Continuano i timori per la piccola di 8 anni, nipote del primo paziente di Limena (Padova) risultato positivo al Coronavirus, dopo essere stato colpito da crisi respiratoria mentre era dal medico. A due settimane dal contagio da parte del nonno, il secondo tampone ha dato un risultato positivo: la piccola è ancora “infettata”. Così salgono le preoccupazioni anche per tutti i bambini, circa una cinquantina, con malattia accertata. Preoccupazione aggravata dalla quotidianità “chiusa” fra le mura domestiche e dunque dalla maggiore possibilità di convivenza con adulti: genitori, nonni, altre figure tutoriali, potenziali veicoli di vicendevole contagio. Casi pediatrici, dicono gli esperti, comunque attesi, e non straordinari: «Già dall’epidemia cinese – spiega Susanna Esposito, presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) e Professore Ordinario di Pediatria all’Università di Parma – vi è evidenza che i bambini hanno la stessa probabilità degli adulti di essere infettati dal Coronavirus, ma quello che cambia sono le manifestazioni cliniche, sensibilmente inferiori in termine di gravità, per una minore risposta infiammatoria rispetto all’adulto e soprattutto all’anziano. Oltre a questo, un ulteriore elemento positivo si associa alla chiusura delle scuole, che ha determinato un crollo della patologia pediatrica per le minori possibilità di trasmissione di infezione da bambino a bambino e quindi un contenimento della diffusione del virus. A comprova, il fatto che tutti i casi pediatrici positivi italiani non hanno suscitato preoccupazione di gestione clinica ed erano riferibili alla trasmissione da genitore infetto».
Maggiori difficoltà presenta invece la gestione del bambino positivo, soprattutto nel caso in cui i genitori siano ricoverati, lasciati all’eventuale tutela dei nonni, notoriamente soggetti più a rischio di contagio, che richiedono un isolamento cautelativo. Per frenare più rapidamente l’epidemia, occorrerebbe mettere in atto misure di prevenzione e diagnosi precoce: «In tutti i soggetti con sintomi respiratori di qualunque età – aggiunge Esposito – bisognerebbe ricercare Covid-19, sul modello di quanto attuato in Veneto dove i tamponi sono stati eseguiti anche su soggetti asintomatici mentre, al momento, il virus è cercato soltanto nei soggetti sintomatici, che riferiscono di aver avuto contatti con soggetti positivi con il rischio di continuare a fare circolare il virus». Un’ azione a tutela di tutti, compresi i bambini, verso cui si devono attuare le stesse 6 misure di salvaguardia individuale raccomandate agli adulti, come ribadito anche da un Board di esperti e di pediatri in generale che consigliano di insegnare queste azioni come in un gioco. Ad esempio, insegnare ai bambini a lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 1 minuto cantando due volte “tanti auguri a te” e ricordarsi di chiudere il rubinetto dell’acqua con un fazzolettino di carta; spiegare al bambino l’importanza di non toccare occhi, naso e bocca con le mani non lavate; stare a distanza da persone che soffrono di tosse, raffreddore o mal di gola e un metro da tutti; evitare abbracci e strette di mano anche fra amichetti; non farsi baciare da nessuno (meglio neanche da mamma e papà); insegnare a mantenere le distanze; educarli a starnutire o tossire in un fazzoletto, evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie e nel caso in cui si sporchino le mani, mandarli di corsa a lavarle con acqua e sapone; spiegare loro l’importanza dell’uso personale delle cose, soprattutto bottiglie, bicchieri e posate, senza cederli o scambiarli con nessuno. I grandi, dicono i pediatri, devono invece prestare più cura all’igiene degli oggetti toccati dai bambini. È bene: pulire le superfici dove giocano o studiano con disinfettanti a base di alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all’1% (candeggina); pulire accuratamente gli smartphone almeno una volta al giorno con un panno morbido e le cover con normali prodotti detergenti; evitare di passare di mano il telefonino durante una chiamata o di farli utilizzare da altre persone, anche della stessa famiglia, contemporaneamente.
Come gestire il tempo libero e la vicinanza dei bambini? Meglio #restareacasa: anche la passeggiata al parco (in quelli rimasti aperti) non è consigliabile, soprattutto se ci sono altri bambini o adulti. Per gestire al meglio queste “limitazioni”, è importante spiegare ai bambini, in modo adeguato all’età, ciò che sta avvenendo: non ricevere spiegazioni dagli adulti potrebbe generare un’ansia e una tensione maggiori di quelle percepite e comunque superiori a quelle gestibili con una corretta informazione, mettendoli così anche nelle condizioni di accettare la domiciliazione forzata. Nell’arco della giornata si dovrebbero prevedere attività coordinate: lezioni online da seguire con gli insegnanti, compiti da fare, letture, ascoltare musica, giocare, anche inventando giochi nuovi con tappi di sughero, scatole di cartone, spaghi, carta colorata, colla, plastilina. Si può guardare dalla finestra e commentare ciò che si vede e che non si vede; si può usare correttamente il cellulare per chiamare l’amico della scuola. «L’unica problematica – conclude Esposito – esiste in caso ci sia un genitore positivo a domicilio, che va isolato e di conseguenza anche il bambino: il rischio di trasmissione è elevato, e se genitori e nonni sono stati a contatto con soggetti positivi, va verificata questa eventualità anche in caso siano asintomatici».
di Francesca Morelli