«Quando parliamo di obesità, la prevenzione è la chiave di volta: investire di più per incoraggiare stili di vita salutari, a partire da una corretta e sana alimentazione e dal contrasto alla sedentarietà. È importante iniziare dalle scuole per diffondere la cultura della prevenzione». Con queste parole il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha aperto la conferenza al Ministero della Salute, in occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità del 4 marzo. «Comunicare la salute significa riuscire a motivare la singola persona affinché interiorizzi le scelte salutari e si ponga in modo attivo nel processo di costruzione della propria salute, orientando le proprie abitudini. È importante rendere il cittadino “consapevole” delle conseguenze delle proprie scelte, ma non “colpevole”». Ancora oggi l’obesità è spesso considerata uno stigma, anche se ne soffre circa un miliardo di persone nel mondo, cioè una su sette, un numero destinato a raddoppiare nell’arco di dieci anni, e circa 6 milioni in Italia (un adulto su dieci), e quasi 2 milioni sono bambini (uno su tre). Per questo è importante “Cambiare le prospettive e parlare di obesità”, come cita il titolo della conferenza che si è tenuta al Ministero, promossa da Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, World Obesity Federation, Società Italiana dell’Obesità, Io Net – Italian Obesity Network, Open Italy, Obesity Policy Engagment Network, Amici Obesi, con il contributo di Novo Nordisk, all’interno del progetto internazionale Driving Change in Obesity, che mira a sconfiggere ogni forma di stigma che riguardi la persona con obesità.
Nell’evento al Ministero è stata presentata una lettera aperta, siglata dai Presidenti dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, dagli esponenti della comunità scientifica e dei pazienti, rivolta alle Istituzioni in occasione del #WorldObesityDay2023, con l’invito a dare priorità agli investimenti per la lotta all’obesità, perché investire nella cura e nella prevenzione è una questione prioritaria che richiede l’impegno di tutti. Istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation, la Giornata dell’Obesità ricorre il 4 marzo in tutto il mondo, coinvolgendo organizzazioni, associazioni e individui: ha lo scopo di sensibilizzare cittadini e istituzioni e di incoraggiare la prevenzione, evitando discriminazioni, pregiudizi e un linguaggio stigmatizzante sulle persone obese.
Il tema della Giornata Mondiale dell’Obesità di quest’anno è: “Changing Perspectives: Let’s Talk About Obesity” (“Cambiare le prospettive: parliamo di obesità”), con l’obiettivo di aiutare le persone a comprenderne la portata e l’impatto in tutto il mondo. Da qui alla riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili nel 2025, l’iniziativa della Giornata Mondiale 2023 mira a mettere in luce come aiutare le persone a riconoscere le molte radici e dimensioni dell’obesità e ispirarle ad avviare azioni efficaci per una salute migliore, mobilitare iniziative politiche, capovolgere idee sbagliate, per passare dalle parole ai fatti.
In Italia sono 6 milioni le persone con obesità, circa il 12% della popolazione adulta, secondo dati del 4° Italian Barometer Obesity Report, presentato lo scorso 29 novembre. Nel nostro paese le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni, ovvero più del 46 % degli adulti (oltre 23 milioni di persone), e il 26,3% tra bambini e adolescenti di 3-17 anni (2 milioni e 200mila persone). A livello territoriale emergono significative differenze, con punte del 31,9% al Sud e del 26 % nelle Isole relativamente ai bambini e adolescenti in eccesso di peso. L’obesità è in Italia una sfida irrisolta di salute pubblica, che troppo spesso viene sottovalutata e ignorata da adulti e genitori; l’11% degli adulti con obesità e il 54,6% degli adulti in sovrappeso ritiene di essere normo-peso e il 40 % di genitori di bambini in sovrappeso o obesi ritiene i propri figli normo-peso. Di fronte a questo scenario due disegni di legge presentati da parte dei Presidenti dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete hanno voluto dare risposte concrete nella lotta e contrasto al sovrappeso e obesità: l’Atto della Camera dei Deputati n.741 della XIX Legislatura del 28 Dicembre 2022 di iniziativa dell’Onorevole Roberto Pella su “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” e l’Atto del Senato n.135 della XIX Legislatura del 13 Ottobre 2022 di iniziativa della Senatrice Daniela Sbrollini su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”. Ma ora occorre un impegno comune e sinergico di tutti gli attori coinvolti. Da qui, una lettera aperta rivolta alle Istituzioni per considerare questa malattia una priorità sociosanitaria, in occasione della Giornata Mondiale, firmata dai Presidenti dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e dai rappresentanti della comunità scientifica e dei pazienti.
«La Giornata Mondiale dell’Obesità rappresenta un momento importante per prendere atto di un’emergenza globale, che interessa anche il nostro Paese, e per attivare percorsi concreti per contrastarla e prevenirla», dichiara l’onorevole Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Obesità e Diabete” e Vicepresidente vicario ANCI. «Appare miope non riconoscere ancora pienamente l’obesità come una vera e propria malattia e non affrontarla come una priorità nazionale. Per questa ragione nella lettera abbiamo scelto di mettere in luce come sia fondamentale che tutti coloro che necessitano di cure abbiano accesso ai migliori servizi disponibili, attraverso una serie di azioni: dall’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza ai PDTA, dalla formazione alla costituzione di team multidisciplinari di supporto, fino alla creazione di reti regionali di assistenza per la persona con obesità, che coinvolgano centri specialistici e medici di medicina generale».
«Dare voce al tema e ai numeri dell’obesità, in occasione di questa importante Giornata Mondiale, significa alimentare il dibattito istituzionale sulla necessità di programmare interventi mirati in termini di prevenzione e cura», continua la Senatrice Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare Obesità e Diabete e Vicepresidente della X Commissione del Senato. «Nella lettera aperta si sottolinea come sia giunto il momento di investire in linee guida nazionali per la cura e la gestione di tutte le persone affette da sovrappeso e obesità, in particolare quelle appartenenti a popolazioni vulnerabili, coinvolgere i medici di medicina generale e l’assistenza territoriale, formare professionisti sanitari in grado di seguire la persona con obesità nel percorso di cura, evitare la stigmatizzazione dell’eccesso di peso, supportare dal punto di vista psicologico famiglie e persone con obesità, garantire supporto personale, familiare, scolastico e lavorativo, assicurare l’accesso ai servizi di monitoraggio e assistenza per le persone con obesità, investire nella prevenzione primaria, secondaria e terziaria per ridurre l’insorgenza di complicanze».
«Se non affrontiamo l’obesità, la spesa medica per il trattamento delle malattie che ne derivano finirà per condizionare le generazioni future, con importanti conseguenze negative sul sistema sanitario e sulla nostra società», aggiunge Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei ministri. «È giunto il momento di mettere in atto soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica che siano in grado di dare risposte concrete alle persone con obesità e soprattutto che coinvolgano l’intera popolazione, partendo dalla inclusione dell’obesità nel Piano Nazionale delle Malattie Croniche (PNC), a cui stiamo lavorando presso il Ministero della Salute, al fine di aumentare il supporto e diminuire le disuguaglianze di accesso alle cure sul territorio».
«Non trattata, l’obesità è responsabile di una percentuale significativa di malattie non trasmissibili, tra cui quelle cardiovascolari, diabete, malattie del fegato e alcuni tipi di cancro», dichiara Luca Busetto, Presidente SIO – Società Italiana dell’Obesità. «È anche accertato scientificamente che l’eccesso di peso rappresenta un fattore predittivo per lo sviluppo di complicanze da COVID-19, inclusa la necessità di ricovero, di terapia intensiva e di ventilazione meccanica. L’obesità aumenta anche la mortalità per COVID-19. Prevenire l’aumento di peso e il riacquisto di peso sono impegni essenziali per centrare gli obiettivi dell’Oms e per far sì che il trattamento della malattia sia efficace. È ora che l’obesità venga considerata una priorità sociosanitaria per il nostro presente, ma ancora di più per il futuro del nostro sistema».
«La prevenzione e gli interventi mirati su alimentazione e sport sono importanti, ma è altrettanto necessario un approccio multidisciplinare per garantire un sostegno completo ed efficace», afferma Giuseppe Fatati, Presidente Italian Obesity Network. «È importante combattere lo stigma sociale per far sì che l’obesità sia considerata una malattia cronica che richiede una gestione di lungo termine, e non una responsabilità del singolo. Questo potrebbe contribuire in modo decisivo a ridurre la disapprovazione sociale e gli episodi di discriminazione verso chi ne è affetto, oltre a incidere sulle cure e sui trattamenti».
«L’obesità è una sfida irrisolta di salute pubblica, che colpisce e condiziona la vita di troppe persone. I problemi di salute correlati si riflettono quotidianamente sulla qualità di vita, sui casi di assenteismo dal lavoro, sulla produttività, impattando sui bilanci economici delle famiglie e della spesa pubblica e sanitaria», precisa Paolo Sbraccia, Vicepresidente IBDO Foundation, in rappresentanza della World Obesity Federation. «Investire nella prevenzione, nella gestione e nel trattamento dell’obesità è un’azione economicamente vantaggiosa per i governi e per i servizi sanitari. Gli investimenti possono aiutare a raggiungere gli obiettivi fissati per contrastare l’aumento dell’obesità e ottenere una riduzione del 25 per cento della mortalità per le malattie non trasmissibili a essa associate».
«La più grande iniziativa negli ultimi due anni, da parte dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, è stata la richiesta per il riconoscimento dell’obesità come “malattia”. Occorre che questa proposta approvata all’unanimità abbia un seguito in tempi brevissimi e che la malattia venga inclusa nei LEA», conclude Iris Zani, Presidente Amici Obesi, «per fare in modo che migliaia di persone, in grosse difficoltà, possano ricevere le cure adeguate per affrontare un adeguato percorso terapeutico».
di Paola Trombetta