Come “sopravvivere” alle abbuffate prenatalizie

Serve una certa preparazione, anche a tavola, per gustarsi il Natale: occorre allenare lo stomaco a ricevere un surplus di cibo, in tempi ravvicinati – come nel caso delle cene che si susseguono le une alle altre nelle settimane pre-festività – cosicché non si senta eccessivamente affaticato dal lavoro digestivo. Il suggerimento è di impostare un vero “Christmas Food Plan”: alcune semplici strategie per evitare di arrivare all’Epifania appesantiti e con qualche chilo di troppo. La prima regola è nutrirsi in modo sano, tutti i giorni. «Come, cosa e quando mangi – dichiara Iader Fabbri, biologo nutrizionista – è più importante di quanto mangi». E per educare a questo concetto e soprattutto a sviluppare una coscienza alimentare mangiando bilanciato, con gusto, e senza impazzire con calcoli o calorie, ha elaborato un piano semplice e facilmente applicabile per passare le feste senza ingrassare, mantenendosi in forma e in salute.
Dunque, da ora al Natale abbiamo il tempo utile per imparare ad esempio a correre ed allenarsi prima di mettersi a tavola: «Praticare attività fisica come una camminata, una corsa o qualche esercizio durante le feste è fondamentale, soprattutto prima del classico pranzo di Natale. Una mossa strategica – dichiara Fabbri – per “svuotare” l’organismo dagli zuccheri presenti e renderlo più libero di ricevere i carboidrati durante il pasto, evitando che si accumulino nel giro vita o in altri punti critici». È bene poi saziarsi prima di mangiare: bere due bicchieri d’acqua prima del pasto così da digerire meglio anche le proteine; mangiare frutta o verdura impiegando 15 minuti, conoscere in anteprima il menù per abbinare correttamente nel pasto componente proteica e carboidrati… sono piccoli trucchi che aiutano a mantenere la glicemia stabile anche nelle due ore successive al pasto, e che stimolano la sazietà. E soprattutto, sbarazzarsi degli avanzi: questi ultimi sono quelli che fanno lievitare la bilancia. Dunque: evitare di mangiare gli avanzi di Natale o Capodanno, regalare panettoni e pandori, evitare le tentazioni sono un modo per tenersi in linea. E se volete saperne di più leggete “L’indice di equilibrio” e “Ricette in equilibrio”: i due libri di Iader Fabbri, editi da Mondadori.

Dunque fondamentale nel periodo delle feste è alimentarsi bene; pena il rischio di sviluppare anche disturbi gastrointestinali: gonfiore, dolore e fastidio addominale, difficoltà digestive, nausea e vomito. Sintomi che in una indagine su “Disturbi gastrointestinali e Covid-19: quali impatti?” condotta da Human Highway per Assosalute, tre su quattro italiani dichiarano essere una costante, sensibilmente aumentati nel periodo di Covid, passando dal 48% circa del 2019 al 56% del 2021 e avvertiti maggiormente da quasi il 45% degli italiani in periodo di bagordi, come quello natalizio appunto, sottolineando la stretta relazione intestino-cervello. Ovvero le emozioni contribuiscono (anche) a influenzare i disagi gastrointestinali.

«A tavola – raccomanda Attilio Giacosa, gastroenterologo e docente presso l’Università di Pavia – è importante adottare accorgimenti durante i pasti più ricchi, come: contenere le porzioni, evitare di fare il bis, preferire cibi vegetali, ridurre il consumo di carni, soprattutto cucinate con molto condimento, limitare cibi speziati e molto piccanti e fare attività fisica. Anche solo una camminata dopo il pasto può rappresentare un alleato nel favorire i processi digestivi. Poi è bene curare l’idratazione e limitare alcolici e fumo».
Particolare attenzione va prestata dai soggetti fragili: chi soffre di cardiopatie, pneumopatie, disturbi digestivi e metabolici con interessamento del fegato o legati a malattie da reflusso, ernia iatale e con disturbi delle funzioni intestinali ad esempio, o malattie autoimmuni è più esposto a eventuali rischi. «Le difficoltà per chi soffre di queste patologie derivano anche dall’assunzione di farmaci specifici – chiarisce Giacosa – che incidono in maniera significativa sulle capacità digestive. Le persone fragili hanno meno capacità di difendersi, sia da virus e dai batteri, sia dalle difficoltà imposte da eccessi alimentari che nel periodo invernale e delle festività natalizie rappresentano una costante».
Quali rimedi adottare, se nonostante le precauzioni i disturbi gastro-intestinali dovessero insorgere? Gli italiani, secondo l’indagine, fanno sempre più riferimento al medico di base, attenendosi alle sue indicazioni (44%) o al farmacista (24%). E fra i rimedi, soprattutto le donne, scelgono farmaci di automedicazione (40%), curano la propria alimentazione (49%) e utilizzano i tradizionali “rimedi della nonna” (32%). «La scelta dei farmaci da banco – conclude il professore – deve essere guidata dai sintomi: se si soffre di disturbi come bruciore, acidità, dolore alla bocca dello stomaco, sensazione di pienezza, nausea e vomito, diarrea e stitichezza, occorre fare uso di antiacidi, contro il gonfiore di antigas (i cosiddetti adsorbenti intestinali) o di procinetici che aiutano lo svuotamento gastrico. Se il dolore persiste, il vomito non si arresta con le terapie o in caso di perdita di sangue, sia per bocca che per via rettale, o di diarrea che non si placa con probiotici o antidiarroici è indicato contattare il proprio medico».

di Francesca Morelli

Crescono le “Mici” fra i piccoli, gli over 60 e gli immigrati

Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), ovvero la Malattia di Crohn e la Colite ulcerosa, sono in crescita in età pediatrica ma anche fra gli over 60 anni e gli immigrati da Paesi africani: popolazioni prima interessate solo marginalmente da queste patologie immunomediate. Sono alcune indicazioni emerse dal XII Congresso Nazionale dell’Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease (IG-IBD) (28 novembre-4 dicembre). «Vi è evidenza di un aumento delle MICI – spiega Paolo Lionetti, Professore Ordinario di Pediatria e Responsabile della Struttura Complessa Gastroenterologia e Nutrizione dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze – con esordio nel 20-25% dei casi in età pediatrica o adolescenziale, tra gli 8 e i 12 anni, secondo i dati del registro della Società di Gastroenterologia Pediatrica. Tuttavia l’impressione è che si possano anticipare anche fino ai 3-5 anni. Uno scenario che pone problemi inediti: ad esempio il 30-40% dei bambini affetti da Malattia di Crohn soffre di problemi di crescita o ancora sono comuni manifestazioni extra intestinali che possono portare a un ritardo delle diagnosi. Mentre nel caso della colite ulcerosa, vi è una maggiore prevalenza di pancoliti, patologia che interessa tutto il colon e il retto, tanto che sono state redatte specifiche linee guida pediatriche che raccomandano la stretta collaborazione tra pediatri e gastroenterologi». Le cause dell’incremento di diagnosi in età infantile non sono note, ma alla base vi è una predisposizione genetica, tipica di tutte le malattie immunomediate, e l’azione di fattori ambientali quali la dieta con alimenti che possono favorire l’infiammazione e modificare il microbiota intestinale. «Si ipotizza che fra le altre cause – aggiunge Ambrogio Orlando del Comitato Educazionale IG-IBD e Responsabile UOSD MICI AO Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello di Palermo – ci siano l’abuso e misuso di antibiotici, che in soggetti predisposti favorisce la prevalenza di batteri responsabili del cambiamento della mucosa intestinale e dunque della formazione di anticorpi che scatenano l’insorgenza della malattia».

Ma non solo, quale elemento di novità, le MICI sembrano svilupparsi anche fra le popolazioni immigrate: «È interessante notareconclude Gianluca Sampietro, Direttore della Divisione di Chirurgia Generale ed Epato-Bilio-Pancreatica, ASST Rhodense, Milano – che le MICI, pressoché sconosciute nei Paesi in via di sviluppo, iniziano a manifestarsi quando questi cittadini nel corso dei flussi migratori si trasferiscono stabilmente nei Paesi industrializzati. Ad esempio pazienti nordafricani di Egitto, Marocco, si ammalano e seguono una terapia per le MICI dopo alcuni anni che sono in Italia. Da cui l’indicazione che le patologie immunomediate sono sempre più tipiche dei paesi industrializzati».   F. M.

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