Allergie e cambiamenti climatici: come ridurre i rischi

Uno starnuto tira l’altro, come le ciliegie. Altro che stagionale, il periodo delle allergie sta diventando “perenne”. La colpa è anche del cambiamento climatico e lo scenario per il futuro, dicono gli esperti, è poco roseo: entro la metà del secolo, si stima che più del 50% della popolazione soffrirà di qualche allergia e i pollini sono tra i primi inquisiti, responsabili dell’insorgenza e del peggioramento dei sintomi respiratori. «Gli effetti del cambiamento climatico sui pollini e in particolare l’aumento delle temperature negli ultimi anni, anche nei mesi di settembre e ottobre – spiega il Dottor Lorenzo Cecchi, Presidente AAIITO (Associazione Allergologi e Immunologi Territoriali e Ospedalieri) – ha alterato la stagione di fioritura delle piante, con un conseguente anticipo della fioritura di molti alberi, come betulla e cipresso e un prolungamento di quella delle graminacee e della parietaria, due erbe molto importanti quando si parla di allergie in Italia». Tra le manifestazioni cliniche più comuni ci sono la rinite e l’asma che spesso vanno a braccetto: più del 90% degli asmatici ha anche la rinite e la metà di questi con la rinite soffre d’asma, di diversa gravità. Oltre agli allergeni che entrano in contatto con l’organismo attraverso l’aria respirata, ci si mettono pure l’inquinamento atmosferico e lo smog: l’aumento di patologie/reazioni allergiche è immediato. «Da un lato gli inquinanti danneggiano la mucosa, la cosiddetta “barriera epiteliale” – prosegue l’esperto – un muro fatto di mattoni dove al di sotto si trova il sistema immunitario, che filtra ciò che arriva dall’esterno, limitando il numero di sostanze che entrano in contatto col sistema immunitario. Tuttavia, le oltre 350mila sostanze introdotte dall’uomo nell’ambiente negli ultimi 60-70 anni stanno provocando la sconnessione di questi mattoni, facilitando la penetrazione di allergeni, sostanze inquinanti, irritanti e microorganismi, inclusi i batteri. Dall’altro, gli inquinanti aumentano l’allergenicità degli stessi, alimentando così l’infiammazione che è la fonte di malattie allergiche, ma anche di altre malattie croniche».

Al contrario di altre allergie, quelle respiratorie non presentano differenze di genere ma solo di età; sono infatti i bambini a essere più frequentemente allergici e asmatici perché più esposti a quegli stimoli ambientali che rappresentano i fattori di rischio per tali problematiche proprio nella fase di sviluppo del loro sistema immunitario, tant’è che oltre 1 bambino su 3 presenta almeno un episodio di respiro affannoso acuto prima dei 3 anni d’età, spesso sotto forma di respiro sibilante o wheezing. A confermare la relazione tra effetti ambientali e allergia ci sono dimostrazioni scientifiche, come l’“ipotesi igienica” secondo cui i bambini che nascono e vivono in contesti rurali, a contatto con agenti patogeni (virus, batteri) hanno meno probabilità di essere allergici rispetto ai coetanei che vivono in città. «Nell’ambiente rurale – chiarisce il medico – si mantiene maggiormente l’equilibrio tra batteri dell’ambiente e il nostro sistema immunitario, equilibrio che si è realizzato in milioni di anni di convivenza. Questo spiega perché nel mondo occidentale ci sono più malattie allergiche rispetto ad altri Paesi meno sviluppati». Su questa relazione “si gioca” anche la prevenzione: in Finlandia ad esempio è stato avviato un progetto finanziato dallo Stato che prevede attività ricreative per i bambini all’aria aperta, come divertirsi con la terra e stare nell’orto: i primi risultati evidenzierebbero miglioramenti nella riduzione delle allergie respiratorie e dell’asma.

Dunque allergici si può nascere, ma anche diventare: «Qualsiasi aspetto ambientale – aggiunge Cecchi – condiziona lo sviluppo delle malattie croniche in un individuo, sia durante il concepimento e la gravidanza fino all’età più avanzata. Oggi non si parla più di cause ambientali, ma di esposoma, un termine inizialmente utilizzato solo in riferimento allo sviluppo di tumori e attualmente esteso anche alle allergie, indicando la totalità delle esposizioni ambientali non genetiche a cui un individuo è sottoposto e l’insieme degli effetti legati all’ambiente, all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Anche gli aspetti “endogeni”, cioè tipici della persona come uno stile di vita “sregolato”, un’alimentazione povera di antiossidanti, il consumo di tabacco contribuiscono a peggiorare i sintomi delle allergie respiratorie e l’infiammazione, soprattutto se già si soffre d’asma. Infine, in relazione alla pratica fisica, le cure di oggi permettono di svolgere qualsiasi tipo di attività, ma vi sono alcuni sport che richiedono maggiore attenzione, come il ciclismo, che espone ad alte concentrazioni di pollini».

Fondamentale dunque è mettere in campo azioni pratiche di prevenzione: dall’informazione, attraverso i sistemi di previsione e quelli di monitoraggio ambientale, sia per i pollini che per gli inquinanti, tenuto conto ad esempio che durante le forti piogge e raffiche di vento, si innesca la cosiddetta “asma da temporale” in cui gli allergeni contenuti nei pollini riescono a penetrare più profondamente nelle vie respiratorie, provocando forme asmatiche gravi, anche tra pazienti non allergici, all’attenzione verso gli allergeni indoor. A questi appartengono acari della polvere e la forfora degli animali da compagnia: per i primi è consigliato utilizzare fodere anti-acari per materassi e cuscini, e per la seconda lavare i nostri amici a quattro zampe una volta alla settimana così da rimuovere il più possibile gli allergeni dal pelo, tenendoli lontano da divani, mobili imbottiti e dalle camere da letto.

Sotto l’aspetto terapeutico infine è possibile ricorrere a farmaci di automedicazione: «Gli antistaminici, disponibili sia per uso topico (spray nasali o colliri) o da assumere per via orale (compresse) eventualmente con vasocostrittori – conclude Cecchi – rappresentano dei validi alleati e sono sicuri anche per i bambini, nelle dosi giuste, in presenza di congestione nasale dovuta ad allergie alle alte vie respiratorie. Mentre i colliri antiallergici contribuiscono ad alleviare i sintomi della congiuntivite, spesso associata alla rinite allergica. Per l’utilizzo di tutti i farmaci di automedicazione è fondamentale leggere sempre il foglietto illustrativo e rivolgersi al farmacista. Se poi la sintomatologia persiste si raccomanda una visita dal proprio medico o dallo specialista». Insomma, la corretta conoscenza degli allergeni e delle proprie allergie, così da ridurne l’esposizione, consente di godersi l’aria aperta: è importante condurre una vita “normale”, senza limitazioni e, con la giusta terapia, è possibile svolgere qualsiasi attività. Con l’indicazione alla prudenza, evitando cioè i momenti più critici della giornata, legati all’innalzamento dei pollini, quali la tarda mattinata o le prime ore del pomeriggio, quando è raccomandato non fare passeggiate o attività sportive all’aperto.

di Francesca Morelli

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