Possono trascorrere anche otto anni senza avere una diagnosi, senza conoscere la causa all’origine del problema o il meccanismo della sua comparsa. Anni in cui la sofferenza, fisica e psico-emotiva, continuano a crescere con preoccupazione. È la storia di diverse malattie accomunate, a causa di sintomi subdoli o di conoscenze ancora da approfondire, da incertezza diagnostica: un percorso in salita prima di arrivare a un “quid”, e dunque a una terapia, se non risolutiva, ma che almeno tenga sotto controllo sintomi e progressione. È quanto accade con l’endometriosi, patologia determinata dalla presenza della mucosa (endometrio) che di norma riveste solo la cavità uterina, anche all’esterno dell’utero: un problema che potrebbe presentarsi fin dalla prima mestruazione (menarca) e accompagnare la donna fino alla menopausa. In occasione della Giornata Mondiale dell’Endometriosi (28 Marzo) se ne richiama l’attenzione: una donna su dieci ne soffre e si porta dentro, con la malattia cronica, il peso psicologico e il disagio di non poter vivere appieno la femminilità. Se ne parla oggi perché ancora si dibatte sulle cause dell’endometriosi, di cui non si è ancora fatta chiarezza. Potrebbe avere un’origine autoimmune? Forse: è la tesi più recente.
«Tra le cause dell’endometriosi – spiega Manuela Farris, ginecologa – si ipotizza che ci possa essere anche una risposta autoimmune scatenata nei confronti delle cellule endometriali che rivestono l’interno dell’utero. La loro anomala localizzazione, al di fuori della sede naturale, provocherebbe infiammazione e dolore, contribuendo così alla formazione di aderenze tra tessuti adiacenti. Ciò spiegherebbe la varietà di sintomi: dolore pelvico, dolore durante i rapporti sessuali, infertilità, dolore alla schiena, stanchezza cronica e diverse altre manifestazioni». La possibile componente di autoimmunità sarebbe sostenuta anche dal fatto che donne con endometriosi, in misura maggiore rispetto alla popolazione generale, hanno tendenza a sviluppare altre problematiche a base autoimmune, come l’artrite reumatoide, il LES (Lupus Eritematoso Sistemico), la psoriasi e le allergie: non è chiaro se vi sia una relazione di causa-effetto, cioè che il sistema immunitario generi la malattia, ma vi sarebbero evidenze che sia implicato nella possibile progressione dell’endometriosi.
«Capire quale ruolo ha il sistema immunitario nell’endometriosi – continua la dottoressa – potrebbe favorire la messa a punto di possibili trattamenti immunoterapici, che si sono dimostrati efficaci in altre condizioni di natura simile, come l’artrite reumatoide. Va detto che una volta diagnosticata, l’endometriosi può essere oggi affrontata con una pluralità di opzioni terapeutiche che consentono alle donne di vivere senza i dolori legati alla malattia».
Non è questa però la sola ipotesi: l’endometriosi potrebbe anche dipendere dalla teoria di Sampson (o teoria delle mestruazioni retrograde)? Potrebbe essere questa la motivazione causativa più accreditata, considerando anche il “secondo nome” dato a questo fenomeno: ovvero alcune cellule durante le mestruazioni prenderebbero la direzione sbagliata e, anziché uscire dalla vagina, si dirigerebbero verso le tube e da qui raggiungere anche l’ovaio, l’addome o altri organi.
Troppi forse ancora e troppo diverse le teorie sulle cause dell’endometriosi che complicano e allungano i tempi della diagnosi: ecco perché è importante fare ricerca, parlarne, conoscere anche i campanelli di allarme che devono spingere la donna fin da subito a rivolgersi a un esperto. Almeno al primo sintomo più importante: il dolore. «Questo può manifestarsi durante le mestruazioni – prosegue Farris – e protrarsi nei giorni successivi, ma anche durante i rapporti sessuali. In caso di mestruazioni dolorose o abbondanti è sempre bene consultare un ginecologo che, attraverso alcune indagini strumentali come l’ecografia, potrebbe confermare o escludere la presenza della patologia, avviando un’adeguata terapia farmacologica, se necessario. L’endometriosi può avere un enorme impatto sulla qualità di vita: va considerata come una malattia cronica e come tale deve essere trattata. L’intervento chirurgico è una soluzione riservata esclusivamente a situazioni molto gravi e sempre dopo avere eseguito una risonanza magnetica. È bene, inoltre, tenere un diario dei sintomi, perché può essere difficile distinguere l’endometriosi da altre condizioni mediche, aiutando così il medico a fare una corretta diagnosi».
di Francesca Morelli