«Ho vissuto il dramma della meningite B nel 2007. Mia figlia Alessia, 18 mesi, una sera ebbe sintomi di tipo febbrile: pensando si trattasse di influenza, mi premurai di somministrarle subito un antipiretico. La mattina dopo però notai sulla pelle delle ecchimosi che presto si diffusero su tutto il corpo: la corsa al Pronto Soccorso e lo sgomento della pediatra che aveva intuito subito il problema. Alle 10 del mattino mia figlia aveva cessato di vivere a causa di un’infezione acuta da meningococco B. All’epoca non esisteva il vaccino e qualche mese più tardi decisi di fondare l’Associazione “Alessia e i suoi Angeli” per sensibilizzare i genitori su questa malattia subdola, senza sintomi specifici, ma mortale». È il racconto di Amelia Vitiello, mamma di Alessia che, con un gruppo di genitori, ha costituito il Comitato Nazionale contro la Meningite (Liberi dalla Meningite) e in questi giorni ha aderito alla Campagna MissingB con uno spot che verrà trasmesso in TV, sui social e sui giornali, per informare sui rischi della meningite. L’iniziativa, sostenuta su scala mondiale da GSK, è realizzata con l’autorizzazione del Ministero della Salute e il patrocinio del Comitato Nazionale contro la Meningite (Liberi dalla Meningite), SIP (Società Italiana di Pediatria), SITI (Società Italiana di igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica), FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), WFPHA (World Federation of Public Health Associations).
«Non posso concepire che ancora oggi molti genitori chiamino la nostra associazione per chiederci se il vaccino fatto dieci anni fa sia ancora attivo: all’epoca infatti il vaccino contro la meningite B non esisteva, essendo entrato nell’uso clinico nel 2014. Oggi non ci sono più scuse: i genitori non possono ignorarne l’esistenza e non sottoporre i figli alla vaccinazione, per consentire loro di vivere in salute», conclude Amelia. Tre genitori italiani su 4 temono l’infezione da meningococco B e uno su 2 si dice preoccupato del rischio. Ma si sa ancora poco sulle possibilità di prevenzione. Per questo la Campagna, con un video dove protagonisti sono alcuni bambini sopravvissuti alla meningite, punterà a far riflettere i genitori sulle opportunità di proteggere i più piccoli con questa vaccinazione. «È importante verificare di aver ricevuto il completo ciclo di vaccinazioni della meningite, quindi non solo per i ceppi A, C, W, Y ma anche dal MenB di cui molte persone non conoscono l’esistenza e il pericolo rappresentato», raccomanda il professor Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP). «La vaccinazione contro il meningococco B rappresenta una necessità epidemiologica, ma anche etica e comunicativa. Ogni anno in Italia più di mille persone contraggono la meningite, di cui la metà viene colpita da meningite meningococcica. In particolare il sierogruppo B, molto aggressivo e con altissima letalità, è responsabile dell’80% dei casi di meningite pediatrica, con la massima incidenza nel primo anno di vita. Più di un bambino su 10 sopravvissuto all’infezione, perde l’uso degli arti o è colpito da disabilità neurologica. Un bambino su 3 presenta problematiche cognitive, fisiche e psicologiche.
Da un’indagine on-line condotta lo scorso ottobre da Publicis Spine, su un campione di 1007 genitori con figli tra 0 e 15 anni, emerge che tre mamme e papà su 4 ritengono che la meningite sia un problema grave e che almeno uno su 2 si dice molto preoccupato del rischio per il proprio figlio. A porre sul tavolo il problema dell’infezione da meningococco B sono soprattutto la televisione (78 % del totale), seguita dai medici (68 %), amici e conoscenti (53 %). Quando però i genitori si muovono per ottenere informazioni specifiche il referente primo è il pediatra (in tre casi su 4 e con percentuali superiore all’80 % quando si tratta di bimbi da 0 a 6 anni), seguito dal medico di medicina generale (59 %) e dall’informazione che viaggia online (43 %).
L’analisi della campagna informativa “MissingB” da parte dei genitori rivela che nell’85 % dei casi l’iniziativa appare adatta a raccontare il problema. Che ci sia bisogno di una “scossa” informativa, proprio attraverso le immagini di bimbi, è peraltro dimostrato da una ricerca condotta all’inizio del 2019 su 3600 genitori di bambini tra i 2 e i 10 mesi in diversi Paesi, Italia compresa. L’indagine ha dimostrato che una persona su 2 non conosce lo stato vaccinale nei confronti del meningococco del figlio, che il 60 % dei soggetti non è informato sul fatto che esistono differenti sierotipi dei batteri. Come se non bastasse, due su 3 non sanno che i bambini vaccinati nei confronti di specifici tipi di meningococco potrebbero non risultare protetti dalla meningite B e tre su 4 non sono a conoscenza del fatto che il meningococco B è il più comune tipo di batterio circolante. «Non è accettabile che un genitore non sappia che esiste un vaccino contro il meningococco B della meningite», fa notare Paolo Biasci, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP). «In alcune Regioni sono stati proposti calendari vaccinali che la includono tra le vaccinazioni consigliate. Occorre parlare di questa vaccinazione fin dalla gravidanza per sensibilizzare soprattutto le mamme. E per arrivare, magari tra cinque anni, a una copertura vaccinale del 90%, direi che sia necessario introdurre l’obbligo vaccinale».
di Paola Trombetta