Lockdown, didattica a distanza, un’attività visiva prossimale e più prolungata, ovvero incollata agli schermi di tv, tablet e smartphone, uso di videogiochi e meno tempo libero trascorso all’aria aperta sono stati “acceleratori” di miopia. Un difetto visivo in crescita in tutta la popolazione a livello mondiale, ma soprattutto nei bambini e negli adolescenti: lo conferma uno studio cinese condotto su 120 mila giovanissimi tra 6 e 16 anni in 10 scuole diverse che ha registrato nel 2020 un aumento della miopia 3 volte superiore rispetto agli anni precedenti. E le previsioni non sono affatto rosee: si stima che nel 2050 questo difetto visivo riguarderà circa 5 miliardi di persone, metà della popolazione globale, con dati in aumento anche per le forme più gravi di malattia, sopra le 6 diottrie, che potrà interessare il 10% della popolazione, un miliardo di persone. Non fa eccezione l’Italia: ad oggi sono circa un milione e mezzo i bambini e gli adolescenti, tra gli 8 e i 13 anni, fascia di età in cui il tasso annuale di progressione miopica è più rapido, a soffrirne con dati in potenziale espansione nel caso in cui il problema non venga adeguatamente trattato. «Se in passato si riteneva che la miopia avesse una causa genetica, e quindi senza possibilità di intervenire per correggerla – spiega Paolo Nucci, Ordinario di Oftalmologia presso l’Università Statale di Milano – oggi la ricerca evidenzia la corresponsabilità degli stili di vita e delle cause ambientali. I nostri occhi, soprattutto quelli dei bambini, sono sempre più concentrati e per molte ore al giorno su dispositivi elettronici, adattandosi così alle esigenze di visione prossimale (da vicino) a discapito di una capacità di visione a lunga distanza (da lontano). Un trend sempre più diffuso, confermato dall’aumento di visite oculistiche, 20% in più nell’ultimo anno, di bambini e ragazzi che lamentano una cattiva visione da lontano».
Ma quali sono i segnali che mamma e papà devono “vedere” per accorgersi di un difetto di miopia nel piccolo? Gli indicatori sono evidenti: la tendenza ad avvicinarsi per vedere meglio la televisione o la lavagna, ma anche a strizzare gli occhi per aumentare la profondità di messa a fuoco; la lamentela di una visione sfocata di oggetti lontani e di mal di testa per l’affaticamento degli occhi. Questa tendenza si può parzialmente contrastare? Sì, facendo adottare al bambino sani comportamenti visivi, come impedire l’abuso di videogiochi nel tempo libero o per staccare dallo studio. «Se il bambino studia e poi in pausa si concentra sul videogioco – aggiunge Nucci – non si ottiene l’effetto desiderato di ridurre l’attività prossimale continuativa dell’occhio. Occorre dunque far prendere al bambino delle pause dagli schermi e da attività a distanza ravvicinata, supportate dalla ginnastica dei 20-20-20: ovvero 20 secondi di pausa ogni 20 minuti guardando a 20 piedi di distanza (6 metri). Infine è fondamentale mantenere una postura corretta, con anche un’ illuminazione e una distanza adeguata tra gli occhi e i diversi dispositivi. Una visione ravvicinata sotto i 25 centimetri è, infatti, un fattore che predispone allo sviluppo di miopia».
Tra le raccomandazioni “pratico-terapeutiche” (ma anche ludiche), vi è l’indicazione a trascorrere almeno 40 minuti al giorno all’aria aperta ed esporsi alla luce del sole che favorisce la produzione di dopamina, un mediatore chimico molto importante e benefico per gli occhi, insegnando ai bambini a guardare all’orizzonte, un esercizio semplice, ma molto efficace. Infine e non ultimo, vanno effettuati regolari controlli della vista: un primo controllo a tre anni e poi a 6 in coincidenza con l’inizio della scuola elementare, che permettono di rilevare e trattare la miopia, riducendo il peggioramento della vista, la progressione della miopia e le potenziali complicanze. Risultati che oggi possono essere favoriti e corretti da nuovi “strumenti” visivi, quali lenti dotate di tecnologia D.I.M.S. (Defocus Incorporated Multiple Segments o segmenti multipli defocus), ovvero delle microlenti, incorporate nella stessa lente, distanziate le une dalle altre, a mo’ di alveare, ma invisibili all’occhio. Questa speciale struttura della lente permette una visione nitida, rallentando la crescita del bulbo oculare, strettamente legata alla progressione miopica. E questo si ottiene con un’ azione correttiva non invasiva che riduce efficacemente il rischio di aumento del difetto visivo, in media del 60% rispetto alle normali lenti monofocali. L’efficacia di queste lenti innovative è dimostrata da uno studio clinico di 2 anni, condotto dal Centre for Myopia Research della Hong Kong Polytechnic University, su 160 bambini tra 3 e 8 anni, prolungato con un terzo anno di studio di follow-up su 120 bambini dello studio precedente, di cui 65 già utilizzatori della lente intelligente e 55 passati dall’utilizzo di una normale lente monofocale nei primi due anni, alla lente intelligente nel terzo anno di studio. I risultati sono stati positivi in entrambi i gruppi, con una significativa e immediata riduzione della progressione della miopia anche fra i bambini “nuovi” alle lenti intelligenti.
Valore aggiunto di queste lenti high-tech? Sono sottili e leggere, in materiale altamente resistente agli urti (policarbonato), proteggono dai raggi UV, hanno un trattamento antiriflesso specifico, sono facili da pulire, idrorepellenti e durature nel tempo: dunque ideale per i più giovani e per rispondere alle esigenze di movimento dei ragazzi. Infine preservano l’aspetto estetico: la tecnologia D.I.M.S. sviluppata da Hoya Vision Care, è infatti invisibile e le lenti appaiono come una normale lente standard. Dove trovarle? Sono disponibili in alcuni Centri Ottici specializzati che hanno ricevuto una specifica formazione multidisciplinare su come trattare la miopia nei bambini e ragazzi, reperibili al sito: www.miyosmart.it
di Francesca Morelli