Una nuova modalità “digitale” per migliorare le diagnosi e l’aderenza alle terapie: è la proposta del Documento programmatico, curato dall’Intergruppo Parlamentare Sanità Digitale e Terapie Digitali, presentato al Ministero della Salute. Per capire meglio la valenza di questo nuovo approccio di comunicazione tra medico e cittadino, abbiamo intervistato l’onorevole Simona Loizzo, Presidente di questo nuovo Intergruppo.
Partiamo dalla definizione di Sanità digitale: quali vantaggi potrebbe offrire, sia al cittadino che al medico?
«La Sanità digitale è la nuova stagione della comunicazione tra cittadino e strutture sanitarie con la possibilità, per clinici e pazienti, di poter disporre di molti servizi, come ad esempio la cartella clinica informatizzata, ma anche la possibilità di effettuare direttamente prenotazioni di esami clinici, fino al monitoraggio delle condizioni del paziente stesso, con risparmio di tempo e di spese per entrambi gli utilizzatori. Pensiamo subito al guadagno in termini di minore spesa e possibilità di monitorare soprattutto i pazienti fragili, come i diabetici, i soggetti con malattie cardiovascolari e patologie croniche in generale. Ma verrebbero avvantaggiati anche tutti gli anziani che vivono soli, e magari non sono in grado di formulare precise richieste e fornire informazioni sulla propria salute. In questo caso sarebbe una vera rivoluzione poter “tele-assistere” questi soggetti».
Potrebbe citare qualche esempio concreto dell’utilizzo di questo approccio sanitario digitale?
«Pensiamo ad esempio ai diabetici e ai vantaggi del controllo diretto della glicemia. In questo modo potrebbe essere compilato per ogni paziente un fascicolo elettronico che permetterebbe di riassumere la sua storia clinica e monitorare in tempo reale i suoi valori glicemici per l’assunzione corretta della terapia insulinica. Questa modalità digitale consente un grande vantaggio non solo per l’assistenza al paziente, ma anche un’evidente riduzione dei costi per il Sistema Sanitario, che è in grado attraverso l’utilizzo di una App di comprendere in tempi brevi il quadro clinico e poter eventualmente intervenire in tempo reale per modificare il protocollo terapeutico».
Parlando di pazienti anziani, questa tecnologia è facilmente accessibile e utilizzabile?
«L’anziano, soprattutto se non autosufficiente, viene solitamente assistito da un caregiver che è in grado sicuramente di utilizzare questi strumenti digitali che non sono per nulla complessi e si limitano all’uso di una telecamera e di un software con un’apposita App, già programmata».
In alcuni Paesi quali Francia, Regno Unito, Usa, Giappone è già in vigore l’utilizzo di Terapie digitali. In che cosa consistono e come potrebbero essere utilizzate? Possiamo citare qualche esempio?
«Uno dei nostri obiettivi è utilizzare queste pratiche digitali anche per ottimizzare e monitorare le terapie e rendere questa tecnologia rimborsabile dal Sistema sanitario, come già avviene in altri Paesi europei. Tra i tanti esempi, si può citare il trattamento delle lombo-sciatalgie della persona anziana. In questo caso si potrebbe impostare un’App che guida la persona ad eseguire determinati esercizi per il potenziamento di alcuni muscoli, attraverso specifici protocolli di riabilitazione funzionale. Oppure per monitorare un paziente con problematiche neuropsichiatriche, che magari vive solo, per capire se mangia, si incontra persone oppure vive isolato: si potrebbe impostare una App che lo faccia interagire, lo sproni a mangiare, che controlli se si relaziona con altre persone, se dorme durante la notte. Questo consentirebbe anche al medico di modificare le terapie in relazione allo stile di vita che il paziente conduce. Se per esempio il paziente appare depresso, isolato, non adeguatamente nutrito, lo specialista può decidere il cambiamento del dosaggio o del tipo di farmaco».
Questo sistema di Sanità e Terapie digitali, oltre a ridurre i costi del SSN, può garantire una maggiore assistenza e sicurezza al paziente stesso?
«Sicuramente il soggetto con questa modalità di assistenza digitale si sente più rassicurato e accompagnato, anche nell’assunzione della giusta terapia. Non sempre è necessario, come figura di riferimento, lo specialista. Spesso è sufficiente un operatore sanitario, un infermiere, un fisioterapista che coordina le indicazioni digitali. Ma l’assistenza anche da parte di questi operatori è una garanzia di presa in carico del paziente che lo rassicura e migliora le cure. Alcune App propongono addirittura la risoluzione del problema. Se ad esempio si evidenzia una glicemia a 180, si accende istantaneamente una spia per cui il paziente viene allertato a provvedere alla somministrazione in autonomia di un aumentato dosaggio di insulina. Il medico interviene in un momento successivo quando magari occorre cambiare il tipo di terapie. Con l’assistenza digitale comunque il paziente si sente certamente più controllato e meglio curato e anche l’aderenza alle terapie migliora».
di Paola Trombetta