I benefici di una vacanza alle Terme dell’Emilia Romagna

Tempo di vacanze: dai lunghi weekend allo “stacco” di qualche giorno dalla quotidianità, le terme restano una delle mete più ambite, scelte da oltre tre milioni di italiani e dal turismo, anche straniero. Agli stabilimenti termali si va soprattutto per rilassarsi, dimenticando che le terme sono soprattutto e innanzitutto una spa: non un hammam, ma un centro di “Salus per Acquam“, ovvero un luogo in cui ricevere “Salute attraverso l’acqua”, restituendo benessere alle funzioni di diversi apparati, come quello respiratorio o muscoloscheletrico, tra i più frequenti motivi per cui si va in trasferta per le cure. Apparati su cui si può agire in prevenzione, cura e riabilitazione con percorsi e trattamenti dedicati.

Diverse le offerte, ad esempio delle Terme di Riolo o di Castel San Pietro in Emilia Romagna, regione colpita dalle recenti calamità, ma che ha ripreso a pieno ritmo le sue attività legate al benessere, con una lunga tradizione di cure termali, per le diverse tipologie di acque di cui dispone.

Se i problemi sono, ad esempio, riniti, sinusiti, raffreddori ricorrenti e affezioni generali dell’apparato respiratorio, Riolo è la sede “doc” per rinforzare e curare le vie aree, grazie all’acqua Breta. «Si tratta di un’acqua sulfurea medio minerale, composta da bicarbonato, solfato, alcalino-terrosa», spiega Guglielmo Arrabito, responsabile delle stesse Terme. «Diversi studi, anche di biologia molecolare, condotti negli anni, in collaborazione con la Cattedra di malattie bronco-polmonari dell’Università di Ferrara, hanno attestato l’efficacia delle acque sulfuree, attraverso terapia inalatoria, nelle patologie respiratorie. Alcune delle proprietà più importanti di queste acque riguardano la capacità a livello chimico di stimolare il reticolo endoteliale e le IgG e IgM immunoglobuline circolatorie, anticorpi che difendono il nostro organismo da malattie infettive, fino a svolgere un’azione “surfactante”, che va ad aumentare la capacità del polmone di variare il proprio volume quando viene applicata una determinata pressione. Azioni che, a livello fisico, si traducono nella migliore detersione delle cavità nasali e nella fluidificazione del muco, con un sensibile benessere per il paziente».

La ricerca scientifica più recente, sebbene ancora molto limitata rispetto a trattamenti per altre patologie, dimostra che il termalismo ha tantissime potenzialità, alcune giù ampliamente sfruttate a beneficio del paziente, altre ancora da implementare. Le maggiori evidenze riguardano la medicina respiratoria, ovvero le cure inalatorie, l’applicazione delle acque termali in ambito cardiovascolare e per patologie di interesse reumatologico o in precorsi a carattere riabilitativo. «Le cure termali – aggiunge Marco Vitale, professore ordinario di Anatomia Umana, dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma e direttore scientifico di FoRST (Fondazione per la Ricerca Scientifica Termale) – sono efficaci in prevenzione, cura e soprattutto riabilitazione, ad esempio nella gestione della fibromialgia o sindrome fibromialgica, per citare una patologia su tutte, malattia cronica che si caratterizza per dolori muscolari diffusi, in assenza di segni di infiammazione e spesso in associazione ad altri sintomi quali affaticamento, disturbi del sonno, deficit di memoria e concentrazione, a cui la regione Emilia Romagna è particolarmente attenta».

Nelle patologie respiratorie, come è presumibile, un ruolo centrale ha il naso che svolge un ruolo importantissimo non solo per la naturale respirazione, ma per l’intero organismo. «Basti pensare – dichiara Ignazio Tasca, Direttore dell’UO dell’Azienda Sanitaria di Imola – che riscalda l’aria, la umidifica, la filtra, bloccando particelle che possono essere inalate accidentalmente, facendola arrivare ai polmoni a una temperatura sempre costante, anche se quella all’esterno del naso o nell’ambiente è molto bassa. Problematiche quali flogosi, infiammazioni, patologie nasali in genere possono trarre benefico da cure termali effettuate soprattutto in primavera-estate, con un ruolo “preparatorio” dell’apparato per l’autunno-inverno successivo in quanto, qualunque terapia termale fatta attraverso il naso, può migliorarne la funzione e quindi prevenire raffreddori e molte altre condizioni delle vie respiratorie, che nella stagione fredda rappresentano una delle maggiori cause di assenteismo dal lavoro. Quindi le cure termali hanno anche un risvolto socio-economico importante».

Non ultimo, in ottica di riabilitazione, le Terme di Riolo offrono proposte innovative, ad esempio un percorso di recupero precoce, finalizzato al contrasto della cronicità in pazienti con diagnosi di BPCO (Bronco Pneumopatia Cronico Ostruttiva). «Spesso in questa categoria di malati si verifica un decadimento fisico successivo alla diagnosi – chiarisce Silvia Penazzi, fisioterapista alle Terme di Riolo – e la persona arriva alle cure fisioterapiche in stadi di malattia già avanzati. Proponiamo pertanto di affiancare fin da subito alle cure termali, un percorso precoce di fisioterapia riabilitativa: un intervento anticipato contribuisce a rallentare la cronicità o la progressione di malattia».

Se invece sono presenti dolori osteoarticolari, è possibile avvantaggiarsi di un trattamento di fangobalneoterapia, una delle terapie complementari più frequentemente utilizzate nella gestione di queste problematiche, che consiste nell’applicare fango termale ad una temperatura di circa 52°C sulla superficie corporea in zone più o meno estese, secondo i casi. Gli effetti benefici della fangoterapia, come è stato sottolineato in un convegno dedicato al termalismo tenutosi a Castel San Pietro, sono ormai riconosciuti: riduzione del dolore, infiammazione e miglioramento della mobilità sono tra i benefici più evidenti, grazie agli effetti antinfiammatori, analgesici e decontratturanti della fangobalneoterapia, utilissimi nelle forme artrosiche e fibromialgiche di tutto il sistema muscolo-scheletrico, a vantaggio di un sensibile miglioramento della qualità della vita per il paziente. «Questo trattamento – commenta Antonella Fioravanti, Presidente dell’OMTh (Organizzazione Mondiale del Termalismo) e vice presidente dell’ISMH (International Society of Medical Hidrology and Climatology) – è in grado di agire su tanti fattori e mediatori del processo osteoartrosico: dalle citochine pro-infiammatorie, alle adipochine proflogistiche, alla modificazione di alcune particolari molecole (microRNA), spegnendo il processo infiammatorio, in alcuni casi in maniera migliore ottenendo risultati là dove la terapia farmacologica o altri trattamenti non hanno dato gli effetti sperati. E, valore aggiunto, i benefici della fangobalneoterapia sono mantenuti a lungo: fino a 9 mesi successivi all’interruzione del trattamento, un esito e una persistenza non associabile ad alcun tipo di intervento/terapia farmacologica». Ciò a vantaggio non solo della persona, ma di tutto il sistema salute, con una importante riduzione dei costi assistenziali per il Sistema Sanitario Nazionale, che offre agli aventi diritto due cicli gratuiti di cure termali all’anno dietro prescrizione medica.

Ma i benefici del termalismo non si limitano a queste patologie: effetti positivi sono riscontrarti anche a carico di patologia dermatologiche su base infiammatoria, come la psoriasi o l’artrite psoriasica ad esempio, malattie neurodegenerative come Alzheimer, con evidenze da studi di laboratorio, malattie complesse come la fibromialgia, malattie cronico venose e del metabolismo. Allora quest’estate, perché non andare a rilassarsi e a curarsi alle terme?

di Francesca Morelli

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