A Marta è stato asportato il collo dell’utero, a causa di un adenocarcinoma da Papilloma virus, che le ha procurato l’interruzione della gravidanza. Come Marta sono tante le giovani che hanno avuto gravi problemi a causa di questo virus, che provoca, non solo il tumore al collo dell’utero, ma anche alla vagina, alla vulva, al pene, all’ano e a livello orofaringeo. Sono oltre 6.500 i casi di cancro in un anno, riconducibili all’infezione da Papilloma Virus Umano (HPV), di cui 2.500 al collo dell’utero. La maggioranza di queste malattie potrebbero essere evitate grazie alla vaccinazione di bambini e adolescenti.
Per favorire la prevenzione e fornire ai giovanissimi corrette informazioni su questo agente cancerogeno è partita la campagna nazionale: “Ho una Storia da Raccontare … Dillo Con Parole… Nostre”, promossa dalla Fondazione “Insieme contro il Cancro”, in collaborazione con l’Associazione Italiana Malati di Cancro (AIMAC), l’Associazione Laboratorio Adolescenza e la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA). I primi risultati ottenuti sono stati presentati in occasione di un convegno nazionale alla Camera dei Deputati. La campagna è stata realizzata da due équipe di lavoro di studenti delle scuole superiori (Istituto Alberghiero Umberto di Pasca di Potenza e Liceo Classico Alessandro Manzoni di Milano) alle quali esperti di comunicazione e medici della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza hanno fornito le informazioni necessarie sui metodi e i contenuti scientifici.
La campagna si avvale anche di un sito web (www.hounastoriadaraccontare.it/) in cui sono raccolte testimonianze, scritte o video, di chi ha contratto l’infezione ed è riuscito a diagnosticarla precocemente.
«Fino all’80% delle donne sessualmente attive si infetta con l’HPV nel corso della vita e le più esposte ai rischi risultano le under 25», puntualizza la dottoressa Laura Del Campo, Direttore Aimac. «Il preservativo riduce i rischi ma non li elimina totalmente perché il virus può infettare anche la cute non protetta dal condom. Per questo abbiamo deciso di promuovere tra i più giovani una corretta cultura della salute, partendo proprio dalle scuole».
«Il Papilloma virus è il secondo agente patogeno responsabile di cancro nel mondo ed è la principale causa dei tumori al collo dell’utero, che colpisce in Italia circa 2.500 donne», precisa il professor Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro. «Risulta quindi indispensabile aderire ai programmi di screening, che consentono una diagnosi precoce dell’infezione o della lesione precancerosa. Lo strumento più efficace a disposizione contro l’HPV rimane la vaccinazione».
«Nonostante l’immunizzazione anti-HPV sia gratuita per tutti i 12enni residenti nel nostro Paese, i tassi di copertura sono ancora molto bassi e lontani dagli obiettivi che si sono prefissati le autorità sanitarie nazionali», fa notare Gabriella Pozzobon, Presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza. «Incontrando i ragazzi dei gruppi di lavoro, abbiamo riscontrato un grande interesse, sia perché hanno avuto modo di chiarirsi tanti dubbi, sia perché hanno compreso l’importanza di poter divulgare informazioni preziose ai loro pari».
«La prevenzione dei tumori HPV-correlati non interessa solo le bambine e le adolescenti», sottolinea il professor Cognetti. «Un terzo del totale delle infezioni riguarda i maschi che corrono un rischio cinque volte maggiore di contrarre il virus. A differenza delle donne, non esistono esami specifici che possano individuare precocemente l’infezione e curarla. Alcune Regioni italiane, fin dal 2015, hanno perciò deciso di ampliare l’offerta gratuita della vaccinazione anti-HPV anche ai maschi di 12 anni».
«Come rappresentante dei pazienti oncologici auspichiamo che questa scelta sia presto estesa a tutta la Penisola», conclude la dottoressa Del Campo. «La vaccinazione va eseguita prima dell’inizio dell’attività sessuale e quindi del potenziale contagio. Bisogna comunque ricordare che non è mai troppo tardi per immunizzarsi contro il virus cancerogeno. Gli adulti sessualmente attivi possono vaccinarsi volontariamente fino ai 45 anni di età, soprattutto se hanno rapporti sessuali da considerare a rischio. Con questa campagna abbiamo anche voluto contribuire a contrastare l’ingiustificata diffidenza verso i vaccini e ribadire come questi presidi sanitari siano assolutamente sicuri e in grado di evitare tante gravi patologie, tra cui persino il cancro».
di Paola Trombetta