Una “Nuova Era Del Cervello” è già alle porte. Lo confermano le tante novità nella diagnosi e cura di molte patologie neurologiche e neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson, malattie dei motoneuroni, presentate dalla Società Italiana di Neurologia (SIN) in occasione della Settimana Mondiale del Cervello (13-19 marzo). Molte le innovazioni anche per l’emicrania, un disturbo a tutti gli effetti di genere: ne sono colpite 3 donne per ogni uomo, con predominanza in specifici momenti della vita come l’età riproduttiva e il periodo perimestruale.
«Oltre il 50% di donne con emicrania riferisce un numero maggiore di attacchi nella finestra che precede e separa l’inizio del mestruo», spiega il Professor Gioacchino Tedeschi, Direttore della Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli. «L’emicrania è spesso scatenata da alcuni fattori non-modificabili, come fluttuazioni ormonali, ed ecco perché la donna è più esposta rispetto al maschio allo sviluppo di patologia. Anche fattori climatici come vento, umidità, caldo o freddo intensi e altre condizioni come variazioni dei bioritmi del sonno e dei pasti, determinati alimenti (glutammato, nitriti, tiramina, alcol) o ancora stimoli sensoriali come luci e rumori forti o odori intensi». Passi avanti sono stati fatti nella comprensione dell’emicrania, sia da un punto di vista diagnostico che terapeutico, grazie a preziose informazioni che derivano dal plasma e dal liquido lacrimale e che hanno come protagonista il CGRP. Questo è uno dei neuropeptidi attivati dal sistema trigeminale quando sta arrivando l’attacco emicranico, responsabile degli stimoli dolorosi. «Abbiamo studiato i valori di concentrazione di CGRP nel plasma e nel liquido lacrimale di pazienti con emicrania – prosegue il professore – scoprendo che hanno livelli di liquido lacrimale 140 volte superiori a quelli che si trovano nelle concentrazioni plasmatiche e che sono significativamente più alti durante le mestruazioni. Ciò significa che un particolare assetto di ormoni sessuali può influenzare le concentrazioni di CGRP nelle pazienti con emicrania: “fatto” che può impattare anche sulla terapia. Forti di queste informazioni, tra le nuove terapie contro l’emicrania sono stati sviluppati gli anticorpi monoclonali innovativi, diretti proprio contro il CGRP: abbiamo avuto conferma che sono in grado di ridurre di almeno la metà il numero di giorni con emicrania al mese in circa il 70% dei pazienti, comprese quelle con emicrania mestruale (MRM)».
Il gruppo del professor Tedeschi ha sviluppato uno studio preliminare su 40 pazienti con MRM, in seguito a tre precedenti trattamenti preventivi falliti, a cui è stato somministrato un trattamento con questi anticorpi monoclonali (CGRP-mAbs). È stato possibile osservare, dopo sei assunzioni, una riduzione della frequenza dell’emicrania mestruale (da 5 a 2 giorni al mese), dell’intensità del dolore (da 8/10 a 6/10) e della durata attacchi (da 24 a 8 ore). Dunque le prime evidenze suggerirebbero che gli CGRP-mAbs possono rappresentare una potenziale strategia terapeutica preventiva, sicura ed efficace, in grado di ridurre il carico di disabilità correlata a frequenza, durata, intensità degli attacchi e migliorare significativamente la risposta ai pain-killers, confermando anche la stretta relazione esistente tra emicrania e i meccanismi ormonali sul CGRP e i mal di testa da mestruo. Il panorama terapeutico potrebbe ulteriormente ampliarsi con nuove opzioni, grazie alla ricerca che nel campo dell’emicrania è in continua evoluzione e molto attiva: dopo la tossina botulinica, gli anticorpi monoclonali diretti contro il CGRP, che ormai sono pratica clinica, stanno per essere resi disponibili i gepanti (le piccole molecole, antagonisti del recettore del CGRP) e i ditani diretti contro il recettore della serotonina 5HT-1F. Questi ultimi in particolare potrebbero aprire la strada al trattamento specifico degli attacchi emicranici in pazienti che non possono assumere triptani per patologie cerebro-cardiovascolari.
E il paziente, la donna, cosa può fare da parte sua? Adottare uno stile di vita adeguato. «Non è possibile immaginare una “ricetta” valida per tutti i pazienti emicranici – conclude Tedeschi – ma soltanto una “ricetta” su misura per ciascuno. Recentemente è stato formulato il concetto di “trigger tyranny” o “tirannia dei trigger” per descrivere come la vita del paziente emicranico possa essere frustante e consumarsi nel tentativo di evitare tutto ciò che può scatenare un attacco di emicrania per il timore di incorrere in un nuovo attacco. Senza dubbio, una volta identificato un trigger responsabile, si può prendere in considerazione l’elusione definitiva, ad esempio evitando di bere alcolici se questo è lo stimolo dell’attacco, considerando l’impatto che può generare sulla qualità di vita del paziente, intesa non come mera assenza di episodi emicranici, ma nella sua possibilità complessiva di godimento della vita stessa». Come a dire che anche con l’emicrania si può arrivare ad avere una propria vita e di qualità.
di Francesca Morelli
Cinque consigli contro la cefalea
I mal di testa possono essere controllati anche “rispettando il cervello” e con l’osservanza dei relativi bioritmi, ad esempio assicurandosi di dormire almeno 7 ore a notte, mangiando 3 volte al giorno, bevendo almeno 1,5 litri di acqua, non superando i 3 caffè al giorno e limitando gli alcolici, facendo sport almeno tre volte a settimana e cercando di gestire lo stress con pause idonee. «Queste accortezze nei casi più severi, quando cioè il mal di testa non è un disturbo occasionale, ma ricorrente o cronico, con manifestazioni cliniche ingravescenti, non sono sufficienti e richiedono terapie mirate con cure farmacologiche preventive, cioè mirate a ridurre la comparsa dei mal di testa e non solo sintomatiche», dichiara il Professor Piero Barbanti, docente di Neurologia presso l’Università IRCCS San Raffaele di Roma. «Il paziente affetto da forme severe deve esigere che il medico o il terapeuta scriva la diagnosi e certifichi nel dettaglio la cura, aderendo alle linee guida nazionali. Di fronte a chi promette miracoli con cure bizzarre e spesso costose, bisogna farsi rilasciare la ricetta scritta». Nella buona pratica, ecco 5 evidenze e consigli contro le cefalee:
- I mal di testa sono curabili e le forme refrattarie sono rarissime;
- Contare quanti episodi si hanno in un mese e quanto tempo impiega l’analgesico a funzionare;
- Non fare mai esami diagnostici autonomamente, ma solo con prescrizione medica;
- Spegnere sempre l’attacco di mal di testa ai primi sintomi;
- Se i giorni di cefalea superano i 4-5 al mese, è opportuno consultare lo specialista per valutare l’associazione di una cura preventiva, oltre al consueto analgesico, di cui è però necessario evitare un uso eccessivo.
F. M.