Avocado, cavolo, verza, cime di rapa, barbabietole. Verdura e frutta fresca, frutta secca, legumi, grani antichi, pesce azzurro come merluzzo, cefalo, sgombro e sarde. Sono cibi buoni, anzi salutari, in grado di “spegnere” l’infiammazione causata dalla psoriasi, malattia cronica, recidivante, autoimmune, con una componente genetica che in Italia colpisce 3 milioni di connazionali, di cui 10% nella forma grave. Si tratta di cibi cosidetti “funzionali” in grado di favorire, più efficacemente di altri, un migliore benessere dell’intero organismo, sfruttando ingredienti e potenzialità proprie. Una peculiarità che fa definire questa selezione di alimenti, principalmente di origine vegetale, “figther foods” o “super-food”, ma che, oltre ad essere terapeutici, sono adatti alla preparazione di buonissime e variegate ricette. Perché fare attenzione a cosa si mette nel piatto se si soffre di psoriasi? I cibi rappresentano uno dei “trigger”, cioè uno stimolo che può favorire un miglioramento o un peggioramento della sintomatologia, a seconda che abbiamo componenti anti o pro-infiammatori. Ecco perchè è nato il progetto Cibo e Benessere, promosso e ideato da APIAFCO (Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza) presentato in occasione della Giornata Mondiale della Psoriasi (29 ottobre). Un’iniziativa con finalità informative, culinarie ed educative: otto volumi per oltre 900 pagine in cui la psoriasi si racconta attraverso consigli, suggerimenti, si presenta con 24 articoli scientifici e 27 articoli informativi e permette di mangiare con gusto e senza rischi con 350 ricette dall’antipasto al dolce, elaborate da 14 Chef. Ogni volume della collana è dedicato a un argomento specifico: “Il cibo. Vuoi conoscerlo?”, “Per iniziare”, “La tentazione dei carboidrati”, “Gli intermezzi”, “Gusto pesce”, “Menu di carne”, “Dolci che passione”, “Fighter Foods”, il cui progetto grafico è stato curato da Giovanni Bellavia, ed è scaricabile gratuitamente per i soci APIAFCO o per coloro che intendono diventarlo dal sito dell’Associazione www.apiafco.org, nella sezione dedicata all’alimentazione, mentre per tutti gli interessati è possibile consultare un e-book, contenente gli estratti di ciascun volume, iscrivendosi alla newsletter.
«Il cibo è un amico insostituibile e con questo progetto di sensibilizzazione – spiega Valeria Corazza, Presidente di APIAFCO – vogliamo rispondere alla richiesta di aiuto dei pazienti che, sempre di più, si pongono domande sull’importanza di un’alimentazione corretta, capace di prevenire malattie e migliorare la qualità della vita, spesso senza avere risposte chiare. Anche perché, in materia di psoriasi, risposte certe non ce ne sono». O non ancora del tutto. Sono ad esempio noti i fattori che possono stimolare la malattia: «La componente genetica, avere cioè un familiare portatore della malattia, aumenta la probabilità di ereditare la stessa problematica – dichiara Federico Bardazzi, responsabile Ambulatorio Psoriasi Severe U.O. Dermatologia, Policlinico di S. Orsola, Bologna – tuttavia sensibile anche ad alcuni stili di vita scorretti. Come l’abitudine al fumo che, soprattutto nelle donne, “accende” il peggioramento della malattia; l’alcool che nelle forme giovanili, tra 16 e 22 anni, sembra essere una concausa; lo stress della vita quotidiana per cui è importante che gli psoriasici mettano in agenda ogni giorno un momento di relax da dedicare ad attività distensive come la meditazione o la pratica yoga; l’esercizio fisico troppo intenso che attiva meccanismi infiammatori; l’aumento di peso fino all’obesità. Studi scientifici sembrano infatti comprovare che un calo di peso può aumentare o ripristinare l’efficacia di terapie mirate e non ultimo l’alimentazione».
«Rispetto al resto della popolazione – aggiunge Enzo Spisni, del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, Università di Bologna – i pazienti con psoriasi mostrano una maggiore prevalenza di obesità e sindrome metabolica, due condizioni anch’esse caratterizzate da un importante stato infiammatorio cronico che sembrano legarsi strettamente alla psoriasi. Una buona aderenza alla Dieta Mediterranea potrebbe essere la chiave per contrastarli entrambi, e dunque alleviare anche i sintomi della psoriasi stessa, proprio grazie all’azione antinfiammatoria del cibo». Ecco dunque alcuni consigli per la dieta del paziente con psoriasi:
- Sì a frutta e verdura, il cui alto contenuto di vitamine, minerali, fibra e sostanze ad azione nutraceutica sono capaci di modulare la risposta dell’organismo nei confronti di diversi tipi di stress.
- Sì al pesce, soprattutto azzurro, che contiene una più alta concentrazione di acidi grassi Omega 3 in grado di ridurre il rischio cardiovascolare di oltre il 30% (a cui i pazienti psoriasici sono maggiormente esposti) se consumato regolarmente, oltre ad avere effetti benefici sull’apporto di grassi “buoni” all’organismo.
- Sì a pasta e pane, scegliendo fra prodotti realizzati con grani antichi, come il farro, complessivamente meno infiammatori rispetto a quelli moderni (farine 00). Una differenza dovuta alla diversa forza del glutine, meno strutturato e più digeribile, e dunque anche a una minor presenza nei grani antichi di frammenti proteici considerati “tossici” per i celiaci, ma anche per tutti, in quanto contribuiscono a innescare processi infiammatori.
- Con moderazione, la carne. Vi è evidenza dell’associazione tra il consumo elevato di carne, in particolare rossa e lavorata, e fattori di rischio legati ai grassi saturi, alle proteine animali in eccesso e alle cotture (bruciature). Non è necessario eliminare la carne dalla dieta, ma ridurne il consumo medio settimanale a 2-3 porzioni come previsto dalla Dieta Mediterranea.
Sul fronte terapeutico, invece, non esiste una cura risolutiva: essendo una malattia cronica, dalla psoriasi non si guarisce, mentre si può controllare efficacemente. Grazie a proposte di nuove terapie: «Dai farmaci topici, come creme e gel spesso untuosi e poco amati dai pazienti, tanto da essere abbandonati dopo circa 6 settimane di trattamento – precisa Bardazzi – si è passati a terapie sistemiche più maneggevoli, con somministrazioni sottocute e endovena, fino agli innovativi farmaci biologici che garantiscono ottime risposte con pelle “pulita” in gran parte dei pazienti. Tra le opzioni di cura possibili c’è anche l’elioterapia: l’esposizione al sole o alle lampade a raggi UVB corti è da sempre riconosciuta positiva per la psoriasi, con moderazione per evitare il rischio di sviluppo di tumori della pelle, come il melanoma. Terapia efficace, quella UVB, ma costosa in termine di tempo: richiede infatti 3 sedute settimanali minimo per almeno 3 mesi in centri specializzati. A Bologna, grazie a APIAFCO alcuni pazienti possono usufruire di questa terapia a domicilio».
Quest’ultima è solo una delle attenzioni che l’associazione rivolge al paziente: APIAFCO sta lavorando attivamente a una mozione per far rientrare la psoriasi nel Piano della cronicità, per introdurre un supporto psicologico che si prenda cura dei pazienti anche sotto l’aspetto psico-emotivo e infine per organizzare webinar informativi sullo stato dell’arte e sulle novità terapeutiche per la malattia.
di Francesca Morelli