RISP, acronimo di Rete Italiana Screening Polmonare, è il primo programma di screening del tumore al polmone che coinvolge 18 centri italiani, coordinati dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Oltre 15 mila volontari, donne e uomini tra i 55 e i 75 anni, forti fumatori attuali oppure da meno di 15 anni, provenienti da tutte le regioni d’Italia sono stati registrati nel database nazionale: il programma è stato già intrapreso da 4.560 volontari. Questo prevede l’offerta gratuita di tomografia computerizzata, TAC spirale toracica a basso dosaggio e un percorso di disassuefazione dal fumo con utilizzo del farmaco antifumo citisina, un principio attivo ben tollerato, privo di effetti collaterali che, a differenza della nicotina, non crea dipendenza. «L’obiettivo – spiega Ugo Pastorino, Direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica e coordinatore del RISP – è dimostrare che questo “programma” è in grado di ridurre la mortalità del tumore al polmone nei forti fumatori ad alto rischio, con tassi tra l’8 e il 26% per gli uomini e tra il 26 e il 61% nelle donne, secondo le prime evidenze. Se i dati verranno confermati, ci rivolgeremo alle istituzioni per inserire questo approccio nei Livelli essenziali di assistenza, rendendo quindi rimborsabili con il Servizio Sanitario Nazionale sia la TAC a basso dosaggio, sia i farmaci antifumo a scopo preventivo per questa fascia di popolazione ad alto rischio». La Tac in questo percorso è cruciale: «Analizziamo i risultati che fornisce con il supporto dell’Intelligenza artificiale in modo da ridurre i falsi positivi e, di conseguenza, interventi chirurgici per patologie benigne», chiarisce Nicola Sverzellati, Direttore U.O. Scienze Radiologiche AOU di Parma. «Utilizziamo inoltre apparecchiature di ultima generazione che presentano un’elevata rapidità di esecuzione ed espongono a una dose minima di radiazioni, senza compromissione della qualità delle immagini».
Il programma RISP, che si sviluppa nell’ambito di uno studio multicentrico randomizzato finanziato dal Ministero della Salute, risponde a strategie preventive non solo necessarie, ma doverose per arginare il trend di abitudine al fumo e dunque al potenziale sviluppo di neoplasie polmonari: secondo gli ultimi dati PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) in Italia il 24% dei 18-69enni fuma e di questi, il 22% consuma più di un pacchetto di sigarette al giorno. Ne consegue un numero in costante crescita di nuove diagnosi, specie nella popolazione femminile: 43.900 solo nel 2022, 14.600 tra le donne. «Ciò è imputabile all’incremento dell’abitudine al fumo: una donna su dieci inizia a fumare prima dei 15 anni», aggiunge Silvia Novello, Responsabile SSD Oncologia Polmonare, AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano, Torino e Presidente di WALCE Onlus – Women Against Lung Cancer. «In Europa, l’Italia spicca per uno dei più alti tassi di giovani fumatrici: un fenomeno che spinge a incentivare campagne di prevenzione mirate alle diverse fasce di popolazione; non si possono usare le stesse strategie per ragazze di 11 anni e donne over 50, in cui l’obiettivo, oltre che di screening, è anche di prevenzione».
Oggi il tumore al polmone è la seconda neoplasia più frequente negli uomini e la terza nelle donne, spesso diagnosticata in fase avanzata. «Grazie allo screening – sottolinea Francesco Facciolo, Direttore Chirurgia Toracica dell’Istituto Regina Elena di Roma – è possibile fare diagnosi iniziali, quando il tumore è in primo e secondo stadio ed è curabile con un intervento semplice, risolutivo, eseguito in chirurgia mininvasiva, con una sopravvivenza a distanza superiore all’80%».
Il Programma RISP prevede il reclutamento di 10 mila volontari nell’arco di 18 mesi. Attualmente, l’adesione è al 50%, ma l’esperienza di “coinvolgimento” di alcuni Centri può essere di esempio per altri territori. «In Puglia – commenta Domenico Galetta, Responsabile S.S. Dipartimentale di Oncologia medica per la patologia toracica, Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari – abbiamo coinvolto 300 farmacie: il fumatore che si riconosce nelle caratteristiche del Programma, può iscriversi in farmacia e fissare anche l’appuntamento per lo screening con la TAC. L’altro aspetto positivo è che nella metà dei casi, le persone hanno anche chiesto di partecipare al percorso di disassuefazione con una elevata percentuale di successo». È possibile iscriversi al programma collegandosi al sito www.programmarisp.it, a cui hanno aderito, ad oggi, i seguenti Centri: Presidio ospedaliero Santo Spirito di Pescara, Centro di riferimento oncologico di Basilicata (IRCCS), Azienda Ospedaliera “Pugliese Ciaccio”, Istituto Nazionale Tumori “Fondazione G. Pascale” (IRCCS) e Azienda Ospedaliera Specialistica dei Colli di Napoli, Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma, IRCCS in Tecnologie Avanzate e Modelli Assistenziali in Oncologia di Reggio Emilia, Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRCCS) di Roma, Ospedale Policlinico San Martino (IRCCS) di Genova, Istituto Nazionale Tumori di Milano (IRCCS), ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona, APSS Trento, Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO), Istituto Tumori Giovanni Paolo II (IRCCS) di Bari, Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, Istituto Oncologico Veneto (IRCCS) di Castelfranco.
Francesca Morelli
I risultati dello studio CheckMate presentati all’ASCO di Chicago
Il tumore del polmone è la causa principale di morte per tumore al mondo. Le due tipologie principali sono quelle non a piccole cellule e a piccole cellule. Il tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) è uno dei più comuni e costituisce l’84% delle diagnosi. I tassi di sopravvivenza variano secondo lo stadio e la tipologia di tumore al momento della diagnosi. Incoraggianti risultati nella terapia sono stati presentati al Congresso annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (American Society of Clinical Oncology)- ASCO di Chicago. Quattro anni di studio di fase 3 “CheckMate -9LA” hanno dimostrano i benefici duraturi nel trattamento del tumore al polmone, non a piccole cellule metastatico (NSCLC), associando due farmaci, nivolumab e ipilimumab con due cicli di chemioterapia, rispetto a quattro cicli di sola chemioterapia, nei pazienti non trattati precedentemente: il 21% dei pazienti trattati con nivolumab più ipilimumab e due cicli di chemioterapia sono vivi a quattro anni rispetto al 16% dei pazienti trattati con la sola chemioterapia.
«I risultati duraturi osservati in quattro anni con nivolumab più ipilimumab e chemioterapia, specialmente nei pazienti con prognosi sfavorevole, dimostrano i benefici a lungo termine della associazione della duplice immunoterapia con un ciclo ridotto di chemioterapia per i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule avanzato o metastatico, che resta una malattia particolarmente complessa da trattare», afferma David P. Carbone, coordinatore dello studio CheckMate -9LA e Direttore del Thoracic Oncology Center al The Ohio State University Comprehensive Cancer Center – James Cancer Hospital and Solove Research Institute. «I dati nei pazienti con espressione tumorale di PD-L1 inferiore all’1% e istologia squamosa sono particolarmente incoraggianti, perché mostrano che la terapia di associazione continua a ridurre il rischio di morte di circa un terzo rispetto alla sola chemioterapia a quattro anni di follow-up nei gruppi di pazienti che storicamente hanno esiti peggiori».
Paola Trombetta