«Ho avuto il tumore al seno a 31 anni, con un bimbo di un anno e mezzo. La mia principale preoccupazione era lui: temevo di non poterlo veder crescere. Intervento chirurgico di mastectomia totale, prima, e terapia ormonale, poi. Ma dopo tre anni sono piombata di nuovo nel baratro: durante un controllo di routine, sono emerse alcune metastasi al polmone, alla teca cranica e al cervelletto. Per fortuna sono stata curata in un centro d’avanguardia, l’IRCSS di Meldola, vicino a Forlì, dove mi hanno somministrato i nuovi farmaci a bersaglio molecolare che hanno ridotto le metastasi. Con l’aggiunta della chemio e della radioterapia, oggi le lesioni sono completamente scomparse e la malattia è in totale remissione. Poiché sono risultata portatrice della mutazione BRCA2, ho deciso di farmi asportare anche le ovaie. Da due anni mi sono avvicinata all’Associazione Europa Donna. Mi sono chiesta cosa potevo fare per gli altri: raccontando la mia testimonianza, che per fortuna ha avuto un esito favorevole, spero di incoraggiare e dare fiducia alle altre donne che ricevono la diagnosi di tumore al seno metastatico. E dalla mia storia è nata anche una canzone».
Come Chiara, sono 37 mila le donne in Italia che hanno questo tipo di tumore. Da molte delle loro storie, più di 200 giovani cantanti si sono ispirati per scrivere una canzone che è stata presentata al concorso “Play! Storie che cantano”, nell’ambito della Campagna “Voltati, Guarda, Ascolta”, promossa da Pfizer, con il patrocinio di Fondazione AIOM, in collaborazione con Europa Donna e Susan G. Komen Italia. La serata finale è in programma il 10 ottobre, presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma, dove sarà proclamato il vincitore. Madrina dell’evento, Noemi, che si esibirà insieme ad altre star: Francesco Sarcina de “Le Vibrazioni”, Roy Paci, Diodato, Enrico Nigiotti, Bianca Atzei. Il vincitore sarà premiato con la pubblicazione di un singolo promosso da iMean Music Publishing and Management, distribuito sulle piattaforme nazionali e internazionali di The Saifam Group.
«Mi sono resa conto che la musica è in grado di raccontare le storie di queste coraggiosissime donne, e allo stesso tempo fortificarle», dice Noemi. «Vedere le loro esperienze trasformate in musica le renderà orgogliose e darà loro la forza necessaria: gli artisti hanno saputo cogliere con grande intensità e passione tutte le sfumature emerse dai racconti delle pazienti. Temevo che componessero pezzi difficili e troppo seri. Invece hanno ideato canzoni piacevoli da ascoltare, che sprigionano tanta grinta e voglia di cambiare».
Obiettivi della Campagna? «Rompere il silenzio che circonda il tumore al seno metastatico; ribadire l’importanza di garantire a tutte le pazienti il diritto alla migliore qualità di vita; favorire l’accesso alle migliori terapie innovative oggi disponibili, la continuità o il reinserimento lavorativo», puntualizza Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna. «E sono anche gli obiettivi che hanno spinto Europa Donna a sostenere il Disegno di Legge, che sarà presentato il 10 ottobre alla Camera dei Deputati dall’onorevole Doriana Sarli, dove sono state sintetizzate sette priorità: istituire la Giornata nazionale del tumore al seno metastatico (13 ottobre); un percorso specifico nelle Breast Unit; accesso agevolato agli esami; team dedicati multispecialistici; inserimento della figura dello psiconcologo nelle Breast Unit; informazione sui trial clinici; invalidità civile per le donne con tumore metastatico».
Alla tutela della qualità di vita, si aggiunge la scoperta di terapie sempre più efficaci. Occorre riconoscere che la ricerca scientifica ha compiuto grandi passi avanti nella conoscenza delle caratteristiche biologiche e molecolari del tumore della mammella avanzato e anche per le pazienti con questa grave patologia si aprono nuove prospettive terapeutiche.
«Oggi stiamo affinando la caratterizzazione del tumore al seno metastatico», spiega Giampaolo Tortora, Professore Ordinario e Direttore di Oncologia Medica, Policlinico Universitario Gemelli di Roma. «Stiamo imparando a riconoscere e separare l’aspetto clinico, cioè dove è situata la malattia, dall’aspetto biologico e molecolare riferito a quale tipo di malattia stiamo considerando. In tutte le tipologie di tumore, comunque, si stanno registrando risultati importanti: nei tumori mammari che esprimono i recettori ormonali, in quelli che hanno alcuni recettori di fattori di crescita, come HER-2 e anche nei tumori cosiddetti tripli negativi, che non hanno né il recettore degli estrogeni, né quello del progesterone e nemmeno il recettore del fattore di crescita. In questi casi si è rivelata estremamente efficace l’immunoterapia, in grado di bloccare o rallentare la progressione della malattia, garantendo una buona qualità di vita».
Per info sulla Campagna: www.voltatiguardaascolta.it/partecipa-a-play/
di Paola Trombetta
Perché le cellule del carcinoma duttale mammario formano metastasi
La capacità di un tumore di diffondersi, invadere altri tessuti e, dunque, di formare metastasi potrebbe dipendere dal “passaggio” da uno stato solido a uno più fluido. L’ipotesi arriva da uno studio finanziato da AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) condotto da un gruppo di ricercatori milanesi che fa capo a IFOM (Istituto di Oncologia Molecolare) guidati da Giorgio Scita, capo dell’unità di ricerca “Meccanismi di ricerca delle cellule tumorali” e professore di Patologia Generale all’Università degli Studi di Milano, con la supervisione di Roberto Cerbino, professore di Fisica Applicata. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Materials, avrebbe identificato alcuni specifici meccanismi molecolari che consentono al carcinoma intraduttale mammario (DCIS), forma tumorale tra le più diffuse con il 20% di tutte le diagnosi, la capacità di acquisire proprietà invasive. «Questo tumore – spiega Giorgio Scita – è caratterizzato dall’insorgenza di lesioni primarie all’interno del dotto mammario, dove la forte compressione da parte del tessuto esterno le “impacchetta e immobilizza”. Di tutti i DCIS, circa il 70% rimane indolente, incapace cioè di formare metastasi, mentre il restante 30% sviluppa caratteristiche fluide che permettono al tumore di superare i confini che lo limitano, facilitandone la plasticità e il movimento che vengono sfruttati dalle cellule tumorali per invadere altre parti dell’organismo». Il potenziale di metastatizzazione sembra dipendere anche dall’azione una specifica proteina – la RAB5A – capace di indurre la fluidificazione di un tessuto di cellule epiteliali dense. «Partendo da questa considerazione – precisano Andrea Palamidessi, Chiara Malinverno e Emanuela Frittoli, autori dell’articolo – abbiamo ingegnerizzato cellule di ghiandola mammaria, in modo da elevare il livello della proteina RAB5A, molto espressa nei tumori più aggressivi della mammella, potendo così osservare che questa semplice manipolazione è sufficiente a risvegliare la motilità cellulare e permettere l’acquisizione di movimenti fluidi e scorrevoli». Ora la sfida è capire se esiste una correlazione tra la forma della cellula e il potenziale invasivo e individuare così il 30% di carcinomi duttali mammari che possono provocare metastasi e somministrare terapie più mirate per donne colpite da questa forma di tumore mammario. F.M.