Non c’è estate, giorno o notte che tengano. Chi soffre di emicrania ne subisce dolori, limitazioni e implicazioni ogni giorno della propria vita, soprattutto se l’emicrania è cronica e refrattaria alle terapie. Con un impoverimento della qualità della vita: personale, professionale, di relazione e del tempo libero. Un panorama che sta per cambiare. È stata infatti approvata da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e da poco introdotta in Italia, una nuova molecola che ha dimostrato ottima efficacia, sia nelle forme di emicrania episodiche, che in quelle croniche, refrattarie ad almeno tre precedenti terapie, rapidità di azione e un elevato profilo di sicurezza. «Si chiama galcanezumab – dichiara Pierangelo Geppetti, Presidente SISC (Società Italiana per lo Studio delle Cefalee) – ed è un anticorpo monoclonale anti-CGRP: con un meccanismo d’azione molto selettivo e specifico, blocca l’attività di un neuropeptide correlato al gene della calcitonina, responsabile del dolore emicranico e dei sintomi che lo accompagnano».
La nuova molecola ha svariati vantaggi: è di facile impiego, con una dose sottocute una volta al mese, per una migliore aderenza alla terapia rispetto alla compressa da prendere tutti i giorni; ha un basso tasso di interruzione, inferiore al 5% contro il 40% di abbandono da altri farmaci dopo 4 mesi di cura; dà benefici immediati, evidenti già dopo una paio di settimane dall’inizio del trattamento. Vantaggi attestati anche da studi scientifici dedicati, che evidenziano la riduzione superiore al 50% degli attacchi emicranici in pazienti episodici e del 30% in quelli cronici, a cui si aggiunge una significativa porzione di pazienti super-responsivi e un 16% verso attacchi zero; una diminuzione sensibile dei giorni di emicrania anche in pazienti che usano senza successo fino a quattro farmaci preventivi.
«L’esperienza diretta con galcanezumab – afferma Piero Barbanti, Presidente eletto ANIRCEF (Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee) – ha fatto apprezzare un deciso cambiamento dello stile di vita della persona che, riducendo il numero di giorni mensili di emicrania, si trova a vivere con maggiore serenità e spensieratezza i giorni intervallati». Una realtà fino ad ora negata: l’emicrania è infatti imprevedibile, invadente, irrompendo nella quotidianità come una tempesta con un enorme carico, compreso lo stigma e le barriere che i pazienti devono affrontare; eppure è un problema sanitario sottovalutato anche da chi ne soffre, che spesso tende a ignorare o sottostimare i sintomi, scadendo in forme croniche difficili da gestire.
«L’emicrania è la terza patologia più frequente al mondo – dichiara Gioacchino Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) – con un miliardo di persone colpite e la seconda più debilitante, la prima sotto i 50 anni. In Italia la prevalenza è del 18% tra le donne, nelle quali gli attacchi sono più severi, più lunghi e più disabilitanti e con più sintomi associati e del 9% negli uomini, con un rapporto di 3 a 1, registrando tassi tra il 2,5% e il 4% per la forma cronica. I costi sono molto elevati: 111 miliardi l’anno in Europa tra costi diretti e indiretti, 5 giorni di lavoro persi all’anno, riduzione della qualità della vita. Eppure, nonostante la diffusione dell’emicrania e i suoi costi, meno del 10% dei pazienti è curato adeguatamente». Ma non solo, pesante è anche l’impatto psico-emotivo: gli emicranici non sono considerati “socialmente”, anzi sono ghettizzati. «Fin dalle scuole elementari – aggiunge Lara Merighi, Coordinatore di Al.Ce. (Alleanza Cefalgici) Group Italia – siamo considerati bimbi problematici, che non vogliono impegnarsi e il disagio aumenta con gli anni, nella scuola e in tutti gli ambiti: familiari, lavorativi e affettivi. Siamo colpevoli di avere un male invisibile. Dobbiamo adattarci a vivere una vita intera con un dolore a volte insopportabile e con terapie che non danno i risultati sperati e portano effetti collaterali talmente importanti che cambiano il nostro essere, tanto da non riuscire a volte a capire chi siamo».
Occorre fare di più anche in ambito di sensibilizzazione per sanare i tanti bisogni ancora insoddisfatti dei pazienti: «Bisogna diffondere la cultura dell’emicrania – sottolinea Tedeschi – molto carente a livello sociale; inoltre la presa in carico del paziente emicranico dovrebbe prevedere un percorso diagnostico-terapeutico che contempli la figura del Centro cefalee, con uno specialista che imposti la terapia più adatta al singolo paziente. Oggi infatti le terapie di prevenzione utilizzano farmaci “presi in prestito” da altre patologie e non specifici, come quelli per disturbi del ritmo cardiaco, antipertensivi, antidepressivi o antiepilettici, non privi di pesanti effetti collaterali. Dunque, l’introduzione degli anticorpi monoclonali contro CGRP rappresenta un’opzione terapeutica molto interessante». Tanto più che, rispetto a farmaci simili, la nuova molecola mostra efficacia anche per la forma dell’emicrania a grappolo. Galcanezumab e gli altri anticorpi monoclonali anti-CGRP stanno per ottenere la rimborsabilità: saranno indicati per i soggetti emicranici con almeno 8 giorni al mese di emicrania, documentata disabilità e mancata risposta ad almeno 3 trattamenti preventivi.
«L’auspicio è di assistere non a una riduzione transitoria dei giorni di emicrania – commenta Barbanti – ma a un vero e proprio down-grade della patologia, riportando le forme croniche ad essere forme episodiche. Per ottenere ciò sarà necessaria una gestione appropriata del farmaco da parte dello specialista e una collaborazione del paziente che dovrà supportare la terapia con un idoneo stile di vita». Un altro importante obiettivo dovrà essere l’identificazione di più centri, meglio distribuiti sul territorio in grado di curare i pazienti emicranici con le terapie più innovative. Mentre è in discussione chi potrà prescrivere il farmaco, compreso il medico di famiglia. «Stanno per essere utilizzate terapie studiate appositamente, per la prima volta per il nostro male di testa – conclude Merighi – che non hanno effetti collaterali. Trovo ingiusto che vi si possa accedere solo dopo aver provato tutte le altre terapie che portano, come già detto, effetti collaterali alle volte devastanti, che gravano soprattutto su donne in età fertile e in età lavorativa. È necessario far capire all’opinione pubblica la gravità di non aver scisso il disturbo: avere mal di testa due o tre volte l’anno, e avere invece una malattia che colpisce quasi ogni giorno». L’emicrania non è solo un malessere passeggero che provoca un fastidio risolvibile con pochi e brevi accorgimenti o con una piccola compressa che toglie il dolore in cinque minuti: lo gridano a gran voce i pazienti.
di Francesca Morelli
Novità anche per la forma con aura
Di emicrania con aura, una particolare forma di mal di testa annunciata da specifici sintomi neurologici come fenomeni visivi, quali lampi luminosi, disturbi sensitivi, formicolii alle braccia, alle labbra e lingua e più raramente del linguaggio che portano a distorcere le parole, difficoltà motorie cui segue poi il dolore, soffrono 2,5 milioni di italiani, fra uomini e donne. Eppure resta ancora una patologia trascurata: non ne conosce l’esistenza il 42% della popolazione, mentre il 22% ritiene sia tipica dell’adolescenza e il 25% pensa che riguardi solo le donne. Lo attesta un’indagine condotta su un campione di 3.600 persone attraverso il nuovo portale: www.emicraniaconaura.it, il primo integralmente dedicato alla problematica, in crescita negli ultimi mesi a causa dello stress da pandemia o da lavoro (53%). «L’emicrania non può e non deve essere sottovalutata. Chi è colpito, in particolare da aura emicranica – dichiara Giorgio Dalla Volta del Consiglio Direttivo Nazionale della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC), Responsabile Scientifico del portale e Direttore del Centro Cefalee dell’Istituto Clinico Città di Brescia (Gruppo San Donato) – deve rivolgersi sempre, il prima possibile, a un neurologo o a un centro cefalee per una corretta diagnosi e un trattamento tempestivo per ridurre il rischio aumentato di esposizione a patologie cerebrovascolari».
Oggi l’emicrania con aurea può essere “gestita” con un nutraceutico, una terapia naturale basata sugli estratti di due piante erbacee, il Partenio e la Griffonia, con l’aggiunta di magnesio, minerale che contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso. «Il trattamento con questo nutraceutico ha dimostrato efficacia, sia in fase acuta sia come prevenzione – aggiunge Lidia Savi, già Direttrice del Centro Cefalee della AOU Città della Salute e della Scienza di Torino – e la formulazione “naturale”, priva di effetti collaterali, la rende adatta anche per il trattamento dell’emicrania con aura in età pediatrica o in pazienti senior, già in terapia per altre patologie, senza il rischio di interferenze farmacologiche». La prova di efficacia è scientifica: recenti studi hanno attestato la capacità del nutraceutico di ridurre di oltre il 50% la durata degli episodi di attacchi di aura (passati da 34 minuti a 9 minuti) e di dimezzare anche la disabilità, con l’abbandono di farmaci analgesici nel 35% degli attacchi. Il beneficio clinico è dunque da attribuirsi all’azione sinergica dei tre componenti rispetto alle singole molecole, utilizzabile con successo anche in profilassi con l’assunzione di 2 compresse al giorno per tre o più mesi.
«L’ultimo studio – prosegue Dalla Volta – che abbiamo condotto ha riguardato pazienti con un’alta frequenza di attacchi di emicrania e anch’essi hanno ottenuto risultati interessanti dall’utilizzo del nutraceutico. Due terzi hanno avuto una riduzione di oltre 70% della frequenza e intensità degli attacchi di aura già dopo un mese dall’inizio della terapia e il 16% ha mostrato la completa scomparsa degli attacchi dopo solo una settimana». La terapia deve associarsi a un corretto stile di vita, più sano e con l’abolizione dei fattori rischio: «Solo il 53% degli italiani – aggiunge Savi – sa che il fumo di sigaretta favorisce l’insorgenza dell’emicrania, senza contare che aumenta in modo esponenziale il rischio di eventi cerebrovascolari, e quattro su 10 sono convinti che sia efficace limitare l’attività fisica. Al contrario fare sport, smettere di fumare tabagismo e seguire una dieta sana ed equilibrata possono combattere la malattia. Inoltre occorre mantenere regolari il ritmo sonno-veglia, con un riposo notturno mediamente di 8 ore e regolari orari dei pasti. Possono inoltre influire sulla comparsa o aggravamento dell’emicrania la febbre, i lunghi viaggi soprattutto in aereo, l’influenza stagionale o altre patologie così come la familiarità e una componente genetica». Infatti, rispetto alla popolazione generale, i parenti di primo grado di pazienti emicranici hanno un rischio 1,4 volte più elevato di svilupparla. «Sono quindi una categoria di persone da tenere sotto controllo – conclude Dalla Volta – sulle quali intervenire il prima possibile, anche in caso di forme di emicrania con aura lieve per fare un prevenzione corretta delle complicanze e implicazioni. I nutraceutici, anche in questi casi, rappresentano un’arma in più e ben accetta dai pazienti che li percepiscono come cure più leggere e meno invasive rispetto a farmaci biologici, antiepilettici o antidepressivi». F.M.