È forse il disturbo oculare più sottovalutato, ma sicuramente il più frequente. Colpisce il 90% delle donne in menopausa e il 25% della popolazione over 50. E si accentua con il caldo estivo che favorisce l’infiammazione oculare. «Rossore, prurito, sensazione di sabbia negli occhi, fino ad avvertire un vero e proprio dolore, sono i sintomi che lo caratterizzano», spiega il dottor Giuseppe Di Meglio, del Centro Italiano Occhio Secco (CIOS). «Nelle donne in menopausa, in particolare, le variazioni dei livelli ormonali possono ridurre la naturale produzione di lacrime che lubrificano l’occhio: ecco perché l’incidenza del disturbo aumenta con l’età. Alcune terapie antidepressive, più utilizzate dalle donne, sembrano poi aumentare il problema. Così pure i farmaci ansiolitici: meno si dorme, più si utilizzano questi farmaci, e più grave diventa il problema. Se nei primi 7/8 anni dopo la menopausa, il disturbo si può controllare, dopo, l’involuzione delle ghiandole lacrimali diventa irreversibile. Per questo è importante una diagnosi precoce e soprattutto iniziare in tempo le terapie adeguate a base di acido ialuronico o lacrime artificiali».
Per individuare precocemente il disturbo è stato programmato il Mese della Prevenzione e Diagnosi della Sindrome dell’Occhio Secco, promosso dal Centro Italiano Occhio Secco (CIOS), in collaborazione con la Clinica Oculistica dell’Università dell’Insubria di Varese, sotto il patrocinio del Ministero della Salute, della Regione Lombardia, del Comune di Milano e della Società Italiana di Oftalmologia (SOI). Da oggi e fino al 14 giugno un’équipe di specialisti, in diversi Centri di eccellenza universitari e ospedalieri su tutto il territorio nazionale, saranno a disposizione per una visita gratuita e una serie di esami diagnostici, per rilevare anomalie nel sistema lacrimale e suggerire le opportune terapie. Lo screening verrà eseguito solo nei Centri aderenti all’iniziativa, prenotando le visite dal sito www.centroitalianoocchiosecco.it. Un’opportunità da non perdere, soprattutto prima dell’estate quando il caldo, appunto, potrebbe favorire la secchezza oculare.
Uno studio recente del National Eye Institute, la società scientifica americana di oftalmologia, ha confermato che in presenza di clima secco e temperature elevate i sintomi dell’occhio secco si aggravano. Il modello di questa indagine è stato applicato alle condizioni climatiche del territorio americano e dall’analisi dei dati è emerso un aumento esponenziale dell’insorgenza della patologia negli ultimi vent’anni. Un’evidenza scientifica già registrata dal Global Change Research. «Anche in Italia, con le ondate di caldo torrido delle ultime estati, questo disturbo è in deciso aumento nei mesi estivi, in particolare nelle persone più avanti con gli anni», ha puntualizzato il professor Claudio Azzolini, direttore della Clinica oculistica dell’Università dell’Insubria, Varese. «A peggiorare la situazione, l’uso continuo di monitor del computer, smartphone, in ambienti chiusi dove sono attivi i condizionatori d’aria, i cui filtri non sempre vengono puliti adeguatamente. Il rischio è quello di accentuare la secchezza dell’aria che peggiora l’evaporazione del film lacrimale».
«Dalle evidenze cliniche degli ultimi decenni abbiamo registrato un netto aumento di questa problematica anche nei pazienti che si sottopongono alla chirurgia refrattiva o a interventi alla cataratta, soprattutto donne, che hanno sempre più problemi di occhio secco», ha puntualizzato Lucio Buratto, direttore scientifico del CIOS, Centro Italiano Occhio Secco. «Lo stesso vale per chi soffre di glaucoma e soprattutto in presenza di patologia diabetica. Per questo, prima di un intervento chirurgico, sottoponiamo i pazienti a trattamenti con luce pulsata per stimolare le ghiandole di Meibomio a riprendere il normale funzionamento di produzione del film lacrimale. Tra le terapie più utilizzate per l’occhio secco, le lacrime artificiali: si tratta di colliri a base di sostanze ad azione detergente e lubrificante. Più efficaci sono i “sostituti lacrimali biologici” che agiscono anche sulla proliferazione delle cellule epiteliali corneali. Nei casi più gravi, si può ricorrere all’uso di colliri a base di corticosteroidi (tetracicline) e, novità della ricerca più recente, la ciclosporina in collirio, con una spiccata attività anti-infiammatoria».
di Paola Trombetta