Il tumore al seno avanzato si “cura” anche con la dieta

Centosessanta donne, con età media di 34 anni, in premenopausa e con tumore al seno localmente avanzato o metastatico, si sono messe a nudo raccontando quanto la sfera professionale, quella privata, intima e familiare possano cambiare quando entra in gioco la malattia. Al tumore metastatico, che interessa oggi 37 mila donne, verrà dedicata la Giornata internazionale del 13 ottobre, in cui verranno discusse le nuove opportunità terapeutiche, in grado di controllare la malattia cronicizzandola.  È forte l’impatto del tumore metastatico per una donna su 2, sulla relazione di coppia, talvolta fino alla rottura, sul lavoro che viene abbandonato nel 40% dei casi a causa del tempo da dedicare alle cure, ai malesseri o alle assenze giustificate. A risentirne è anche l’alimentazione: il 39% di donne ha perso il piacere del cibo contro il 32% che percepisce la cucina come una fonte di stress, mentre solo il 23% segue una dieta di prescrizione medica contro il 70% di pazienti che riterrebbe utile disporre di ricettari, consigli nutrizionali e corsi di cucina ad hoc. Otto donne su 10 considerano la corretta alimentazione un aspetto cardine della propria salute e di contrasto alla malattia. Su queste premesse di ascolto e richieste delle pazienti ritorna la 4a edizione della Campagna “È tempo di vita”, promossa da Novartis Italia in collaborazione con Salute Donna Onlus, che quest’anno si snoda proprio sul tema della nutrizione e viene accompagnata da un ricettario “È tempo di vita…in cucina” (si può scaricare dai canali social #ètempodivita – Facebook @tempodivita – Instagram @etempodivita) con piatti e ingredienti di prima qualità e di facile preparazione, nati da una idea di Chiara Maci, food blogger, e Anna Villarini, biologa e nutrizionista dell’Istituto Nazionale Tumori (INT) di Milano. Per “gustare” qualche ricetta, leggere la news, nella Rubrica Food.

Il cibo è parte integrante del percorso di cura e prevenzione del tumore al seno: «Sempre più studi – dichiara la dottoressa Villarini – evidenziano che l’alimentazione contribuisce a migliorare la qualità di vita delle pazienti, a contrastare la progressione della malattia, in associazione ai trattamenti chirurgici e terapeutici, che restano fondamentali e a ridurre gli effetti collaterali delle cure». Il cibo è anche emozionale, positivo per la qualità della vita e della persona: «Gestire in modo consapevole la nutrizione – aggiunge Chiara Maci – con attenzione al gusto, alle proprietà degli ingredienti e alla loro valenza simbolica e affettiva, aiuta a riprendere il controllo di sé stesse ed essere protagoniste di un percorso di cura che non può prescindere dall’alimentazione». Le ricette saranno spiegate nella webserie “È tempo di Vita… in Cucina!” a cura di Chiara Maci, in 8 puntate in onda sui canali social. La campagna si propone anche di informare sulle novità e prospettive di cura del tumore avanzato e metastatico: sono ingredienti chiave del progetto sette incontri in diretta, tra ottobre e novembre, sul canale Instagram della campagna (@etempodivita) in cui gli oncologi, all’interno di un dialogo con alcune tra le influencer più seguite, rispondono ai dubbi di pazienti e caregiver, affrontando di volta in volta uno dei sette aspetti della vita quotidiana, che richiamano il succo delle sette tipologie di ricette: lavoro e amore, famiglia e amicizia, tempo libero, bellezza e il volersi bene per imparare a ritrovare il piacere di sé, di cucinare e poi degustare. «Oggi le prospettive di sopravvivenza di questi tumori sono aumentate – commenta Saverio Cinieri, Direttore dell’Oncologia Medica, Ospedale Perrino di Brindisi e Presidente eletto AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) –  evidenziando nuovi bisogni di informazione e supporto nei diversi aspetti della quotidianità, cui occorre rispondere con un approccio sempre più multidisciplinare e integrato. Progetti come la campagna “È Tempo Di Vita” si inseriscono in questa prospettiva e offrono alle donne utili strumenti nell’ottica di un miglioramento del percorso di cura». Lo conferma anche Anna Maria Mancuso, Presidente di Salute Donna Onlus: «Obiettivo del progetto è dar voce a queste pazienti, cercando di rispondere ai loro dubbi, compresa l’alimentazione in oncologia, tema su cui esistono molta confusione e disinformazione, facendo chiarezza con gli esperti».

Il cibo è così “buono” da poter diventare addirittura un farmaco, ed essere utilizzato come tale in un’altra tipologia di tumore del seno: il triplo negativo. Il più aggressivo e difficile da trattare, perché non esprime né ricettori ormonali, né recettori HER2, i bersagli delle terapie standard; inoltre ha un maggiore tasso di recidiva entro i primi cinque anni dalla diagnosi. Per questo tumore le terapie sono ancora poco soddisfacenti, soprattutto nella forma metastatica. Lo studio BREAKFAST, condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori (INT), in collaborazione con IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare), condotto su 90 donne tra i 18 e i 75 anni con questa tipologia di tumore al seno triplo negativo senza metastasi, sembra dimostrare che una dieta ipocalorica e “mima-digiuno” sia in grado di migliorare la risposta alla terapia passando dal 45% con la sola chemioterapia, al 65%. La dieta prevede 1800 calorie in 5 giorni, di cui 600 Kcal il primo giorno e 300 dal quinto giorno e ipoglicemizzante, con una riduzione di carboidrati e proteine, da ripetersi ogni 21 giorni per otto cicli, in parallelo alla chemioterapia (sotto stretto controllo medico) – associata a metformina, il farmaco standard per la cura del diabete.

«La dieta che stiamo utilizzando – spiega Filippo de Braud, Direttore del Dipartimento e della Divisione di Oncologia Medica ed Ematologia dell’INT – è un approccio sperimentale del tutto innovativo, che nasce dalla combinazione di studi sul metabolismo tumorale e dalla tradizione del nostro Istituto nel considerare gli approcci nutrizionali come potenzialmente terapeutici». «La dieta sperimentale che abbiamo studiato – continua Claudio Vernieri, oncologo presso la Breast Unit di INT e Group Leader del programma “Riprogrammazione metabolica nei tumori solidi” in IFOM – è di tipo mediterraneo, con cibi freschi a basso contenuto di carboidrati e di proteine, essenzialmente verdure, prevalentemente insalata, zucchine e verdure a foglia verde, olio di oliva e frutta secca, perché ricca di grassi “buoni”. Sono state invece escluse carote, zucca o patate a causa del maggiore contenuto in carboidrati e proteine che si sommerebbe a quello di carne, pesce, formaggi e legumi». Vi sarebbero evidenze che questa dieta è in grado di produrre profonde modificazioni del metabolismo di zuccheri, aminoacidi e acidi grassi, colpendo così il metabolismo della cellula tumorali, senza perdere in tollerabilità, tanto da permettere alle pazienti lo svolgimento delle abituali attività lavorative, se non troppo dispendiose dal punto di vista fisico. E neppure in sicurezza: il regime dietetico-terapeutico è “monitorato” day-by-day grazie a una stretta rete medico-paziente tramite un resoconto serale della giornata via mail, oppure sms e la disponibilità H24 degli oncologi, compreso il weekend, a risolvere dubbi o problemi di salute. Un supporto che ha il vantaggio di aumentare, dunque, anche l’aderenza alla terapia  e ridurre al minimo il rischio di effetti collaterali. Perché scegliere proprio un farmaco antidiabetico? «L’attività antitumorale della metformina – chiarisce Saverio Minucci, Direttore del programma “Nuovi Farmaci” in IFOM e Professore ordinario all’Università degli Studi di Milano è nota da tempo, probabilmente associata alla capacità del farmaco di ridurre i livelli ematici di alcuni ormoni in grado di favorire la crescita tumorale che sembra potenziarsi in associazione a una dieta ipoglicemizzante. Senza contare che la metformina è un farmaco già disponibile e di basso costo, dunque senza impatti importanti sui costi produttivi o terapeutici». Lo studio BREAKFAST, attualmente in corso, è reso possibile da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro: «Grazie ai costanti progressi della ricerca conclude il Direttore Scientifico, Federico Caligaris Cappio – le donne colpite da tumore al seno possono contare su diagnosi sempre più precoci, accurate e accessibili, e trattamenti più mirati, efficaci e tollerabili. Molte pazienti tuttavia aspettano risposte specifiche per le forme più aggressive, che non rispondono alle terapie oggi disponibili, come accade per il tumore al seno triplo negativo, oggetto dello studio BREAKFAST e da cui ci aspettiamo promettenti risultati». Per condivisioni e informazione sul progetto “È tempo di vita”: #ètempodivita, Facebook @tempodivita, Instagram @etempodivita.

di Francesca Morelli

Articoli correlati