In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza (20 Novembre) non si è certo trascurata l’emergenza, spesso sottovalutata, che stanno vivendo i più piccoli. Tra questi i postumi degli effetti “quarantena”, che possono ancora minare la salute psico-fisica dell’infanzia, impattando sulla qualità del sonno, a discapito anche dell’apprendimento, il neurosviluppo, la crescita generale dell’organismo. Non abbassare la soglia di attenzione, è il monito degli esperti lanciato in occasione del Congresso Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), ma evidenziare tempestivamente eventuali disagi e riportare quanto più possibile la vita della fascia più giovane alla “normalità”, in parte ripresa con le lezioni in presenza.
«Il lockdown – spiega Paolo Biasci, Presidente Fimp – ha avuto un forte impatto sul ritmo sonno-veglia di bambini e adolescenti, con una flessione sia della quantità che della qualità delle ore dormite, sfasate dalle dinamiche imposte dall’epidemia: la scuola a distanza, la sedentarietà, la cattiva alimentazione, il mancato rispetto dei pasti. Aspetti del vivere quotidiano che hanno cancellato alcune componenti fondamentali per i piccoli e gli adolescenti: la routine degli incontri con i compagni, occasione di socialità per i più giovani, il confronto con i pari per il superamento di tante difficoltà, la condivisione di momenti ludici e sportivi. Fattori che contribuiscono al corretto sviluppo neuromotorio».
Scuola e sport (da “riattivare” appena sarà concesso) sono componenti educative preziose per i più giovani: “palestre di vita” che tengono lontani alcuni dei principali rischi per la salute, come sovrappeso, problemi del metabolismo, fatiche psicologiche che si sono accresciute nel periodo di isolamento, talvolta ancora da smaltire. Tra i più frequenti disturbi durante e immediatamente dopo il lockdown, ad esempio, c’è stata la “Sindrome della capanna”, una sorta di smarrimento che ha portato i bambini a non voler più uscire di casa, contribuendo al consolidamento dei disturbi del neurosviluppo, che prima del Covid-19 interessavano già il 15% dei piccoli. «Includono una serie di problemi di varia natura: di movimento, comunicazione, apprendimento, e difficoltà intellettive – aggiunge Mattia Doria, Segretario nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP – ma anche il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), ancora possibile nella difficile ripresa della scuola, fino a tutte le manifestazioni dello spettro autistico. Si tratta di disturbi che si presentano in modalità multiforme, sempre più frequenti tra i giovanissimi, spesso con un ritardo diagnostico di diversi anni, da cui l’importanza di alzare la guardia proprio in quest’epoca di maggiore criticità. Rappresentano un problema serio, se consideriamo che un pediatra di famiglia, che può assistere circa mille bambini, potrà averne 150 con patologie o sindromi legate al neurosviluppo: insomma quasi una “epidemia nell’epidemia” che rappresenta un’emergenza anche per le famiglie». Un fenomeno che i pediatri stanno cercando di affrontare con la compilazione di schede di screening, che saranno presto disponibili agli oltre 5000 pediatri iscritti alla FIMP. Un risultato, efficace e preventivo, frutto di quattro anni di lavoro.
«Il progetto, oltre alla Pediatria di Famiglia – precisa Maria Luisa Scattoni, Coordinatrice per l’Istituto Superiore di Sanità del Network per il Riconoscimento dei Disturbi del Neurosviluppo – coinvolge anche le neuropsichiatrie infantili, i nidi-scuole dell’infanzia e le neonatologie di tutta Italia. L’obiettivo dell’iniziativa è effettuare un’attenta sorveglianza della popolazione generale e ad alto rischio, attraverso un protocollo di valutazione del neurosviluppo, con alta sensibilità e specificità nella fascia di età da 0 a 3 anni e sostenibile nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Un attenzione importante che consente di intervenire tempestivamente, laddove necessario, approfittando della neuroplasticità tipica della prima infanzia, ovvero facendo prevenzione fino a poter evitare in alcuni casi l’insorgenza di possibili problematiche del neurosviluppo. I Pediatri di Famiglia compileranno le schede in occasione dei “Bilanci di Salute” e valuteranno i tre assi neurofunzionali: motorio, comunicativo/relazionale e della regolazione, al fine di riconoscere e evidenziare anomalie comportamentali, segnalando i casi sospetti ai Servizi di Neuropsichiatria».
Il lockdown ha modificato anche le abitudini alimentari, peggiorando la qualità e quantità dei pasti, specie nei contesti sociali più fragili. La raccomandazione oggi è l’abbandono del junk-food a favore di una dieta sana, varia e bilanciata. «Un nostro studio – fa sapere Raffaella de Franchis, Area Alimentazione e Nutrizione della FIMP – evidenzia il ruolo chiave della dieta mediterranea per il benessere complessivo del bambino e la prevenzione di problematiche come la celiachia, il morbo di Crohn e altre malattie infiammatorie croniche tra cui diabete, obesità, malattie degenerative e tumori: tutte patologie in drammatico aumento nei bambini. Mangiare bene e sano contribuisce anche a strutturare e a mantenere in salute il microbioma intestinale, che “alimenta” il benessere a medio e lungo termine».
Fondamentale è educare in particolare la futura mamma a un regime dietetico corretto, da iniziare già prima del concepimento, proseguire in gravidanza e nei primi 100 giorni di vita del bambino, influenzando così il gusto verso sapori e alimenti più sani. «La dieta mediterranea – interviene ancora Doria – è l’unico schema dietetico considerato anti-infiammatorio, ma affinché esplichi il suo effetto benefico, occorre che il pasto sia completo di ogni segmento che lo compone. Come radicarla negli stili di vita corretti? Ricordando che già attraverso l’allattamento materno si lascia traccia del gusto di alcuni alimenti ed eliminando, nei primi mesi di vita, i sapori zuccherini. In questa direzione il pediatra ha un ruolo fondamentale: dalla precocità del suo intervento educativo dipende lo stile alimentare del bambino e del nucleo familiare».
Infine a preoccupare gli esperti c’è un altro aspetto clinico: la mancata o la scarsa copertura vaccinale. «Ad allarmarci – dichiara Biasci – sono anche i ritardi nei recuperi del calendario vaccinale in tante Regioni, dovuti all’impegno dei Dipartimenti di Prevenzione sul contenimento del Covid. Per contribuire alla risoluzione del problema, siamo disposti a fare la nostra parte riguardo la profilassi anti-influenzale, approfittando degli accessi programmati per i Bilanci di Salute». E se i pediatri sono pronti a rispondere a questa richiesta assistenziale, con l’attivazione di percorsi Covid-free a tutela della popolazione pediatrica e dei genitori, chiedono di essere messi nella condizione di operare in sicurezza, ovvero di disporre di tutti i Dipartimenti di Prevenzione (DIP) che sembrano ancora scarseggiare: «Il benessere e la tutela dei nostri pazienti – conclude Biasci – vengono prima di ogni cosa. La seconda ondata di Covid-19, senza correttivi sull’attività dei Dipartimenti di Prevenzione, rischia di mettere in crisi nuovamente un sistema di cura che ha dimostrato nei suoi 40 anni di vita di essere efficiente e funzionale ai bisogni di salute dei più piccoli. Vogliamo continuare a fare il nostro meraviglioso lavoro, occupandoci di Bilanci di Salute e vaccinazioni, seguendo le cronicità, le disabilità, i bisogni speciali. Siamo pronti a fare di più, ma con la garanzia di rimanere Covid-free. Lo dobbiamo ai nostri bambini e alle loro famiglie».
di Francesca Morelli