressi e anziani. Dunque, imparate a riconoscere i sintomi del morbillo e al primo sospetto andate dal medico. Soprattutto fate prevenzione, vaccinandovi!
- Una diagnosi precisa. È quella che serve anche al morbillo, come a ogni altra malattia che, in questo caso, si esegue facendo una sierologia specifica. Cioè un test sul sangue in grado di confermare oppure no la diagnosi.
- Ricovero: sì o no? Non sempre è necessario, anzi non è la norma ma è raccomandato in casi giudicati dal medico a rischio o che richiedono un attento monitoraggio così da intervenire tempestivamente contro il possibile sviluppo di complicanze.
- L’approccio terapeutico. Specifico per il morbillo ancora non c’è, tanto che la terapia più tradizionale fa uso di antipiretici, fluidi e laddove necessario di farmaci mirati all’infezione batterica o alle complicazioni in atto. In forme gravi invece si dovrebbe somministrare vitamina A, che risulterebbe particolarmente efficace per il morbillo soprattutto via aerosol o endovena.
- La prevenzione. C’è ed è importantissimo eseguirla. È un vaccino combinato, sicuro, con ridotti effetti collaterali (febbre leggera, arrossamento o rigonfiamento delle ghiandole del collo o delle guance) che, oltre al morbillo, estende la sua azione protettiva anche a parotite e rosolia. Solo di rado, dopo la somministrazione del vaccino si verificano reazioni gravi. «Effettuare la vaccinazione profilattica – conclude la dottoressa – consente di prevenire il morbillo e controllarne la diffusione, grazie anche all’attivazione dell’immunità di gregge. Un fenomeno che tutela dal rischio di contagio anche i bambini per cui esiste una controindicazione alla profilassi o figli di genitori che hanno espresso parere contrario alla vaccinazione. Dunque, le ricadute sulla protezione dell’intera collettività sono positive, limitando complicanze e decessi, i cui numeri sono ancora troppo importanti per una malattia infettiva, prevenibile ed evitabile».
di Francesca Morelli