Sono circa 200 mila, in Italia, gli asmatici gravi: di questi uno su tre ha meno di 14 anni. Complessivamente l’asma riguarda il 4,5% della popolazione (2,6 milioni di persone) ed è accompagnata spesso da una o più allergie. In caso di mancato trattamento, l’asma grave può peggiorare la qualità vita, limitando la pratica fisica, causando disturbi del sonno e assenze dal lavoro o dalla scuola, fino a richiedere, nei casi più critici, frequenti ricoveri o mettere a repentaglio la vita quando la crisi è acuta. «Si tratta di una patologia ancora non inquadrata correttamente e sottostimata – spiega il professor Francesco Blasi, ordinario di Malattie Respiratorie dell’Università degli Studi di Milano e Direttore UOC Pneumologia del Policlinico di Milano – anche a causa della diagnosi, resa piuttosto complessa da diversi fattori “confondenti” che vanno controllati, quali l’aderenza alla terapia standard, il corretto utilizzo degli inalatori e le comorbidità presenti. È necessario verificare tutti questi elementi e individuare il più precocemente possibile la malattia, al fine di restituire al paziente la terapia più adatta e, con questa, anche una buona qualità di vita».
Oggi esistono molte opportunità di cura, tra cui terapie “di precisione”, anche per queste forme gravi, di cui le più innovative sono rappresentate dai farmaci biologici, alcuni dei quali già disponibili in Italia: «Sono indicati per l’asma grave, refrattaria alla terapia inalatoria (o non adeguatamente efficace) e per l’asma eosinofilica grave – spiega il dottor Claudio Micheletto, segretario generale dell’AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri). Si tratta di farmaci con ottima tollerabilità e rapidità di azione che vanno profilati in funzione e su misura della specifica forma di asma». Fondamentale resta la prevenzione: limitare l’esposizione ad ambienti contaminati da allergeni o da fumo di sigaretta, sedentarietà e eccesso di peso.
Per monitorare l’asma grave, AAIITO e AIPO hanno creato un registro italiano (che è stato unito a quello pre-esistente della SIMRI, Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili), per raccogliere informazioni e dati sul numero di asmatici, condizioni cliniche ed efficacia dei farmaci utilizzati, così da avere una continuità di monitoraggio nel passaggio dall’età pediatrica a quella adulta, e poter “fenotipizzare” i pazienti con specifici biomarcatori utili a scegliere il farmaco di precisione più adatto alla natura dell’asma.
Ma non è tutto: l’asma allergica grave nel 40% dei casi si accompagna ad allergia alimentare, forma che colpisce cinque bambini su 100, con un picco nei primi tra anni di vita. Questa, nell’1-3% può sviluppare la reazione più severa: l’anafilassi con un rischio 10 volte superiore nel bambino rispetto all’adulto. Oggi questo evento può essere ridotto con un farmaco (omalizumab) indicato nel controllo dell’asma allergica. Lo ha dimostrato uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù su piccoli numeri (15 bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni) durato 3 anni, affetti da asma allergica grave, associata a forme complesse di allergia alimentare fino a 37 alimenti. Di questi l’80% aveva già avuto episodi di anafilassi. I ricercatori hanno effettuato il test dei livelli di reattività per 23 diversi alimenti, compresi latte, uova, grano, nocciola (tra i cibi più allergenici) prima e dopo l’inizio del trattamento con omalizumab, arrivando a positive conclusioni. Ovvero che il farmaco produce un aumento della soglia di tolleranza agli allergeni, dunque la riduzione sensibile del rischio di shock anafilattico, ma anche la diminuzione di reazioni all’ingestione accidentale di allergeni scese da 47 a 2, e la possibilità di reintrodurre in sicurezza nella dieta il 70% degli alimenti testati, con un miglioramento della qualità della vita del 40%. «Con la somministrazione del farmaco – ha concluso Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù – il bambino guadagna uno stato di tolleranza che gli permette di respirare, mangiare ed entrare in contatto con gli allergeni, anche i più pericolosi per lui, senza averne danno». Ora si proverà a valutare l’efficacia del farmaco anche in casi selezionati di allergia alimentare non associati ad asma.
di Francesca Morelli
Per il fenotipo eosinofilico è in arrivo benralizumab
Ci sono molte varianti di asma: il fenotipo eosinofilico è caratterizzato da un’elevata infiammazione, dovuta all’aumento di specifici globuli bianchi, gli eosinofili appunto, ossia cellule che causano la maggiore responsività delle vie aeree agli stimoli irritativi e che possono determinare un incremento dei sintomi dell’asma, oltre a compromettere la funzionalità polmonare e causare frequenti riacutizzazioni. Questo processo è causato soprattutto da interleuchina-5, una citochina responsabile dell’attivazione degli eosinofili. Per trattare questa forma di asma, oggi è in arrivo benralizumab, un anticorpo monoclonale dal meccanismo di azione unico: si lega infatti in modo specifico al recettore sulla superficie degli eosinofili, prevenendone l’interazione con l’interleuchina-5 (IL-5), e attrae le cellule natural killer (NK) inducendo una rapida e quasi completa disattivazione degli eosinofili già entro 24 ore dalla prima somministrazione, migliorando la funzionalità polmonare alla prima dose. «È un farmaco indicato in forme di asma grave di tipo eosinofilico – dichiara il dottor Francesco Menzella, della Struttura Complessa di Pneumologia, Arcispedale Santa Maria Nuova – Azienda USL di Reggio Emilia – soprattutto se refrattaria alle terapie standard e già trattate con cicli frequenti di cortisone orale, senza risultati significativi dal punto di vista della sintomatologia. Il farmaco oltre ad avere un’efficacia immediata sul controllo dei sintomi, nella maggior parte dei casi permette la riduzione o la sospensione completa della terapia sistemica con cortisone orale (che secondo le linee guida dovrebbe essere impiegato solo nella gestione delle crisi acute, ai minori dosaggi possibili e per brevi periodi), evitando effetti collaterali anche gravi ad essa conseguenti quali l’insorgenza di osteoporosi, diabete, obesità, ipertensione, glaucoma e insufficienza renale». Effetti registrati nel 64% dei pazienti con asma grave in trattamento cronico con cortisone orale, secondo i dati del Registro SANI (Severe Asthma Network in Italy). Grazie a farmaci biologici, come benralizumab, è possibile personalizzare la terapia in base alle caratteristiche della malattia e del paziente. «Le forme di asma grave eosinofilica – conclude Claudio Micheletto, segretario generale AIPO e direttore Unità Operativa Complessa di Pneumologia Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona – non possono essere trattate al pari di quelle lievi o moderate, ma sono meritevoli di un’attenzione diversa con percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali dedicati in centri allergologici e pneumologici, che prevedano la collaborazione fra più specialisti, in particolare pneumologo, immunologo e allergologo per gestire le possibili comorbidità presenti. “Affidarsi” a farmaci biologici, come benralizumab, per il trattamento dell’asma grave eosinofilica, permetterà al paziente di non rinunciare alla normalità della vita quotidiana e ricuperare le sue capacità e attività fisiche». F.M.