“In famiglia all’improvviso. Combattiamo insieme il tumore al polmone”

«Mio padre ha avuto un tumore al polmone 35 anni fa. E ora stiamo vivendo la stessa situazione con mio fratello. Ma non ci diamo per vinti: tutta la famiglia è unita! E le nuove possibilità terapeutiche ci danno speranza. La diagnosi di tumore ti stravolge comunque la vita. Non solo di chi ne è colpito, ma di tutta la famiglia, che deve confrontarsi con nuovi ritmi e priorità. A maggior ragione quando si tratta di tumore al polmone, tra i primi per diffusione e uno dei principali “big killer”». E’ Anna Maria Mancuso, presidente di Salute Donna Onlus, a parlare della sua esperienza di tumore e di quella dei suoi cari. Un percorso che accomuna tante famiglie che, come la sua, “convivono” con un tumore. Per loro, per trasmettere un messaggio di incoraggiamento, è stato realizzato il progetto di una web-fiction, in dieci episodi: “In famiglia all’improvviso. Combattiamo insieme il tumore del polmone”: promosso da Salute Donna e Salute Uomo Onlus e WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe Onlus, con il supporto non condizionato di MSD Italia, la fiction è stata presentata in anteprima nazionale al Cinema Anteo di Milano, per la regia di Christian Marazziti (da oggi online su: www.infamigliaallimprovviso.it).

La fiction introduce una nuova prospettiva: non vuole dare il solito messaggio di prevenzione sui fattori di rischio come il tabacco, ma si propone di raccontare nel dettaglio il percorso che attende paziente e familiari, nel quale si sono aperti nuovi scenari. La possibilità di identificare il profilo molecolare del tumore permette oggi di assicurare la terapia più appropriata per ciascun paziente, migliorandone le prospettive e restituendo speranza. Il percorso proposto dalla campagna, ricalcato sull’esperienza reale di pazienti, familiari e caregiver, si articola in sei tappe: sospetto diagnostico, diagnosi e tipizzazione, terapia, convivere con la malattia, diritti del paziente, supporto psicologico.

«Sino ad oggi l’attenzione si è concentrata sulla prevenzione, in particolare sulla lotta contro il fumo», dichiara Annamaria Mancuso, Presidente di Salute Donna Onlus e Salute Uomo Onlus. «Attualmente sul tumore del polmone si sa molto più che in passato, le conoscenze sono cresciute sebbene rimanga una forma molto grave e complessa. È questo uno dei motivi che ci hanno convinto a spostare il focus sull’esperienza di malattia: iniziative come questa hanno un ruolo importante nell’informare i pazienti e tutta la popolazione. La vera novità della web fiction è che testimonia da dentro il vissuto della persona malata e della famiglia travolta all’improvviso dalla comparsa del tumore».

In termini di incidenza, il tumore del polmone è il terzo più frequente nella popolazione italiana, con circa 41.500 nuovi casi ogni anno (dato AIRTUM-AIOM 2018), e rappresenta ancora la prima causa di morte per neoplasia negli uomini e la terza nelle donne. Il percorso diagnostico e terapeutico del tumore del polmone in questi ultimi anni ha conosciuto un’ importante evoluzione. Il punto di svolta è la possibilità di identificare, attraverso test molecolari, il profilo genetico di ciascun tumore, ovvero le mutazioni specifiche che permettono di “personalizzare” la terapia.

«L’introduzione di terapie a bersaglio molecolare e dell’immunoterapia ha modificato in maniera radicale le aspettative di vita delle persone affette da tumore polmonare», spiega Silvia Novello, Professore ordinario Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Responsabile Oncologia Polmonare, AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano e Presidente WALCE Onlus. «Questi approcci innovativi hanno migliorato in modo significativo anche la qualità di vita dei pazienti. I test molecolari sono fondamentali per identificare il tipo di tumore e poter definire la migliore strategia terapeutica. Per questo motivo l’accesso ai test e la loro tempestiva esecuzione andrebbero garantiti in modo uniforme su tutto il territorio». Negli ultimi anni il trattamento del tumore del polmone ha fatto registrare un importante successo, grazie all’avvento dell’immunoterapia, che sta aprendo prospettive fino a oggi insperate per un numero crescente di pazienti.

«La cura del tumore del polmone nel 2019 ha tantissime possibilità che offrono una significativa probabilità di allungare la vita e di migliorarla, ma per ottenere questi risultati le terapie devono essere personalizzate al massimo e mirate a un preciso tipo di tumore polmonare», spiega Marina Chiara Garassino, Responsabile Struttura di Oncologia Toracica, Dipartimento di Oncologia Medica, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «I pazienti con PD-L1 positivo (>50%) e che non hanno alterazioni molecolari, vengono trattati con immunoterapia, mentre i pazienti PD-L1 con valore inferiore al 50% ricevono un trattamento chemioterapico, nell’attesa che diventino disponibili gli schemi di chemioterapia e immunoterapia».

La gestione di un paziente che riceve una diagnosi di carcinoma del polmone richiede il coinvolgimento di molti specialisti. All’interno del team un ruolo chiave è quello dello psiconcologo, per offrire supporto psicologico al paziente, ma anche ai familiari e al caregiver. «Lo psiconcologo collabora e si integra con tutte le figure professionali del team multidisciplinare», sottolinea Chiara Borreani, Psicologa, Responsabile Struttura di Psicologia Clinica, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «Il suo ruolo non è rivolto solo a sostenere il paziente dal punto di vista psicologico, ma anche a creare i presupposti affinché la comunicazione di tutto lo staff sanitario nei confronti del paziente sia adeguata. Lo psiconcologo valuta la situazione emotiva del paziente per capire quali sono i bisogni reali suoi e della famiglia e adattare di conseguenza la comunicazione e gli interventi terapeutici». Per fare informazione sul tumore del polmone e i progressi della ricerca da oggi è online la pagina web www.infamigliaallimprovviso.it che, oltre a ospitare con cadenza settimanale i dieci episodi della fiction, fornirà informazioni e approfondimenti sulle sei tappe del percorso diagnostico-terapeutico. Un calendario di incontri aperti al pubblico con la partecipazione di specialisti, associazioni dei pazienti, istituzioni divulgherà informazioni sul tumore del polmone e i messaggi chiave della campagna in diverse regioni italiane: saranno coinvolte la Puglia il 9 ottobre, le Marche il 14 novembre e il Piemonte il 5 dicembre.

di Paola Trombetta

Doppio screening per una diagnosi sempre più precoce

La sigaretta è un fattore predisponente allo sviluppo di un tumore polmonare, eppure non sempre “accende” la malattia. Né tutti i fumatori, anche quelli pesanti, sono destinati “per forza” ad ammalarsi. Questa tesi, fino a poco tempo fa solo un’ipotesi di un gruppo di ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT), è stata oggi confermata dallo studio “bioMILD”, finanziato da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. Questo avrebbe dimostrato un doppio valore aggiunto: da una lato avere identificato “strumenti” diagnostici, tra cui l’uso combinato della Tac spirale toracica a basso dosaggio di radiazioni (LDCT) e la ricerca nel sangue di piccolissime molecole specifiche (microRNA) rilasciate precocemente dall’organo aggredito dalla malattia e dal sistema immunitario, per identificare pazienti a rischio; dall’altro aver delineato una via per “standardizzare” su questi soggetti programmi di screening mirati a diagnosi sempre più precoci. Aumentando così le probabilità di cura e guarigione. Lo studio bioMILD ha coinvolto circa 4.000 persone, di cui 70% forti fumatori, sottoposti alle due analisi combinate. Il 58% di partecipanti erano negativi a entrambi i controlli, classificati a basso rischio di tumore del polmone; 37% positivo a uno dei due esami, con un rischio medio di malattia; 5% positivo a entrambi i test, di conseguenza con un rischio molto alto di ammalarsi. «I risultati dello studio bioMILD – ha dichiarato Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’INT – consentono di costituire le basi per l’avvio di programmi di controllo mirati per la diagnosi precoce del tumore al polmone: una svolta che apre la strada a una metodologia di screening avanzato per i forti fumatori non ancora prevista». Una prima indicazione di validità di questo percorso diagnostico era già arrivata dal precedente studio MILD (Multicenter Italian Lung Detection), in cui si è visto che uno screening prolungato (dieci anni in questo studio), è stato in grado di ridurre la mortalità per tumore polmonare del 39%. «Anche la nostra ipotesi di partenza, ovvero che il rischio di ammalare di tumore al polmone non fosse uguale per tutti i forti fumatori – aggiunge Ugo Pastorino, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica di INT  – è stata avvalorata. Così, sulla base dei risultati di TAC e miRNA per la prima volta abbiamo potuto profilare il rischio di malattia, ma anche definire che, a parità di esposizione, può essere differente da paziente a paziente. Questa informazione consentirà, partendo dalla disassuefazione dal fumo, di mettere a punto programmi di prevenzione personalizzati in base alla fascia di rischio, con ricadute positive sulla riduzione del numero di TAC di controllo, rivedendo a distanza di tre anni i pazienti a basso rischio, ed evitando cure o interventi inutili, a vantaggio del paziente che verrà sottoposto solo a un controllo annuale».  F.M.

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