È finalmente partita la fase 2 che comporta la convivenza con il virus in una nuova normalità. Si avvicina anche la stagione dei centri estivi, per la gioia di mamme e bambini. Ma con quali regole? «In realtà a noi pediatri compete solo l’obbligo di produrre un certificato di “assenza di malattie contagiose e diffusive” per i bambini che frequenteranno i centri estivi», fa notare Paolo Biasci, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri. «Una decisione che è stata presa da un gruppo di lavoro formato da Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Ministeri Istruzione, Salute, Famiglia e Lavoro che hanno definito in questi giorni le norme che regolano gli accessi nei centri estivi, entrando nello specifico di attività proprie dei pediatri di famiglia che in tale gruppo non sono rappresentati. Vorremmo invece poter prescrivere i tamponi e somministrare i vaccini ai bambini, come già avviene in alcune Regioni. E questo sarebbe importante per tracciare i contagi, monitorare i cluster familiari, individuare nuovi focolai ed evitare il riaccendersi dell’epidemia». Per questo la Federazione Medici Pediatri propone la diffusione di un Vademecum che consenta a tutti i pediatri di prescrivere tamponi e somministrare vaccini ai bambini.
«Abbiamo rimodulato la nostra attività professionale mettendo in campo protocolli di prevenzione dei contagi, adozione di modelli organizzativi per l’accesso allo studio, permanenza nelle sale di aspetto e di visita, applicazione del triage telefonico, utilizzo di adeguati dispositivi di protezione individuale e sanificazione degli ambienti», conferma Mattia Doria, segretario nazionale alle Attività scientifiche ed etiche della FIMP. «È tutto contenuto nel nostro Vademecum, da oggi a disposizione di oltre 5 mila pediatri di famiglia. Un volume di 50 pagine in cui si trovano anche indicazioni sulla gestione del caso sospetto, del neonato figlio di madre con Covid-19 e alcune condizioni particolari, rilevate in questo periodo, come l’Erythema pernio-like, un eritema cutaneo che sembra essere riconducibile all’infezione da Covid-19 e la sindrome di Kawasaki che provoca gonfiori e arrossamenti generalizzati».
«In questi mesi abbiamo sviluppato numerosi documenti, ripresi in diverse occasioni dal Ministero della Salute», aggiunge Biasci. «Ci auguriamo che la collaborazione avviata possa proseguire per esempio sulla campagna vaccinale per l’influenza stagionale: questo è il momento in cui si decidono i quantitativi di dosi di cui disporremo in autunno. Dobbiamo guardare alla Fase 3, immaginando che una nuova ondata di Covid-19 possa non essere clinicamente distinguibile dall’influenza stagionale. Il virus influenzale nella fascia d’età 0–14 anni (la più colpita) ha un’incidenza del 26% (con una forbice che va dal 12 al 40%). Crediamo sia opportuno praticare la vaccinazione anti-influenzale nei bambini a rischio e in quelli sani fino a 6 anni. Sempre pensando a una difficoltà di diagnosi differenziale, sarebbe opportuno mantenere anche la protezione contro il Rotavirus, data la possibile presentazione clinica del Covid-19 con manifestazioni gastroenteriche. Quanto alle normali scadenze vaccinali, ripartiamo da queste, dagli screening e dai bilanci di salute per recuperare il tempo perduto. Eviteremo molti spostamenti della popolazione e limiteremo gli accessi nei nostri studi, alleggerendo il lavoro dei centri vaccinali regionali se queste attività potessero essere eseguite nei nostri studi. Il vaccino per il Covid-19 non c’è ancora. Ma per tanti altri virus, sì. Evitiamo allora di aggiungere a nuove malattie, vecchie epidemie come il morbillo o la rosolia».
«L’attuale emergenza epidemica ci ha portato inoltre a rivalutare un uso estensivo e accurato del triage telefonico, che da oggi in poi potrà essere utilizzato anche in altre situazioni di emergenza sanitaria, in ambiti territorialmente disagiati o difficilmente raggiungibili», puntualizza Biasci. «Resta centrale la continuità delle cure basata sul rapporto fiduciario che prevede già oggi il contatto telefonico per consulenze e monitoraggio di condizioni acute. Nel nostro Vademecum l’assistenza a distanza va oltre il triage telefonico e prevede una valutazione in tele-visita. Stiamo lavorando sulle prospettive della telemedicina, con un approccio sulla formazione del pediatra, sia tecnica che scientifica e sulla dotazione di strumentazione ad hoc anche da parte delle famiglie».
Un tema caldo in questi giorni è anche l’uso dei Dispositivi di protezione individuale. «Dobbiamo proteggere i bambini, insegnando loro a indossare le mascherine, anche per tutelare il mondo di relazioni sociali che ruota intorno a loro. Il rischio che siano gli untori di domani e che, una volta riaperte le scuole, si riaccendano nuovi focolai, è molto alto. Su questo tema», conclude Biasci, «abbiamo preparato un poster per genitori e figli, per riprendere con gradualità ma in sicurezza la vita sociale, con tutte le precauzioni del caso, indispensabili ad esempio per andare a trovare i nonni».
di Paola Trombetta