Il tumore del polmone, in aumento nelle donne, è in Italia la più frequente causa di morte oncologica, con 34mila nuovi decessi all’anno. In quasi la metà dei casi (40%), la malattia viene rilevata in fase metastatica (stadio IV) con una sopravvivenza a 5 anni inferiore al 10%, con evidente impatto socio-economico: il 27% dei pazienti interrompe la propria attività lavorativa e nel 68% dei casi si rende necessario il supporto di un caregiver. Anticipare la diagnosi di tumore al polmone può significare cambiare radicalmente la prognosi e l’evoluzione della malattia, con un impatto rilevante sull’aspettativa di vita e sui costi sociali dovuti alla perdita di produttività. Lo screening rappresenta quindi una risorsa preziosa per la salute pubblica. Proprio per questo, sono attivi da tempo, per molte patologie oncologiche (come il cancro al seno), programmi organizzati, promossi dal Servizio Sanitario Nazionale e Regionale, rivolti alle fasce di popolazione più a rischio. Diversa è la situazione per il tumore al polmone, dove sussistono significative barriere. Lo dimostra l’indagine “Screening fobia e leve per favorirne l’accesso”, condotta da IQVIA per conto di Roche Italia, presentata a conclusione del Mese dedicato al Tumore al Polmone (novembre), che ha permesso di delineare l’identikit dei fumatori, il loro rapporto con la salute e la prevenzione, le barriere e gli ostacoli esistenti rispetto allo screening, identificando possibili strategie e soluzioni. Chi sono i fumatori di oggi e come si rapportano alla salute? Il 25% della popolazione fuma, mentre il 19% ha smesso di fumare: 7 fumatori su 10 convivono con condizioni croniche, problematiche cardiovascolari, metaboliche e respiratorie e 1 su 3 (36%) ha un approccio passivo nei confronti della propria salute. Tuttavia, anche tra la popolazione dei forti fumatori, c’è una quota quasi del 50% che è orientata attivamente alla prevenzione e cura di sé. E il 42% dichiara di sottoporsi abitualmente a controlli preventivi, anche in assenza di disturbi.
Screening: le barriere esistenti
Sebbene esista questa propensione, che spinge i fumatori a prendersi cura di sé, anche tra i più sensibili alla prevenzione emergono alcune barriere legate allo screening polmonare. A pesare sono, in prima istanza, quelle di carattere psicologico ed emozionale, derivanti dallo stigma esistente sulla patologia e sul fumo. Il tumore al polmone è percepito come una malattia incurabile: non esiste una consapevolezza diffusa del valore della diagnosi precoce, a cui si associano concrete possibilità di cura. Un’altra importante limitazione è la scarsa informazione esistente sui programmi di screening: chi ha risposto dice di non avere ricevuto indicazioni né da parte del proprio medico né da parte dei media, se non in relazione a campagne antifumo. Ci sono, inoltre, timori che lo screening possa essere invasivo, doloroso o inutile, portando a individuare la patologia quando ormai è troppo tardi.
Infine, sussistono barriere legate all’accesso agli screening. Gli intervistati esprimono preoccupazioni rispetto alle modalità di prenotazione e al rischio che possano richiedere troppo tempo, essere complesse o costose. Si registra, inoltre, sfiducia nei confronti del Sistema Sanitario: una potenziale incapacità di garantire la giusta periodicità dei controlli, la tempestività del responso e un percorso di supporto e aiuto al paziente e alla sua famiglia, in caso di diagnosi della malattia. Alla luce di questa fotografia, l’indagine ha identificato alcuni driver che potrebbero favorire lo screening polmonare in Italia: realizzare una campagna di informazione e comunicazione sociale che possa puntare su messaggi costruttivi, concentrandosi non solo sui rischi del fumo ma anche sui benefici dello screening in termini di diagnosi e trattamento precoci. È, inoltre, prioritario fornire indicazioni precise e chiare sui percorsi e le modalità di prenotazione ed effettuazione dell’esame, sulle sue caratteristiche non invasive e sulla sua gratuità. La presentazione dei risultati dell’indagine è stata l’occasione per dare vita a un confronto costruttivo, stimolare un impegno condiviso verso l’obiettivo comune di ampliare l’accesso a questa importante strategia di salute pubblica e lotta contro il tumore al polmone, coinvolgendo tutti gli attori che possono giocare un ruolo chiave: la comunità scientifica, le Associazioni Pazienti, le istituzioni e l’industria farmaceutica.
Un commento all’indagine presentata di recente a Roma, viene da Silvia Novello, Professoressa ordinaria di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Presidente WALCE Onlus. «L’Italia conta un numero di fumatori molto alto in Europa e, purtroppo, anche una delle percentuali più elevate di ragazze adolescenti fumatrici. È fondamentale prendere coscienza di questo tema per indirizzare le persone verso scelte consapevoli per la propria salute. WALCE da più di 15 anni si occupa di pazienti affetti da tumore polmonare e dei loro familiari. Conduce campagne di prevenzione primaria per tutte le fasce di popolazione, perché sappiamo bene come i messaggi vadano veicolati nel modo giusto e le campagne contro il fumo inserite in iniziative per migliorare gli stili di vita ed avere maggior controllo del proprio stato di salute. Per raggiungere questo obiettivo tutti gli attori del sistema salute devono impegnarsi per aumentare la conoscenza dei mezzi di prevenzione disponibili, fra cui lo screening. L’obiettivo deve esser quello di garantire sempre un’informazione fruibile e chiara, così che anche la consapevolezza del cittadino porti da un lato alla riduzione dei nuovi casi e dall’altro a diagnosi precoci, in modo da poter applicare cure innovative che hanno modificato la storia di questa malattia».
«Sorvegliare il proprio stato di salute è fondamentale per tutte le persone esposte al fumo», raccomanda la Professoressa Giulia Veronesi, Direttrice del Programma di Chirurgia Robotica Toracica presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele. «Non a caso le società scientifiche internazionali e la commissione europea raccomandano a questi soggetti di effettuare controlli regolari con TAC torace a bassa dose di radiazioni senza contrasto per un monitoraggio adeguato. Sappiamo che il fumo è una dipendenza e quindi i fumatori devono essere aiutati senza colpevolizzazioni. Nel frattempo, ricorrere a controlli preventivi risulta di cruciale importanza al fine di intercettare in tempo eventuali problematiche. Il tumore al polmone, se diagnosticato in fase precoce grazie allo screening, è curabile con approccio prevalentemente chirurgico, ma anche farmacologico secondo lo stadio nella maggioranza dei pazienti, con tassi di sopravvivenza a 5 anni intorno all’80%. Come ulteriore passo avanti, stiamo lavorando insieme ad un gruppo di esperti in sanità pubblica a un’analisi di costo efficacia che punta a proporre un modello innovativo per stimare l’impatto economico dello screening polmonare in Italia, i potenziali costi risparmiati e la sua sostenibilità per il sistema sanitario: i risultati saranno disponibili nell’arco del 2024».
di Paola Trombetta
Al via la Campagna “Nuove opzioni. Nuovi percorsi”
La prevenzione ricopre un ruolo fondamentale per agire tempestivamente sui sintomi iniziali del tumore al polmone e sottoporre il paziente a un percorso terapeutico personalizzato, grazie a terapie innovative che aumentano la sopravvivenza e migliorano la qualità di vita dei pazienti. Le nuove terapie per il tumore al polmone sono abbastanza note ai pazienti, ma sono ancora troppo poche le persone consapevoli dell’esistenza e dell’importanza dello screening che, se diffuso, potrebbe ridurre la mortalità del 20% nei soggetti più a rischio ed è in grado di individuare in anticipo la malattia permettendo l’accesso precoce alle terapie. RISP, Rete Italiana Screening Polmonare, è un programma multicentrico gratuito di diagnosi precoce del tumore al polmone che ha l’obiettivo di coinvolgere persone ad alto rischio, tra cui i forti fumatori per individuare precocemente la malattia. Approvato e finanziato dal Ministero della Salute nel 2021 con 2 milioni di euro, il programma ha completato il primo anno di attività nei 18 centri partecipanti. «Al 20 ottobre 2023, il database nazionale che raccoglie le adesioni di tutti i volontari, e permette di scegliere il centro e gestire tutto il percorso di screening, ha registrato 18.857 forti fumatori candidati al programma RISP e 8.023 hanno già eseguito la prima TAC del torace. L’Italia è l’unico Paese della Comunità Europea ad avere un programma attivo su tutto il territorio nazionale, che unisce la diagnosi precoce dei tumori polmonari e della patologia cardio-polmonare cronica, con il supporto farmacologico alla cessazione del fumo. Per questo siamo stati scelti in due programmi di coordinamento e implementazione dello screening polmonare in Europa: 4-ITLR e SOLACE. RISP potrà ottenere nuovi finanziamenti europei nel 2024, ma è essenziale che la macchina organizzativa e l’attività di screening proseguano nei prossimi due anni», ha spiegato il Professor Ugo Pastorino, Direttore Chirurgia Toracica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori. «Fino a poco tempo fa, la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia rappresentavano le uniche opzioni terapeutiche disponibili per il trattamento del tumore al polmone. Grazie ad alcuni intensi programmi di Ricerca e Sviluppo, oggi operatori sanitari e pazienti hanno a disposizione terapie farmacologiche innovative che consolidano i risultati della chirurgia, anche somministrate prima dell’intervento, oppure possono costituire un approccio potenzialmente curativo nel caso in cui il tumore non sia operabile. Tra queste importanti innovazioni terapeutiche, ci sono i nuovi farmaci a bersaglio molecolare e l’immunoterapia che sono considerati trattamenti di prima scelta del tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) D», ha dichiarato la Professoressa Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica presso Università degli Studi di Torino e Presidente WALCE. «È fondamentale, quindi, che le persone siano a conoscenza di tutte le opzioni terapeutiche a disposizione e la Campagna “Nuove Opzioni. Nuovi Percorsi” si prefigge proprio l’obiettivo di focalizzare l’attenzione sull’importanza di una corretta informazione sul percorso di cura personalizzato per ciascun paziente. Ogni tumore al polmone è una storia a sé ed è necessario identificare scelte ad hoc per ogni singolo paziente». P.T.