Da qualche settimana sono aperte le vaccinazioni per i piccoli tra i 5 e gli 11 anni e l’opinione si divide. Da un lato i casi di Covid, in aumento nella popolazione pediatrica, “stimola” a cogliere l’opportunità della vaccinazione e, secondo le ultime statistiche diffuse dal 16 dicembre al 25 gennaio, oltre il 30% dei bambini italiani in questa fascia di età ne ha ricevuta almeno una dose. Dall’altro il timore dei possibili effetti collaterali potenzialmente associabili al vaccino, tra cui gli episodi riferiti di miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco e del rivestimento del cuore, lasciano scettici, fino a spaventare i genitori: oltre il 60,5% avrebbe scelto di non immunizzare per questa e altre ragioni i piccoli, secondo i dati del rapporto settimanale del Governo al 28 gennaio 2022. Poi ci sono i dati: la virulenza con cui Sars-Cov 2 può colpire anche i piccoli, se non vaccinati; l’episodio recente di Lorenzo, 10 anni, arrivato all’Ospedale Santa Margherita di Torino in condizioni critiche e morto per Covid a causa di complicanze – rabdomiolisi (dolori muscolari importanti agli arti inferiori) con sospetta miocardite innescata dal virus – ne è un esempio.
Allora qual è la “verità” da considerare nei confronti del vaccino in età pediatrica? La classe medica tranquillizza. «ll vaccino nei piccoli di età tra 5 e 11 anni ha una efficacia di oltre il 90% e ciò significa che qualora si contraesse la malattia, per il bambino si abbassa sensibilmente il rischio di una forma grave», dichiara Rocco Russo, coordinatore del Tavolo tecnico Vaccini della Società Italiana di Pediatria (SIP). «Gli effetti collaterali sono possibili ma “nella norma”, molto simili a quelli che si svilupperebbero con un altro tipo di vaccino: dolori muscolari, brividi, cefalea, stanchezza generalizzata, vomito e nausea, febbre, come confermano studi americani in bambini e adolescenti di 12-15 anni. In ogni caso i benefici restano superiori a eventuali rischi».
Il vaccino nei piccoli ha una specifica modalità di somministrazione: metà dose rispetto a quella dell’adulto in ciascuna inoculazione, a 21 giorni di distanza tra la prima e la seconda dose. Al momento per i piccoli fino a 11 anni la terza dose – il “booster” (o richiamo) – non è prevista; qualora necessario, ad esempio nel caso di bambini immunocompromessi, è possibile (previa valutazione), una dose aggiuntiva da attuarsi a 28 giorni dalla seconda dose. Mentre il richiamo è necessario nella fascia di età 12-19 anni.
Il vaccino dicono gli esperti è sicuro, poche le manifestazioni avverse gravi: riguardo le miocarditi, il rischio più importante oggi esposto nel caso dei piccoli, quali sono le evidenze? «Fonti americane attestano che i casi post-vaccinazione con vaccino a Rna-messaggero (Pfizer-Biotech) tra bambini fra 5 e 11 anni – chiarisce Russo – sono stati pochi: solo 11 casi e al momento dell’analisi del Cdc (Centers for Disease and Control) di questi, 7 si erano già ripresi completamente e 4 erano in via di guarigione. La frequenza di miocarditi rimane al momento più elevata nei maschi tra 12 e 29 anni; alcuni casi sono stati segnalati anche da EMA (Agenzia Europea per i Medicinali): 1 su 175mila dosi, con manifestazioni tuttavia di lieve entità e prontamente risolvibile: il 95% dei soggetti con miocardite (prevalentemente maschi intono ai 15 anni) e il 35% con pericardite (infiammazione del pericardio, la membrana che contiene e protegge il cuore) sono stati ricoverati, mai in terapia intensiva, con dimissione per tutti entro 1 o 2 giorni. In Italia su 18 milioni di dosi si sono registrati 41 casi di miocardite dopo la 1° dose. «D’altro canto – continua Russo – è pur vero che il numero di miocarditi nella popolazione generale, indipendentemente dal vaccino, oscilla tra uno e 10 casi su 100mila persone all’anno,
secondo il sesso e l’età. Quindi è sempre opportuno considerare la possibilità di una miocardite in adolescenti con dolore toracico improvviso, mancanza di respiro o palpitazioni: se compaiono questi sintomi, per una valutazione iniziale, è bene effettuare un elettrocardiogramma, un esame per la troponina e un test per marcatori infiammatori come la proteina C-reattiva e la velocità di eritrosedimentazione».
E le controindicazioni al vaccino? Non ce ne sono, ad eccezione di reazioni anafilattiche dopo la somministrazione di altri vaccini o a uno degli eccipienti, mentre l’immunosoppressione non è da considerarsi un no alla vaccinazione.
Considerando che il vaccino è efficace e sicuro, quale la schedula vaccinale da attuare? Ecco le indicazioni del Tavolo Tecnico Vaccini della Sip:
- Prima dose di vaccino: dopo 21 giorni in caso di Pfizer o 28 giorni in caso di Moderna, seconda dose; dopo 4 mesi booster per adolescenti dai 12 anni.
- Covid, entro 6 mesi e non oltre i 12 mesi, prima dose; dopo 4 mesi per adolescenti dai 12 anni il richiamo.
- Covid, se trascorsi 12 mesi dalla data del primo tampone, prima dose di vaccino; dopo 21/28 giorni, a seconda della tipologia di vaccino somministrato, seconda dose; dopo 4 mesi in caso di età superiore ai 12 anni, il booster.
- Prima dose di vaccino, entro il 13° giorno manifestazione di Covid, entro 6 mesi dalla data del primo tampone seconda dose; dopo quattro mesi a partire dai 12 anni, il booster.
- Prima dose di vaccino, dopo 14 giorni e prima della seconda dose, comparsa di Covid, dopo 4 mesi il richiamo in adolescenti con età 12 anni e oltre.
- Prima dose di vaccino, dopo 21-28 giorni (a seconda del vaccino) seconda dose; prima del richiamo, infezione da Covid, richiamo dopo 4 mesi in ragazzi con e oltre 12 anni.
Dunque, in funzione dei dati di efficacia protettiva da forme gravi e del profilo di sicurezza del vaccino, i pediatri di famiglia invitano ad accelerare con le vaccinazioni “giovani”, uniformando il paese in cui si registrano situazioni differenti da regione a regione, “richiamando” ai casi virtuosi di Lombardia e Puglia che hanno aperto alla sperimentazione della vaccinazione a scuola: un esempio da imitare e allargare ad altre regioni.
di Francesca Morelli
Se il bambino si ammala, come gestirlo a casa?
La Società Italiana di Pediatria (SIP) spiega, in dieci punti, a mamma e papà cosa fare e quali indicazioni ricevere dal pediatra di famiglia nel caso in cui il bambino contragga l’infezione da Covid e possa essere gestito a casa:
- Sintomi: In assenza di sintomi, non verrà prescritta alcuna terapia, mentre in presenza di manifestazioni nella gran parte dei casi si dovrà seguire una terapia sintomatica con paracetamolo o con ibuprofene (nei bambini/adolescenti non disidratati).
- Sintomi respiratori: In caso di sintomi respiratori, il pediatra potrà suggerire la terapia inalatoria con broncodilatatori. È raccomandato l’uso di distanziatori, piuttosto che apparecchi per aerosolterapia, per prevenire il rischio di diffusione di particelle virali nell’aria.
- Soluzione re-idratanti: Se l’infezione si presenta con vomito e diarrea in prevenzione è indicata una corretta idratazione con soluzioni reidratanti orali. Al momento non è stata dimostrata l’utilità di preparati vitaminici specifici.
- Antibiotici: La terapia antibiotica dovrebbe essere prescritta limitatamente a bambini con complicanze batteriche. L’uso a scopo terapeutico di azitromicina non è indicato.
- “Corsa” al Pronto Soccorso: Evitare di portare al Pronto Soccorso bambini con sintomi lievi o senza sintomi. Mentre è perentorio recarsi tempestivamente in presenza di difficoltà respiratoria, dolore toracico persistente, cianosi, alterazione dello stato di coscienza e oliguria (diminuzione dell’escrezione di urina).
- Ricovero: È raccomandato in bambini e adolescenti con manifestazioni di malattia, da moderata a grave, nel lattante febbrile di età inferiore ai 3 mesi e in caso di difficoltà di gestione del bambino da parte della famiglia.
- Esami radiologici: Radiografia, ecografia o TAC vanno eseguiti solo in bambini e adolescenti con sintomi moderati-gravi.
- Terapia extra supporto: Una terapia immunomodulante con corticosteroidi e immunoglobuline, eventualmente anche farmaci biologici e profilassi antitrombotica con eparina, può essere aggiunta alla terapia standard di supporto in bambini ricoverati con forme moderate-gravi, con polmonite e progressione nel deterioramento della funzionalità respiratoria, sindrome da distress respiratorio acuto o condizioni cliniche che rientrano nella diagnosi della MIS-C.
- Isolamento: Quarantena e tracciamento dei contatti stretti, con la loro sorveglianza, sono fondamentali per interrompere la catena di trasmissione del virus.
- Vaccinazione contro il Covid: È raccomandata in tutti i bambini e gli adolescenti a partire dai 5 anni di età. Negli adolescenti dai 12 anni, oltre al ciclo vaccinale primario con due dosi, è raccomandata una dose di richiamo a distanza di 4 mesi dalla 2a dose. F. M.