Ci siamo: le prime manifestazioni di malanni stagionali, come raffreddore, tosse, febbre, virus (para)influenzali, già si avvertono. Complice il ritorno a scuola e gli sbalzi di temperatura, alcuni piccoli si sono presi i primi malanni, con le consuete preoccupazioni e ansie di mamma e papà: come gestire al meglio disturbi e sintomi? Come farli passare più rapidamente? Per dipanare il bandolo della matassa arrivano i consigli della Dottoressa Silvia Zecca, pediatra e segretario provinciale FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) di Savona, che tranquillizza: «I disturbi influenzali e parainfluenzali sono tra i più comuni e da sempre colpiscono i bambini in età scolare. In molti casi, possono essere gestiti senza troppa ansia o preoccupazione».
Si sa che ai genitori le parole non bastano, servono informazioni e consigli pratici; ecco allora quanto c’è da sapere sui malesseri dell’autunno-inverno.
- Il mio bambino si è preso la tosse, che “malanno” fastidioso! FALSA definizione. Di per sé, infatti, la tosse non è una “condizione clinica” preoccupante; può diventare più seria se subentrano complicazioni come un broncospasmo o una broncopolmonite. Spesso la tosse si gestisce senza ricorrere a una terapia specifica. Talvolta potrebbero bastare i rimedi della nonna per sedarla, come una tazza di latte e miele, adatta a bambini più grandicelli, comunque di età superiore all’anno e mezzo, che ammorbidisce le mucose.
- Non c’è una cura per il raffreddore, VERO; i lavaggi nasali non sono sempre necessari, né VERO né FALSO. Per quanto comune e diffusissimo non si è ancora trovata “la cura” per questa infezione delle vie respiratorie che colpisce grandi e piccoli di ogni età, tappando il naso (ma non solo) dalla fase acuta fino all’esaurimento del disturbo per un periodo di circa 10/15 giorni, per sparire poi di norma spontaneamente. Dunque, proprio in funzione della sua dinamica e in assenza di particolari complicazioni o patologie, non è sempre necessario sottoporre i bambini con raffreddore a continui lavaggi nasali.
- La febbre è una preoccupazione: FALSO e VERO. Di norma la febbre va considerata come un segnale positivo, in quanto indica che il sistema immunitario è reattivo e capace di rispondere in maniera efficace all’attacco di un agente virale esterno, aiutando l’organismo a debellare l’infezione. Ma può diventare un indicatore preoccupante secondo i sintomi che l’accompagnano. Ad esempio, una febbre di 2 o 3 giorni, anche alta, senza sintomi associati, va trattata con paracetamolo senza ricorrere agli antibiotici, che sono inutili se l’infezione non è di origine batterica e che, anzi, potrebbero fare più male che bene, alimentando quella che viene definita antibiotico/farmaco-resistenza, rendendo più difficile curare con questi farmaci un’infezione o altra malattia, quando sarà necessario.
- È vietato fumare in casa quando ci sono bambini: VERO. O almeno i genitori dovrebbero imporsi di non fumare in presenza dei piccoli. Non serve farlo con le finestre aperte: questa strategia è solo un palliativo, che non evita al bambino di respirare il fumo passivo da sigaretta dei genitori o di chi hanno intorno. Il fumo infatti si deposita su quanto c’è nell’ambiente, rappresentando un rischio per la loro salute (ma anche per quella dei grandi), essendo più esposti ad esempio a possibili infezioni respiratorie ricorrenti o gravi come polmoniti e bronchiti, otite media acuta e cronica, aumento di gravità e frequenza delle crisi asmatiche, facilità al respiro sibilante (broncoreattività), aumento delle probabilità di sviluppare arteriosclerosi e carie dentali.
- I malesseri stagionali si possono curare con automedicazione: VERO e FALSO. Non sempre sono la scelta migliore, soprattutto se i sintomi sono subdoli. In questi casi la raccomandazione è di consultare il pediatra che, in base alle informazioni ricevute e a un primo accurato triage telefonico, potrà valutare la necessità di una visita tempestiva o nei giorni successivi, evitando di prescrivere farmaci specifici se il contesto non lo richiede. Quindi, niente fai da te, se sorge l’idea di somministrare ai piccoli una terapia: prima di ogni azione e decisone, ascoltare il parere esperto del medico.
di Francesca Morelli