Giornata contro il fumo: rendiamo il tumore al polmone sempre più curabile

Un nuovo progetto, finanziato da AIRC, per quantificare in modo accurato gli effetti del fumo e dell’esposizione al fumo passivo sul rischio di tumore al polmone, analizzando per la prima volta in modo approfondito anche la storia dei fumatori e degli ex fumatori (come l’intensità e la durata della dipendenza o il tempo dalla cessazione). Verrà creato anche un sito web di facile utilizzo che consentirà agli utenti di interagire con lo strumento online per visualizzare l’andamento dei decessi tumore-specifici attribuibili al fumo in Italia, valutando anche i cambiamenti secondo i diversi scenari di misure di prevenzione del tabagismo. È la scommessa di uno studio, curato da Alessandra Lugo, che coordina l’Unità di Biostatistica per l’Epidemiologia Osservazionale dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano, presentato in occasione della Giornata mondiale contro il fumo (31 maggio).

«Nel 2017 mi è stata assegnata una borsa di studio che mi ha consentito di lavorare per tre anni su un progetto di ricerca molto interessante: la quantificazione degli effetti del fumo di sigaretta sul rischio di tumore», racconta la ricercatrice. «In questi tre anni, oltre a imparare molte cose, ho anche avuto la possibilità di pubblicare articoli scientifici e partecipare a congressi nazionali e internazionali per divulgare i risultati trovati all’interno del progetto. Questo mi ha anche consentito di instaurare nuove collaborazioni con ricercatori provenienti da tutta Europa e di sviluppare nuovi quesiti di ricerca. Ora AIRC, tramite il finanziamento MFAG, mi garantisce di continuare a lavorare su questo progetto, proseguendo i lavori iniziati e approfondendo nuove linee di ricerca che rappresentano un valore aggiunto del progetto. Inoltre mi dà la possibilità di coordinare un gruppo di ricerca, lavorando quindi anche sulla mia capacità di leadership e gestione di un gruppo. Nel mio lavoro, è molto importante la collaborazione con il gruppo di ricerca: lavoro a stretto contatto con il mio responsabile, il dottor Silvano Gallus, e con altri membri del Dipartimento, con i quali ci confrontiamo su vari aspetti delle ricerche e decidiamo come proseguire i nostri studi. Poiché il fumo di tabacco e l’esposizione al fumo passivo sono le principali cause del tumore del polmone e di altri tumori, con questo progetto si vuole fornire un quadro completo su quelle che sono le conseguenze del fumo di sigaretta sul rischio di sviluppare e di morire per tumore in Italia. Si valuterà inoltre l’efficacia e l’impatto delle politiche di controllo del tabagismo nel prevenire e limitare lo sviluppo di tumori fumo-correlati».

Il fumo è la più importante causa di morte evitabile nella nostra società ed è legato all’insorgenza di un tumore al polmone su tre. Il Ministero della Salute stima che ogni anno in Italia oltre 93 mila morti siano attribuibili al fumo di tabacco. In sei anni (2015-2021) il tasso di mortalità è diminuito del 15,6% negli uomini ed è aumentato del 5% nelle donne. Le analisi epidemiologiche ci consegnano quindi una nuova fotografia della patologia, che sta diventando sempre più femminile. Non meno preoccupanti i dati di sopravvivenza a 5 anni, pari al 16% negli uomini e al 23% nelle donne. Il fumo causa circa l’85-90% dei casi di tumore del polmone, oltre ad aumentare il rischio di sviluppo di tumori del cavo orale e della gola, del pancreas, del colon, della vescica, del rene, dell’esofago, del seno, soprattutto tra le donne più giovani, e di alcune leucemie. Il tumore del polmone in Italia è la prima causa di morte per neoplasia, con 34 mila decessi, stimati solo per il 2021. Particolarmente preoccupante è il numero dei giovani fumatori. In Italia, tra i 13 e i 15 anni, un ragazzo su cinque fuma quotidianamente e il 18% fa uso di sigarette elettroniche, spesso percepite come meno nocive rispetto alle sigarette tradizionali. Per i ricercatori è oggi essenziale comprendere il reale ruolo di questo prodotto sulle abitudini dei fumatori, ma anche il suo impatto sulla salute. Silvano Gallus, ricercatore AIRC presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano, sta indagando il rapporto rischi/benefici delle sigarette elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato. «Spero di riuscire a fornire valide informazioni tra l’uso di questi nuovi prodotti e il rischio di incidenza e mortalità di tumori e altre patologie», dichiara Gallus. «Per il momento, i dati disponibili suggeriscono che si tratti di prodotti nocivi, sia da un punto di vista di sicurezza che di salute pubblica». Per approfondire questi temi il ricercatore sarà protagonista della diretta social, venerdì 10 giugno sui canali di AIRC.

In un recente studio condotto alla University of Southern California, alcuni ricercatori hanno valutato gli effetti biologici dell’utilizzo di sigarette elettroniche, tenendo conto dell’eventuale precedente esposizione al fumo di tabacco. I risultati, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, hanno mostrato che l’espressione genica di persone che fanno uso di sigarette elettroniche e di coloro che fumano sigarette convenzionali è molto simile. Tale espressione varia invece rispetto a chi non ha mai fatto uso di tabacco in generale. Probabilmente questo accade a causa di sostanze chimiche, ancora non indentificate, presenti sia nel vapore delle e-cig che nel fumo di sigaretta.

Ambasciatori AIRC scendono in campo contro il fumo

Un terzetto di ambasciatori AIRC scende in campo per smontare alcuni falsi miti legati al fumo e sensibilizzare i più giovani attraverso le Pillole di Salute. L’oro olimpico di salto in alto Gianmarco Tamberi si rivolge ai più giovani per metterli in guardia dai danni della sigaretta: https://youtu.be/I9J_X6T10-0. Anche Gaudiano, vincitore del Festival di Sanremo 2021 nella sezione Nuove Proposte, ricorda i rischi legati all’utilizzo di sigarette elettroniche e a riscaldamento di tabacco: https://youtu.be/qTslqMIzhRs. E infine Margherita Granbassi, campionessa olimpionica di fioretto, fornisce tre importanti ragioni per non fumare o per smettere subito: https://youtu.be/mWi_4OzE5nY. Per saperne di più sui rischi del fumo e come smettere: https://www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/il-fumo/smettere-di-fumare-si-puo

di Paola Trombetta

Presentato il “Manifesto Italiano PolmoniAMO” per migliorare la sopravvivenza dei pazienti

Lo screening del tumore del polmone può evitare ogni anno, in Italia, oltre 5000 decessi. Con la Tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio (Low-Dose Computed Tomography, LDCT) è possibile aumentare il numero delle diagnosi in fase precoce dall’attuale 25% fino al 60%, consentendo di candidare i pazienti a intervento chirurgico meno invasivo e al trattamento con farmaci innovativi, aumentando le probabilità di guarigione. Per sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’importanza della diagnosi precoce, aumentare le possibilità di sopravvivenza e garantire risparmi al sistema sanitario, i clinici impegnati ogni giorno nella presa in carico dei pazienti colpiti dalla neoplasia hanno stilato il “Manifesto Italiano PolmoniAMO”, realizzato con il sostegno di AstraZeneca. «Chiamiamo a una call to action le Istituzioni nazionali e regionali assieme alle Comunità Scientifiche – è scritto nel Manifesto – al fine di garantire il diritto allo screening ai cittadini italiani ad alto rischio (per età e per esposizione tabagica) di sviluppare il cancro del polmone, attraverso l’inserimento all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), come avviene per il cancro alla cervice, colorettale e mammario».

Il carcinoma del polmone è responsabile del maggior numero di decessi oncologici in Italia, 34 mila nel 2021. Circa il 60%, pari a 20.400 morti, riguarda i forti fumatori. «Questa neoplasia finora ha ricevuto meno attenzione rispetto ad altre, anche a causa dello stigma sociale riconducibile alla storia di tabagismo nella maggioranza dei pazienti», afferma Giorgio Vittorio Scagliotti, Direttore della Divisione di Oncologia Medica dell’Università di Torino e coordinatore scientifico di “PolmoniAMO”. «La TAC a basso dosaggio rappresenta una promettente strategia salvavita, ma ad oggi non rientra nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione secondaria rimborsati dal servizio sanitario. Studi clinici hanno dimostrato che questo approccio riduce del 20-25% la mortalità nei forti fumatori, che si può tradurre in oltre 5000 decessi in meno ogni anno nel nostro Paese. Si stima che la popolazione candidabile a screening polmonare con TAC a bassa dose sia compresa tra 600.000 e 800.000 cittadini nel nostro Paese. Con il “Manifesto PolmoniAMO” vogliamo promuovere un cambiamento culturale nell’opinione pubblica, nei decisori e nelle Istituzioni, sensibilizzandoli sulla necessità di implementare lo screening per questa patologia. Inoltre, vogliamo costruire un nuovo modello collaborativo, realizzando un percorso che offra strumenti e risorse per l’attivazione di programmi di prevenzione secondaria su tutto il territorio, coinvolgendo in particolare i medici di famiglia. Vanno anche implementati i centri antifumo». Con il Decreto Legge Sostegni-bis sono stati erogati 2 milioni di euro per il biennio 2021-2022 per sostenere il primo programma nazionale sperimentale di screening polmonare. Il Ministero della Salute e le Regioni hanno costituito la Rete Italiana Screening Polmonare (RISP, www.programmarisp.it).

«Si tratta del primo programma gratuito di diagnosi precoce del tumore del polmone», spiega Ugo Pastorino, Direttore della Chirurgia Toracica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano e coordinatore scientifico di “PolmoniAMO”. «È rivolto a persone di età compresa fra 55 e 75 anni, che consumino un pacchetto di sigarette al giorno da più di 30 anni. Possono partecipare anche i forti fumatori che hanno smesso da meno di 15 anni. Sono coinvolti 19 centri a elevata competenza su tutto il territorio. La TAC a basso dosaggio è lo strumento più idoneo per la diagnosi precoce: è efficace nell’individuazione di lesioni di piccole dimensioni, è di facile e rapida esecuzione (30 secondi), non è invasiva e non richiede l’utilizzo del mezzo di contrasto. Grazie allo screening, è possibile individuare tumori molto piccoli, trattabili con chirurgia mini-invasiva, assicurando al paziente un recupero funzionale rapido e una dimissione precoce. Il suo potenziale si estende oltre la prevenzione oncologica, consentendo l’identificazione precoce anche di altre patologie fumo-correlate, quali la broncopneumopatia cronico ostruttiva e le cardiopatie. La LDCT permette infatti di calcolare il grado di calcificazione delle arterie coronariche, che è proporzionale al rischio di infarto o di stenosi delle coronarie. Con questo screening si può ottenere anche una valutazione del rischio cardiovascolare».  Paola Trombetta

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