L’Italia è un passo avanti rispetto al resto d’Europa, almeno in tema di screening neonatali. Con gli Stati Uniti, è l’unico Paese in cui si cercano alla nascita, in ogni bebè, ben 48 malattie rare, merito della legge 167 del 2016: un’opportunità che rappresenta un diritto a una vita migliore, grazie a interventi di diagnosi e terapie precoci in bambini che presentano anomalie genetiche che altrimenti potrebbero portare a gravi malformazioni, disabilità, incapacità funzionali e cognitive. Una “condanna” per chi ne è portatore, per la famiglia, i care-giver, il sistema salute. Oggi, il panel potrebbe arricchirsi di altre 10 malattie rare, 7 già previste nel 2020 e 3 recentemente proposte: malattie di Fabry, Gaucher, Pompe, mucopolisaccaridosi di tipo I (MPS I), atrofia muscolare spinale (SMA), immunodeficienza ADA–SCID, adrenoleucodistrofia X-linked (X–ALD) e le recentissime immunodeficienza PNP–SCID, altre immunodeficienze rilevabili con test TREC/KREC e la sindrome adrenogenitale. Una bella notizia che arriva in occasione della imminente Giornata dedicata alle Malattie Rare (28 febbraio). Per tutte queste patologie oggi sono a disposizione test validi, facilmente eseguibili, già utilizzati in progetti regionali in Italia, e terapie farmacologiche specifiche, efficaci, in alcuni casi anche terapie geniche, trapianto o una dieta specifica. Opzioni terapeutiche che assicurano ai bimbi che ne sono affetti una prospettiva di vita in salute o comunque con un carico di malattia molto più lieve. Patologie che sono facilmente intercettabili: «Per ciascuna ci sono già esperienze di screening neonatale in diverse Regioni italiane, che hanno portato nel tempo a salvare la vita a decine di bambini. Nell’attesa dell’aggiornamento del panel nazionale, 16 Regioni hanno avviato comunque iniziative autonome: la Puglia ad esempio ha incluso nello screening 10 patologie in più rispetto a quanto previsto a livello nazionale, l’Abruzzo 7, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Toscana 5, il Trentino 4, la Lombardia e la Liguria 2, chiudono Piemonte, Valle d’Aosta, Lazio, Campania e Sicilia con 1 malattia rara. Iniziative che, tuttavia, hanno portato a importanti differenze regionali che vanno superate garantendo, con il rapido aggiornamento del panel, questo “diritto” a tutti i neonati.
«Ogni giorno di ritardo nell’implementazione della legge 167/2016, può costare la vita o la salute a uno di loro», dichiara Ilaria Ciancaleoni Bartoli, Direttrice di Osservatorio Malattie Rare (OMaR). «I termini per l’aggiornamento sono scaduti da tempo; il tavolo tecnico del Ministero ha fatto un grande lavoro, pertanto l’auspicio è che il Ministro Schillaci voglia immediatamente prenderne atto e trasporlo in un decreto affinché i successivi aggiornamenti procedano in modo più spedito».
Hanno infatti tutte le carte in regola per entrare a breve a far parte dello lo screening altre malattie rare: la ASMD, nota come malattia di Niemann-Pick, la leucodistrofia metacromatica, il deficit di AADC e diverse altre forme di mucopolisaccaridosi. «Sono patologie – aggiunge Andrea Pession, presidente Società di Malattie Metaboliche Ereditarie e Screening Neonatale (Simmsen) – che hanno già ricevuto dagli esperti del “Quaderno Screening neonatali estesi”, realizzato da OMaR, esito “favorevole con riserva” o in alcuni casi “negativo” per la mancanza di un test, di una terapia efficace o di esperienze consolidate, ma i cui risultati sono ormai vicini, grazie alla ricerca o a progetti pilota già avviati». Questi sono molteplici: sette in Lombardia, due in Toscana e uno nelle Marche, in Campania e in Basilicata, mentre non è in essere nessun progetto in Emilia Romagna, Umbria, Molise, Calabria e Sardegna. Si tratta tuttavia di progetti in gran parte “sperimentali”, ovvero soggetti a riconferma a scadenza, mentre solo la Puglia (per tutte le 10 malattie), il Triveneto e la Toscana (per 4 patologie), il Lazio (per la SMA) e la Lombardia (per le SCID) hanno stabilmente inserito le “proprie” patologie rare per legge regionale. Ragione di più per caldeggiare l’inserimento di tutte le patologie “in attesa” nel pannello nazionale di screening, rendendolo accessibile e disponibile a tutti i neonati a prescindere dalla Regione di nascita. Ciò significa che saranno sempre più numerose le malattie rare ricercate e individuate grazie allo screening neonatale. Da qui la necessità di considerare anche l’impatto che l’ampliamento del panel avrà sul Servizio Sanitario Nazionale: occorre prevedere e organizzare percorsi più efficienti e ottimizzare le risorse, umane e strutturali con meno centri, ma più attrezzati e con personale formato, favorire gli accordi interregionali e standard di qualità sempre più elevati.
«I laboratori sono passati dai 30 iniziali a 15, coprendo un bacino di 25 mila nati ciascuno – precisa Giancarlo la Marca, direttore del Laboratorio Screening Neonatale Allargato dell’Ospedale Meyer di Firenze – ma l’ottimale sarebbe riuscire ad arrivare a 60 mila neonati ciascuno. Un obiettivo possibile facendo in modo che i finanziamenti previsti nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) arrivino direttamente alle strutture che si occupano del percorso screening, mentre ad oggi passano dalle Regioni tramite un fondo indistinto e non vincolato allo scopo. Pertanto, sarebbe opportuno per il futuro identificare un meccanismo che garantisca la specifica destinazione dei fondi al percorso di screening neonatale: un presupposto importante e necessario per ottenere un livello di screening qualitativamente soddisfacente e un servizio uniforme su tutto il territorio, anche in vista dell’allargamento del panel a 10 patologie rare».
La scelta non è casuale: per la SMA sono arrivate tre diverse terapie efficaci e più della metà delle Regioni italiane ha già avviato lo screening in autonomia; per le malattie di Fabry, Gaucher, Pompe e MPS I le terapie ci sono da anni e in Italia c’è una lunga esperienza di diagnosi neonatale; per l’ADA-SCID e la PNP-SCID, e per altre immunodeficienze, il test è semplice ed economico, e si può agire riducendo le infezioni, oppure con la terapia genica; per l’adrenoleucodistrofia X- linked (X-ALD) il trapianto rappresenta un’opportunità importante ed efficace; per l’iperplasia surrenalica congenita (CAH), nota anche come sindrome adrenogenitale, è possibile un’efficace presa in carico attraverso la terapia ormonale sostitutiva permanente per trattare l’insufficienza surrenalica e ridurre i livelli di ormoni androgeni.
Infine hanno ricevuto “parere favorevole condizionato” 10 altre patologie: deficit di AADC, per la quale è stata approvata a livello europeo la terapia genica che ora attende di essere messa in commercio in Italia; Niemann-Pick tipo A e B (ASMD) per la quale dal luglio 2022 esiste la prima e unica terapia enzimatica sostitutiva approvata dalla Commissione Europea, che ora attende la commercializzazione in Italia, mentre il test è già disponibile; leucodistrofia metacromatica (MLD) la cui progressione può essere bloccata da una terapia genica, messa a punto all’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) di Milano e già commercializzata, ma che è priva di un test commerciale utilizzabile su larga scala. Infine, le 5 forme di mucopolisaccaridosi (tipo II, III, IV, VI, VII) “fuori per poco”, ma da rivalutare in fretta: per le forme II, IV, VI e VII le terapie esistono e anche il test, eseguibile con le attuali dotazioni, ma non è provvisto del marchio CE; per la MPS II (Sindrome di Hunter) si dispone di una terapia enzimatica sostitutiva dal 2007; per la MPS IV o Sindrome di Morquio vi è la doppia opzione terapeutica, il trapianto di cellule staminali ematopoietiche o la terapia enzimatica sostitutiva approvata fin dal 2014; per le rarissime MPS VI (Sindrome di Maroteaux-Lamy) e MPS VII (Sindrome di Sly) è disponibile una terapia enzimatica sostitutiva e per la MPS VI anche una terapia genica in fase di sperimentazione. Per tutte e quattro le forme il limite è, dunque, l’autorizzazione in Europa del test. Più lontano l’obiettivo per la MPS III (Sindrome di Sanfilippo) che al momento non ha una terapia approvata e non vi sono significative esperienze di screening.
Per saperne di più è possibile scaricare il “Quaderno SNE – Prospettive di estensione del panel”, realizzato da OMaR con il patrocinio di Fondazione Telethon e il contributo di Chiesi Global Rare Diseases Italia, Novartis, Orchard Therapeutics, PTC Therapeutics, Roche e Sanofi.
di Francesca Morelli