Ridurre l’obesità per prevenire il rischio di tumori: è l’obiettivo del Progetto ObeWeCare, che traccia un nuovo percorso di screening rivolto alle donne obese, per prevenire il rischio di tumori. L’obesità infatti è una malattia che moltiplica il rischio di neoplasie. Il 13% delle donne non avrebbero un tumore se non fossero obese e il 34% non sarebbero colpite in particolare dal tumore all’endometrio. Questo progetto, realizzato con il contributo di Medtronic, coinvolge 5 centri di eccellenza, sia per la cura dell’obesità, che dei tumori: l’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, il Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, il Policlinico Federico II di Napoli e il Policlinico “G. Martino” di Messina.
Obiettivi del progetto sono: aumentare la conoscenza sull’obesità femminile a fini preventivi, realizzare percorsi diagnostici terapeutici efficaci e multidisciplinari, diffondere informazioni corrette e certificate sull’obesità, sulle comorbidità e sull’incidenza di questa patologia sui tumori femminili, favorire la consapevolezza delle pazienti obese.
Esperienze e studi condotti in questi 5 centri in Italia, oggi riuniti in un percorso comune, evidenziano, da un lato, che le pazienti obese hanno maggiori probabilità di presentare precursori tumorali, quali iperplasie complesse atipiche e sviluppare carcinomi dell’endometrio e, dall’altro, che hanno minori probabilità di conoscere il rischio che corrono. È necessario quindi avviare un percorso di screening e di sensibilizzazione per far sì che possano sottoporsi in tempo a controlli periodici adeguati.
Il progetto ObeWeCare vuole supplire alla carenza di informazione che, di fatto, rappresenta una minaccia per la salute delle donne obese e creare un’esperienza pilota di un percorso di screening che possa avviare poi una pratica replicabile a livello nazionale. Protagonisti di questi progetto sono medici specialisti di chirurgia bariatrica, ginecologia e endocrinologia, ai fini di favorire controlli congiunti e promuovere la cultura della prevenzione, avviando percorsi di screening che coniugano i controlli legati dell’obesità e delle sue comorbidità a quelli delle patologie femminili. Il progetto si tradurrà anche in iniziative di ascolto, Open Day, percorsi di visite congiunti, che saranno programmati, nei mesi a venire, dalle strutture che hanno aderito al progetto.
«Il quadro pandemico dell’obesità, che interessa il 10,4% della popolazione, rende necessario intensificare l’attenzione sanitaria alle comorbilità correlate», fa notare il professor Marco Antonio Zappa, Presidente nazionale Sicob (Società Italiana Chirurgia Obesità). «Le patologie ginecologiche, anche tumorali, rappresentano un aspetto poco considerato, ma percentualmente molto rilevante, che richiede un’attenta valutazione nell’ambito di centri di riferimento dove la professionalità di tipo ginecologico sia associata all’esperienza nella cura della grande obesità. Nasce così l’iniziativa di riunire quei centri ginecologici italiani che affiancano quotidianamente i centri Sicob di Chirurgia dell’obesità, per mettere a punto un progetto di ricerca e valutazione terapeutica delle patologie ginecologiche del paziente obeso».
L’obesità e le condizioni metaboliche ad essa associate (iperestrogenismo, sindrome metabolica, resistenza periferica all’insulina, diabete) sono fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo del tumore dell’endometrio. «Al Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” IRCCS di Roma è attivo un Percorso Clinico Assistenziale per le donne giovani desiderose di gravidanza, affette da tumore dell’endometrio che assume grande importanza nelle pazienti obese, alle quali, grazie al trattamento personalizzato e all’approccio multidisciplinare, si dà la possibilità di una gravidanza prima della chirurgia radicale», puntualizza la dottoressa Ursula Catena, coordinatrice del percorso.
«Il trattamento proposto consiste nell’asportazione conservativa della patologia endometriale per via isteroscopica, associato poi a terapia ormonale. Sebbene le terapie siano le stesse utilizzate nella paziente normopeso, il tasso di risposta nelle pazienti obese è però inferiore, come anche il loro tasso di successo ostetrico», precisa il professor Francesco Fanfani, dell’Unità Complessa di Ginecologia Oncologica Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. «L’associazione con una terapia in grado di interferire con le alterazioni metaboliche tipiche dell’obesità ha dimostrato un effetto sinergico nel trattare anche le patologie dell’endometrio nelle pazienti obese».
«A sua volta, la chirurgia bariatrica, attraverso la riduzione significativa del peso corporeo e dei fattori predisponenti legati alle patologie associate all’obesità, può ridurre il rischio di sviluppare una patologia endometriale», sottolinea il professor Marco Raffaelli, direttore dell’Unità Complessa di Chirurgia Endocrina e Metabolica del Policlinico Gemelli. «L’approccio multidisciplinare che coinvolge ginecologi, chirurghi bariatrici, endoscopisti, nutrizionisti, endocrinologi e psicologi è fondamentale per la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento della patologia endometriale nelle pazienti con grave obesità». Anche perché la chirurgia bariatrica si è dimostrata in grado di attivare una serie di risposte metaboliche, che sono deficitarie nei soggetti obesi e viene facilitata dalla perdita di peso indotta chirurgicamente», precisa il professor Mario Musella, Direttore dell’Unità Complessa di Chirurgia Generale a indirizzo Endocrino Metabolico dell’Ospedale “Federico II” di Napoli. «Questo è il motivo per cui oggi si parla di chirurgia bariatrico-metabolica (BMS). La risoluzione del diabete di tipo II, dei dismetabolismi, dell’ipertensione arteriosa e degli accidenti cardiovascolari è stata ampiamente dimostrata dall’evidenza clinica. Ma la ricerca è sempre in movimento e i rapporti tra obesità e cancro, in particolare quelli della sfera genitale femminile, ancora poco conosciuti, potranno essere adeguatamente studiati grazie a questo progetto innovativo, attraverso l’interazione tra chirurghi bariatrici e ginecologi».
«È ormai assodato che la prevenzione primaria del tumore all’endometrio si attua correggendo gli stili di vita a rischio già in età giovanile e tra questi l’eccesso di peso e il relativo iperestrogenismo. Lavorare a un progetto di cura dell’obesità e di prevenzione delle neoplasie ginecologiche che vede coinvolte tante discipline è certamente un obiettivo prioritario», dichiara il professor Giuseppe Bifulco, Direttore dell’Unità Complessa di Ginecologia, Ostetricia e Centro di Sterilità dell’AOU Federico II di Napoli. «L’iperplasia è tra i potenziali precursori del tumore dell’endometrio: si tratta di una condizione meritevole di trattamento tempestivo, per evitare l’evoluzione a forme più maligne e aggressive. Questa relazione deve portare le pazienti a sottoporsi a controlli ginecologici periodici e riconoscere precocemente i sintomi dell’insorgenza di nuove patologie. Anche gli specialisti medici che si occupano dell’obesità devono essere preparati ad anticipare complicanze ginecologiche, proponendo visite congiunte di chirurghi bariatrici, ginecologi e endocrinologi: così facendo è possibile ridurre il numero di casi di forme neoplastiche, anticipare le diagnosi e ridurre i casi oncologici più avanzati, con un netto miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita».
«Ci siamo fatti promotori di questo progetto comune perché presso l’IRCCS Sant’Orsola di Bologna da sempre c’è attenzione alle problematiche delle donne affette da obesità grave, grazie al lavoro sinergico di endocrinologi, ginecologi e chirurghi bariatrici, mediante percorsi dedicati in particolare alle pazienti con lesioni preneoplastiche endometriali e carcinoma endometriale», sottolineano il dottor Paolo Bernante, che dirige il Centro di Chirurgia Metabolica e obesità IRCCS Policlinico Sant’Orsola Ausl Bentivoglio e il dottor Paolo Casadio, responsabile del Servizio di isteroscopia dell’IRCCS AOU di Bologna. «Per alcune di loro sono previsti anche trattamenti personalizzati: la gestione conservativa medico-chirurgica con preservazione della funzione riproduttiva in donne giovani desiderose di future gravidanze, oppure trattamenti chirurgici combinati bariatrico-ginecologici con il supporto di tecnologie innovative per ottenere, con una sola procedura, la radicalità oncologica insieme a un’efficace perdita di peso, con miglioramento della funzione endocrino-metabolica, al fine di ridurre anche il rischio di recidiva neoplastica e problematiche cardiovascolari nel lungo periodo».
«È con grande interesse che la nostra Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia del Presidio Ospedaliero Macedonio Melloni, ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano aderisce al progetto nazionale ObeWeCare dedicato alla cura delle pazienti obese», sottolinea il direttore professor Michele Vignali. «L’obesità può essere un fattore di alto rischio di patologia ginecologica benigna e maligna. Il progetto prevede la diagnosi e il monitoraggio in questi soggetti dei problemi ginecologici. Un ambulatorio dedicato sarà disponibile nel nostro ospedale dal prossimo giugno per soddisfare le necessità di queste pazienti e indirizzarle al percorso più appropriato».
di Paola Trombetta