Guida distratta o andamento indeciso, mancato rispetto di precedenza o dei semafori, velocità troppo elevata: secondo l’analisi effettuata da ACI (Automobil Club Italiano) e Istat, anche per l’anno 2020 restano queste le principali cause degli incidenti stradali. Comunque in calo, complice la pandemia che ha limitato la mobilità, rispetto al 2019, ma con numeri ancora troppo elevati: più di 118.298, il 31% in meno, con oltre 200 mila conducenti coinvolti, specie fra i giovani di 20-24 e 25-29 anni, che risultano essere anche tra i più feriti, mentre le vittime si concentrano tra i giovani e i più anziani. Passano “inosservate” altre potenziali cause di incidenti del sabato sera di giovani e giovanissimi al volante: difetti visivi trascurati e l’uso/abuso di sostanze, sia alcool che droghe, che hanno, tra gli effetti collaterali, anche quello di ottenebrare vista e riflessi. A fare la sua parte, poi, è anche lo smartphone utilizzato alla guida.
«Sono molteplici i fattori “distraenti” alla guida – dichiara Francesco Loperfido, responsabile del servizio di Oftalmologia presso l’Ospedale San Raffaele di Milano – responsabili di un allungamento dei tempi di reazione alla percezione del pericolo e alla frenata. Le sostanze stupefacenti e l’alcol sono infatti note per determinare un’alterazione dei riflessi, della lucidità e della sensibilità in chi le assume. Le cui alterazioni ricadono pericolosamente sul conducente e quanto lo circonda. Una corretta informazione sui danni, rischi e implicazioni di un cattivo “visus”, diretto o indotto, può “educare” giovani a evitare comportamenti sbagliati e pericolosi per incolumità personale e pubblica. Occorre perciò sensibilizzarli, sia in tema di educazione stradale, ma anche di responsabilità civica individuale». Partendo proprio dal fatto che non a tutti è nota la relazione esistente tra alcool e vista: il primo, se assunto in quantità importanti, produce un’intossicazione acuta sulla vista che si manifesta con sintomi specifici: dilatazione della pupilla (midriasi) e ridotto riflesso pupillare, disturbi della motilità oculare, fino a possibile strabismo, ridotta sensibilità al contrasto luminoso (al passaggio da aree illuminate a buie che richiede una “rapida messa a fuoco”), alterazioni del film lacrimale, allucinazioni visive, per citarne solo alcuni. Reazioni altrettanto negative sono stimolate dall’uso di droghe: cannabis, cocaina, metanfetamine, stimolanti e oppiacei alterano in maniera diversa e dipendente dal tipo di sostanza, la percezione distanza-tempo, riducono concentrazione e coordinazione, causano sonnolenza, favoriscono la guida aggressiva e veloce, rendono incapaci di prendere decisioni rapide e corrette, alterano la visione. Pericoli, conseguenze, implicazioni facilmente immaginabili.
Tuttavia anche un semplice difetto di vista, se non adeguatamente corretto, riduce la sicurezza alla guida. Meglio fare il passeggero alla sera se si soffre di miopia: infatti la luce crepuscolare, in presenza di questo disturbo, fa perdere i contrasti o induce a strizzare gli occhi per non “perdere di vista” la strada: persino il semaforo verde potrebbe rappresentare un rischio, essendo un colore mal tollerato dal miope. È bene allora fare attenzione se si tende a guidare al bordo della strada: potrebbe essere un campanello di allarme della miopia. Diversamente il rosso è il colore che mette in maggiore sofferenza l’occhio ipermetrope, con la luce notturna. Aumentano infatti, con questa problematica, la sensibilità all’abbagliamento e la perdita dei contrasti (visione scotopica). E la guida sarà più spostata verso il centro, a mezza riga.
Disturbi che vanno accuratamente indagati e che possono essere supportati da moderne soluzioni, come le lenti correttive con trattamenti antiriflesso, lenti fotocromatiche che si scuriscono o schiariscono ogni qual volta intercettano la luce ultravioletta, lenti da sole colorate che possono contribuire ad aumentare anche la sicurezza su strada; ad esempio le lenti marroni che hanno capacità filtrante e di aumentato contrasto.
Fondamentale, per non arrivare a questo limite, è fare prevenzione precoce, specie nel post pandemia che ha accentuato i problemi di vista: «Con l’intensificarsi dell’uso dei dispositivi tecnologici è aumentata la nostra esposizione, e anche quella dei giovani, alla luce blu e allo stress visivo correlato», afferma Andrea Afragoli, presidente di Federottica e socio CDV (Commissione Difesa Vista Onlus). «PC, tablet e smartphone hanno contribuito all’incremento della miopia nei bambini e nei ragazzi. Su cui ha pesato anche un anno di scuola in DAD (Didattica a distanza)».
«La prevenzione in ambito scolastico – aggiunge Danilo Mazzacane, segretario della Società scientifica G.O.A.L. (Gruppo Oculisti Ambulatoriali Liberi) e vicepresidente di CDV – è stata dimenticata da tempo e sarebbe pertanto opportuno riconsiderare gli screening operati da personale qualificato. Il tutto in collaborazione con i pediatri del territorio e magari riproponendo la figura del medico scolastico».
E con l’intento di fare prevenzione e alleanza sul territorio, è ripartito il progetto “Occhi Preziosi 2021”, promosso da Vision + Onlus e supportato da Banca Mediolanum e Fondazione Mediolanum Onlus, charity partner, che punta a intercettare l’eventuale presenza di ambliopia, l’occhio pigro, in 5000 bambini di tre anni, al loro ingresso nella scuola materna. «Il progetto – chiarisce Sebastiano Accetta, Responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano, Vicepresidente SOL e Segretario di Vision+ Onlus – prenderà in esame un numero sufficiente di bambini, scuola per scuola, fino ad ottenere un numero significativo di test effettuati sul campo, tale da consentire da un lato lo sviluppo di uno studio scientifico e dall’altro l’attenzione delle istituzioni per far in modo che un controllo visivo all’età di tre anni diventi una procedura standard di sanità pubblica».
L’acutezza visiva nei bambini evolve lentamente dalla nascita e si completa con i dieci decimi solo a 5 anni: occorre quindi essere tempestivi nel capire se a 3 anni il sistema visivo del bambino ha qualche difetto, e riuscire così a correggerlo. «Essendo l’ambliopia asintomatica – conclude Luca Rossetti, Direttore Clinica Oculistica Ospedale San Paolo, Professore Ordinario Università degli Studi di Milano, Presidente SOL, Comitato Scientifico Vision+ Onlus – la prevenzione è demandata in primo luogo ai genitori, che dovranno controllare la vista del proprio bambino e poi al pediatra». Fare alleanza preventiva significa investire sulla sicurezza: della vista, dell’economia sanitaria e non solo con minori costi assistenziali e sociali, ma anche agendo in termini di sicurezza collettiva e pubblica.
di Francesca Morelli