«Ho trovato un lavoro dopo aver avuto un tumore al seno. L’ho voluto trovare per riprendere in mano la mia vita. Il reinserimento nel mondo del lavoro è molto difficile per una donna che ha avuto un tumore. Mentre i familiari sono molto vicini e ti circondano d’affetto, i colleghi e in particolare i datori di lavoro hanno un atteggiamento distaccato. Anzi, molte volte la donna viene addirittura declassata dall’incarico che prima occupava e si sente sminuita e svilita. Eppure il 67% delle donne che hanno avuto un tumore vuole riprendere a lavorare: perché lavorare vuol dire ritornare a vivere. E io sono riuscita in questo intento anche grazie al supporto del progetto TrasformAZIONE e della Fondazione Human Age Institute. Mi hanno aiutato a compilare il curriculum, ad affrontare i colloqui di lavoro; mi hanno supportata nei momenti di sconforto. E finalmente sono riuscita a trovare la mia strada professionale. Perché il lavoro è un diritto per tutti e le donne che hanno una malattia oncologica non devono perdere il lavoro, né tanto meno essere declassate dalle loro precedenti mansioni. Chi ha avuto un tumore, ha perso il seno, ma non il cervello e dunque la capacità di lavorare». Con queste parole Anna Annese si è fatta portavoce delle tante donne che purtroppo vengono ogni giorno discriminate sul lavoro a causa della malattia oncologica.
Per evitare questo è stata presentata la seconda edizione del progetto TrasformAZIONE, il percorso di avvicinamento al mondo del lavoro dedicato alle donne che desiderano rientrarvi dopo una malattia oncologica. Il progetto, voluto da Europa Donna Italia, in collaborazione con Euromedia Research, Fondazione Human Age Institute, ManpowerGroup e Studio Fava & Associati e il supporto non condizionante di Pfizer, Daiichi Sankyo e AstraZeneca, si pone come obiettivi principali il reinserimento delle donne colpite dalla malattia nel mondo lavorativo e il supporto nella riconquista di un ruolo attivo nella società.
La malattia oncologica rappresenta un fattore di debolezza nel mondo del lavoro, soprattutto per le categorie contrattualmente più fragili, come le donne, che perdono in media il doppio di giornate di lavoro o studio rispetto agli uomini. L’ambiente di lavoro è quello più problematico quando insorgono problemi di salute. La nuova edizione del progetto, in partenza nel 2023, andrà in continuità con quanto fatto in quella precedente, portando all’interno del programma nuove attività di formazione dedicate alla conoscenza delle politiche attive per il lavoro, alle tipologie di contratti e alle tecniche di selezione, fino a introdurre laboratori per le tecniche di ricerca del lavoro.
«Al termine di questa prima fase del progetto abbiamo avuto modo di apprezzare fino in fondo il valore di TrasformAZIONE: fin dalle prime fasi del coinvolgimento, abbiamo potuto vedere concretamente quale fosse l’effetto per le donne con diagnosi di tumore al seno, con un aumento dell’autostima e della fiducia nelle proprie capacità», puntualizza Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia. «Il contesto italiano è molto complesso dal punto di vista burocratico, in quanto esistono molte tipologie contrattuali nazionali, con parametri differenti e questo rappresenta spesso un ostacolo ulteriore per le pazienti. Il nostro obiettivo è quello di fornire un supporto concreto perché è evidente quanto il lavoro possa essere di aiuto nel percorso terapeutico: da un lato aiuta a ritrovare una condizione di socialità, limitando così la tendenza all’isolamento, dall’altro può essere uno stimolo in più per l’adesione alle terapie e l’aumento dell’autostima».
«Da sempre il nostro obiettivo è rendere più accessibile il mondo del lavoro, soprattutto per chi ha più bisogno di supporto e orientamento, come le pazienti o le ex pazienti oncologiche che sono nella necessità di trovare nuovo equilibrio e normalità all’interno delle proprie vite», ha dichiarato Anna Gionfriddo, Presidente Fondazione Human Age Institute e Amministratrice Delegata ManpowerGroup. «Per questo siamo orgogliosi di aver preso parte al progetto di Europa Donna Italia, contribuendo alla realizzazione di questo percorso di orientamento nel mondo del lavoro, che rappresenta per le donne colpite da malattia oncologica, un’opportunità per riattivare energie e iniziare un percorso verso il mondo del lavoro».
La prima edizione del progetto ha visto la partecipazione di circa 100 donne provenienti da tutta Italia, che hanno preso parte al percorso di orientamento dedicato a pazienti o ex pazienti, desiderose di rientrare nel mondo del lavoro, rafforzare la propria capacità di ricerca, aggiornare e valorizzare le proprie competenze e adeguarsi ai nuovi strumenti digitali. Delle candidate iniziali, 62 si sono offerte per intraprendere il primo step del progetto TrasformAZIONE: il percorso di Talent Lab di Fondazione Human Age Institute di ManpowerGroup, che si è posto come fine ultimo la riattivazione lavorativa delle persone coinvolte, supportandole al contempo nell’esplorazione dei loro vissuti e nella formazione di nuove competenze professionali, nell’elaborazione del passaggio da pazienti a lavoratrici e nella costruzione di un nuovo concetto di tempo, anche lavorativo. Diversi i temi affrontati: dall’elaborazione del curriculum al colloquio di lavoro, dai canali per la ricerca all’analisi delle aspettative, competenze, aspirazioni, fino al bilancio delle competenze e alla definizione di un progetto di inserimento individuale. A queste tematiche si sono alternati momenti formativi sui diritti e sui doveri delle lavoratrici e approfondimenti sulla reputazione digitale, i programmi e gli strumenti per l’ingresso nel mercato del lavoro.
I risultati della ricerca di Euromedia Research
Contestualmente al lancio di TrasformAZIONE 2022, sono stati presentati i risultati della ricerca di Euromedia Research sul significato del ritorno al lavoro per le donne con patologie oncologiche. Una ricerca quantitativa di 500 interviste su una popolazione di riferimento di circa 12,4 milioni di donne italiane dai 18 anni in su, attive da un punto di vista lavorativo e sulle donne che hanno intrapreso il percorso “TrasformAZIONE” per conoscere le esperienze relative all’impatto che può avere una grave malattia sulla vita familiare e lavorativa.
Dalla ricerca, commentata da Alessandra Ghisleri, è emerso che:
- C’è una forte attenzione da parte delle donne italiane nei confronti della propria salute. L’88,9%, infatti, dichiara di effettuare visite di controllo con check-up completi su tutto il corpo.
- La paura di ammalarsi di tumore riguarda circa 3 intervistate su 4. A questo si aggiunge anche il timore del rischio di perdita di lavoro in caso di una malattia grave. Il 62% inoltre teme di avere difficoltà al rientro al lavoro.
- La quasi totalità delle donne che si sono ritrovate ad affrontare una grave malattia ha avuto il supporto, la tutela e la protezione della propria famiglia. Quello che è mancato, in molti casi, è invece il supporto di capi e colleghi e la tutela sul posto di lavoro sia da parte dei datori che dalle norme e dalle leggi che regolano il mercato.
- Le esperienze si dividono tra chi è riuscita a mantenere il proprio ruolo in azienda e chi, invece, ha subito un declassamento a seguito della malattia. Una situazione che ha colto di sorpresa 1 paziente su 4, subendo pessimi comportamenti dopo il rientro al lavoro.
- Anche per chi affronta una grave malattia, il ritorno al lavoro rappresenta uno stimolo: per 3 donne su 4 del percorso “TrasformAZIONE”, tornare a lavorare significa tornare alla vita. Il 67% delle donne vuole infatti tornare a lavorare.
- Purtroppo, però, la percezione è che il nostro paese sia ancora indietro in tema di tutele per le donne lavoratrici, che spesso vengono lasciate da sole. La preoccupazione, soprattutto tra le donne del progetto “TrasformAZIONE”, è quella di non riuscire più a fare il proprio lavoro come una volta e, quindi, di incontrare delle difficoltà nel riprendere l’attività lavorativa. Paure che, però, non frenano la voglia e la forza di queste donne di ripartire e riprendere in mano la loro vita.
- Sicuramente l’effetto della malattia si è sentito ed ha creato delle difficoltà dal punto di vista fisico e mentale e, anche per questo, nella ripartenza queste donne si ripromettono di dedicare più attenzioni a sé stesse e limitare le situazioni di stress e sovraccarico sul posto di lavoro. Il lavoro, dunque, sarà uno stimolo in più per ripartire, ma non dovrà più sovrastare la persona.
«Tra le difficoltà principali che la lavoratrice con diagnosi tumorale si trova ad affrontare c’è il problema di conciliare i tempi di lavoro con quelli della cura, nonché la gestione del rientro sul luogo di lavoro nella fase post malattia», replica l’avvocato Gabriele Fava dello Studio Fava & Associati. «Tutto ciò all’interno di un quadro normativo frammentato e questo contribuisce a rendere insidiosa la ripresa della quotidianità lavorativa. Infatti, per le patologie oncologiche non esiste ad oggi una normativa nazionale organica che tuteli i lavoratori malati: siamo fermi alla normativa che riconosce solo sei mesi di malattia, senza perdere il posto. Ma nessuno si pone il problema di come una donna con malattia oncologica ritorna al lavoro, quali nuove esigenze ha per le cure mediche, le visite, i problemi di salute dopo le cure. Occorre intervenire al più presto per rispondere a queste esigenze, con permessi per le visite mediche, retribuzione in caso di assenze giustificate per le cure, supporto psicologico, modalità di smart-working in certe situazioni più critiche. È molto difficile, ma è necessario promuovere nuove misure di natura contrattuale sul luogo di lavoro, finalizzate a migliorare la qualità della vita professionale delle lavoratrici, ma più in generale dei lavoratori, affetti da patologie tumorali».
di Paola Trombetta