Estate, soprattutto per i giovani, è sinonimo di maggiore libertà sessuale, stili di vita irregolari, alimentazione spesso squilibrata, con abbondanza di zuccheri e cibi fritti. Per non parlare dell’abitudine consolidata a non cambiare il costume dopo il bagno al mare o in piscina. Tutti elementi che possono accentuare problematiche a livello genitale. Dai semplici disturbi tipo prurito e bruciore vulvare, fino a vere e proprie infezioni genitali come la Candida, che è la più diffusa e frequente nei mesi estivi.
Per fare il punto su questi disturbi e trovare soluzioni utili per prevenirli e curarli, abbiamo intervistato Rossella Nappi, professoressa di Ostetricia e ginecologia all’Università degli Studi di Pavia e membro del Comitato Esecutivo della Società Internazionale di Endocrinologia Ginecologica (ISGE).
Quali sono i più comuni disturbi a livello genitale in estate?
«Molto comuni in estate sono le infezioni di tipo fungino. Regina di questa stagione è la Candida, perché prolifera in ambienti caldo-umidi: al mare, in piscina, soprattutto quando si indossa il costume bagnato. Anche la maggiore libertà di rapporti sessuali, spesso non protetti, può favorire l’infezione. Così pure uno squilibrio nell’alimentazione, con eccessi di zuccheri, per abbondante consumo di aperitivi, bibite gassate, gelati, pizze, focacce, che ne favoriscono la proliferazione. La Candida è caratterizzata da perdite, di consistenza simile alla ricotta: provoca prurito, bruciore e uno stato di impotenza sessuale nella donna perché impedisce di poter avere rapporti a causa del dolore. Si può fare prevenzione, con semplici accorgimenti, come cambiare il costume bagnato, lavarsi con acqua e bicarbonato, utilizzare fermenti lattici, soprattutto pre e probiotici, per ostacolare la formazione della Candida nell’intestino, un importante serbatoio, che può estendersi alla zona vaginale e, se necessario anche terapie mirate, come gli azoli sostanze che la combattono in modo efficace. Se la Candida è recidiva, conviene utilizzare, quando possibile, trattamenti anche per il partner, perché potrebbe essere infettiva».
Anche la Vaginosi batterica può diventare un problema, soprattutto in estate?
«Queste infezioni sono causate da micoorganismi presenti, soprattutto in estate, spesso a causa di uno stile di vita disordinato, con un’alterazione del PH vaginale che diventa meno acido. La Gardnerella, normalmente presente nell’ambiente vaginale, prolifera più facilmente e causa il caratteristico odore di pesce marcio, che fa sentire molto a disagio a livello relazionale. Anche l’Escherichia Coli, presente in abbondanza nell’intestino e anche in vagina, può causare perdite e bruciori. In questi casi occorre combattere l’agente patogeno con specifici farmaci ed è importante prevenirle, stabilizzando il PH vaginale».
Esistono altri disturbi genitali meno problematici della Candida e delle Vaginosi batteriche, che si possono magari prevenire, in vista di una vacanza?
«Ci sono altri disturbi meno severi della Candida che possono provocare prurito o anche bruciore, localizzati a livello vulvare: non causano odori sgradevoli, non sono causati da batteri come le Vaginosi o da funghi come la Candida e non interferiscono in modo significativo con l’attività sessuale, ma la rendono meno piacevole. Le cause che possono portare ai più comuni discomfort di origine non infettiva dell’area vulvare, quindi esterna, sono: alimentazione poco equilibrata, agenti chimici (coloranti presenti nei tessuti, uso di carta igienica sbiancata o profumata), depilazione (ceretta, rasoio, crema depilatoria) o epilazione, rapporti sessuali con scarsa lubrificazione, igiene intima troppo frequente, utilizzo prolungato di assorbenti esterni, abbigliamento fasciante in materiali sintetici e persino fattori psicologici, come lo stress. Per prevenirli e curarli si potrebbero usare prodotti trofici e reidratanti che restituiscono ai tessuti il naturale equilibrio. Un esempio è il nuovo emugel lenitivo (Meclon Lenex), da applicare localmente a livello vulvare. Contiene melatonina, bisabololo e calendula che leniscono l’irritazione, zantalene e PEA (palmitoiletanolamide) che contrastano il bruciore e acido ialuronico che idrata la mucosa vulvare ed evita la secchezza. Questo prodotto si potrebbe usare nella prevenzione di situazioni come bruciore, prurito che sono molto ricorrenti, raggiungendo il 40% dei disturbi vulvovaginali più diffusi, soprattutto in epoca peri e menopausale. È indicato in quelle situazioni in cui sai che ti metti a rischio, soprattutto d’estate, quando è diffuso avere bruciore e irritazioni vulvari. Si può applicare prima di andare in piscina o fare il bagno oppure quando si indossano salvaslip, assorbenti o indumenti sintetici molto attillati: potrebbe anche essere un modo per aumentare la protezione da altri disturbi più severi».
Che dire del Papilloma Virus? Si registra un aumento di contagi in estate?
«Questa infezione è strettamente legata al rapporto sessuale, con partner portatori di questa famiglia di virus. Potrebbe registrare un incremento in estate, semplicemente perché ci sono più occasioni di avere rapporti occasionali, magari con soggetti che non si conoscono e non si sa che sono infetti. Non rientrano però tra le cause di questo aumento né il caldo, né l’alimentazione ricca di zuccheri, come avviene invece per la Candida e le Vaginosi batteriche. Nel caso del Papilloma virus, il vaccino resta il pilastro fondamentale della prevenzione».
di Paola Trombetta
Thin Prep: il Pap test in fase “liquida”
È un’evoluzione recente dell’analisi del materiale che viene prelevato durante il tradizionale Pap-test, l’esame in grado di evidenziare la presenza di lesioni precancerogene della cervice uterina. «Il prelievo del materiale dal collo dell’utero è analogo, ma cambia il metodo di conservazione e di analisi che è più efficace e sicuro», conferma la dottoressa Iolanda Iannella dei Laboratori Synlab di Napoli. «Anziché fissare il materiale su un vetrino, dove molte cellule possono venire alterate, viene inserito in una soluzione liquida, dove le cellule si conservano più integre e possono evidenziare anomalie che magari al tradizionale Pap-test potevano sfuggire. In aggiunta a questo test, se risulta positivo, si può effettuare l’HPV-Dna e Rna test per evidenziare la tipologia del Papilloma virus che è stato identificato, se si tratta cioè di un tipo più o meno oncogeno». P.T.