Presbiopia: la strategia vincente? Visite regolari e occhiali personalizzati

Anche la vista ha i suoi “anni deboli”. Ad esempio la presbiopia è un disturbo della vista, che compare con gli “anta”: dai 40 anni è infatti possibile iniziare a percepire l’incapacità dell’occhio a mettere adeguatamente a fuoco, con chiarezza, gli oggetti da vicino. Difficoltà che può peggiorare fino ai 55-60 anni, quando la presbiopia dovrebbe definitivamente stabilizzarsi. “Occhio” dunque al giornale che rappresenta il primo sintomo: se per leggerlo facilmente lo si deve allontanare o se dopo la lettura (o una giornata di lavoro) si avverte appannamento della vista o stanchezza degli occhi, si può iniziare a sospettare un inizio di presbiopia. Un problema, quest’ultimo, che affligge 28 milioni di italiani, il 43% donne e il 47% uomini che tuttavia hanno due armi per contrastarla: visite oculistiche regolari e, quando necessario, lenti e occhiali “personalizzati”. «La presbiopia – spiega Matteo Piovella, Presidente della Società Oftalmologica Italiana (SOI) in occasione del Convegno B2Eyes (Milano, 19-20 Settembre) – riguarda la quasi totalità delle persone dai 40 anni in poi e rappresenta il disturbo visivo più diffuso al mondo». Segnale che, forse, viene trascurata o sottovalutata. Anche in periodi a rischio, come l’attuale pandemia che, complice il ricorso massivo al digitale, pc e smartphone per assolvere gli impegni della DAD (didattica a distanza), smartworking, riunioni professionali su zoom, video-chat nel tempo libero per superare l’isolamento sociale, hanno messo a dura prova gli occhi e ampliato il problema.

«Spostare continuamente l’attenzione dalla tastiera al monitor, al foglio, e controllare lo smartphone, nelle diverse distanze – precisa Piovella – costringe l’occhio a una stressante e continua messa a fuoco ravvicinata e a un importante impegno accomodativo e di convergenza per ogni singola attività». A questa estenuante “ginnastica”, si aggiungono due fattori poco favorevoli. Da un lato un equipaggiamento inadeguato: nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, queste attività virtuali vengono condotte senza disporre di tavoli e sedie ergonomiche che consentono la distanza corretta e schermi di protezione dalla “luce blu” degli apparecchi elettronici, pena l’affaticamento degli occhi, mal di testa e stanchezza. Dall’altro, elemento aggravante, il ritardo o il mancato controllo periodico della vista, con un calo delle visite oculistiche di circa il 45-50%, a causa del timore che ospedali e ambulatori specialistici potessero rappresentare un potenziale luogo di contagio. E le implicazioni si pagheranno nel breve e lungo termine: gli esperti stimano che il numero di persone portatrici di cecità si raddoppierà entro il 2030. Un dato, unito alla pandemia, che ha fatto emergere una criticità e una conseguente necessità: rafforzare l’assistenza territoriale, mettendo in rete tutti i professionisti sanitari presenti sul territorio. «Analizzando i dati di 20 paesi – continua Andrea Mandelli, Vicepresidente della Camera dei deputati e presidente FOFI (Federazione Ordini Farmacisti Italiani), emerge che nel 2020 le prestazioni sanitarie non legate a Covid, si sono ridotte in media del 37%, le prestazioni diagnostiche del 31% e la tendenza si è mantenuta nel 2021». A farne le spese maggiori l’oncologia, la cardiologia e si potrebbe aggiungere anche l’oculistica (sebbene ottici e oculisti siano rimasti sempre aperti anche durante il lockdown). Un danno evitabile, considerando che oggi gli strumenti diagnostici e terapeutici sono all’avanguardia: «Oggi la visita medica oculistica è arricchita dall’utilizzo massivo di nuove tecnologie diagnostiche di una precisione impensabile solo 10 anni fa – continua Piovella – che consente non solo di fare prevenzione, ma di escludere anche la presenza di patologie importanti legate all’età, come la maculopatia o la cataratta, ovvero arrivando ad essere molto efficaci sul problema: salvare la vista ogni anno a oltre un milione di persone a rischio di cecità, proponendo soluzioni visive molto innovative in grado di coniugare la tecnologia performante ai bisogni personalizzati di ciascuno».

A partire dall’uso di lenti monofocali, con cui si può vedere bene solo da vicino, lenti bifocali, che permettono una visione corretta a solo due distanze da lontano e distanza ravvicinata o le trifocali che permettono una visione a tre distanze, lontano-intermedio e ravvicinato; lenti multifocali o progressive che consentono, con un solo paio d’occhiali, di vedere bene a tutte le distanze, permettendo la visione nitida da lontano fino ad arrivare a distanza ravvicinata. Sono tutte soluzioni che possono essere personalizzate oltre che nelle geometrie per le funzioni d’uso, anche nei materiali e trattamenti disponibili, anti-luce Blu, anti UV, tecnologia fotocromatica, fino a lenti/occhiali a supporto accomodativo, che hanno la capacità di offrire, al lavoro e a chi sta molte ore al computer, comfort visivo.

Insomma gli occhiali moderni possono essere configurati in maniera ottimale con optional di gamma ai massimi livelli: performanti, sicuri, protettivi.  «Le lenti progressive di ultima generazione – chiarisce il Presidente SOI – consentono la contemporanea messa a fuoco a differenti distanze (lettura, computer, televisione), permettendo di vedere perfettamente senza stancare gli occhi e senza essere obbligati a utilizzare diversi occhiali per ogni singola distanza». In questa visione la formazione gioca un ruolo fondamentale, considerando che le tecnologie disponibili sul mercato richiedono un aggiornamento costante degli operatori. «La formazione dei giovani, nuovi oculisti – conclude Melania Rizzoli, Assessore Formazione e lavoro Regione Lombardia e medico oculista – deve essere di qualità e deve saper rispondere ad esigenze reali. Solo così potrà sostenere la competitività delle nostre aziende e l’occupabilità dei nostri cittadini». Preservando la vista, ritenuta tra i cinque sensi, il bene più prezioso: conferma che ogni persona ricorre proprio alla “buona vista” per relazionarsi col mondo.

di Francesca Morelli 

“Liberi di vedere, dalla luce al buio”

Individuare l’eventuale presenza di vizi di refrazione quali miopia, presbiopia, astigmatismo e ipermetropia, cheratocono (una patologia corneale degenerativa), alterazioni della motilità oculare con test ortottico mirato, ma anche anomalie della pressione intraoculare e del fondo oculare, attinenti alla macula e al nervo ottico. Con questo obiettivo il Rotary Club Milano Arco della Pace, assieme all’Associazione Rotariana Vision + Onlus che ha fornito strumenti, materiali necessari e risorse umane (medici specialisti oculisti e ortottiste), con il supporto di UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione), Croce Rossa Italiana e il sostegno non condizionante di Siemens Healthineers, ha promosso e attivato l’iniziativa di prevenzione “Liberi di vedere, dalla luce al buio” all’interno di due carceri milanesi: la Casa Circondariale di Milano Opera e la Casa “Francesco Di Cataldo” di Milano San Vittore. Nei mesi di maggio-giugno 2021, screening oculistici e diabetologici mirati sono stati condotti su 216 detenuti, di cui 55 donne, pari al 25,5% di età media 43 anni, rilevando problematiche alla vista meritevoli di ulteriori approfondimenti, e condizioni di pre-diabete, in 12 detenuti su 203, fattore di rischio per patologie oculari.

«Lo screening – commentano gli esperti – ha dimostrato come la vista vada salvaguardata e protetta in tutte le fasce d’età. Nel nostro caso il 56% (130 totali di cui 99 maschi e 31 femmine) dei detenuti esaminati è stato inviato a una visita oculistica di controllo per presenza di un deficit visivo non adeguatamente corretto quale miopia, astigmatismo e ipermetropia o sono state osservate patologie come il diabete che, se non trattate, possono dare luogo a una riduzione della vista, anche importante. Ogni fascia di età presenta dei rischi per patologie oculari come cheratocono, glaucoma, maculopatia, che possono essere curate o corrette permettendo lo sviluppo o il mantenimento del nostro bene più prezioso, la vista. È quindi doveroso da parte dei medici e dei media continuare a sensibilizzare la popolazione a una più attenta e costante prevenzione, informandola sulle patologie oculari, ed è compito del singolo individuo proteggerla e preservarla quanto più possibile in salute, sottoponendosi agli adeguati controlli e screening».   F.M.

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