È la settimana della kermesse sanremese, che monopolizza l’attenzione e le televisioni di tutte le famiglie italiane: un’occasione che unisce il paese da Nord a Sud, che fa dimenticare tensioni, appiana diversità e rivalità a suon di “accordi o disaccordi” musicali. È, insomma, un’opportunità di dialogo e di socializzazione tra le diverse generazioni. Genitori e figli si ritrovano, seduti sul divano, a guardare, commentare, ascoltare e gli esperti della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), invitano a riflettere sul valore della musica e delle “canzonette”. «Mamme e papà – spiega Leo Venturelli, pediatra di Bergamo e responsabile dell’educazione alla salute e della comunicazione della Sipps – non devono perdere una grande occasione, quella di ascoltare musica con i propri bambini: la musica, infatti, fa bene. Come il gioco infantile o la lettura dei libri è un momento fondamentale per la crescita dei e con i propri figli, a qualsiasi età. E lo è da sempre, rappresentando uno dei più importanti e potenti mezzi di comunicazione fin dai tempi antichi: ballare, cantare o suonare degli strumenti è parte integrante della storia dell’umanità». Lasciando una traccia “sonora” nel tempo, ma non solo, che attraversa le stagioni e le generazioni: “Volare (Nel blu dipinto di blu)” di Domenico Modugno, che trionfava, vincitrice, nel 1958, ad esempio è ancora sulla bocca di tutti – di chi non era nato e di chi, quella canzone, se la ricorda bene – quasi un secondo “inno italiano” che ci porta all’estero. Come questa, tanti altri motivi. E lo stesso si può dire del Festival della canzone dei piccoli – Lo Zecchino d’Oro – con “Quarantaquattro gatti” o “Il coccodrillo come fa?”, patrimonio musicale italiano, che hanno accompagnato la crescita di tanti bambini, dall’asilo a scuola.
Ma non è solo questione di orecchio o di socialità, la musica è un toccasana anche per la salute in generale e in particolari cicli vitali. «In gravidanza – prosegue Venturelli – la mamma che ascolta musica condivide questa esperienza sonora anche con il proprio bimbo, con molti vantaggi: la musica, infatti, viene recepita dal cervello e utilizzata come momento di benessere, produttore di dopamina, fin dal secondo trimestre di vita dal feto. Poi, dopo la nascita, ascoltare, sentire la voce della propria mamma, diventa “musica” per il piccolo per poter imparare a ripetere, a parlare, ad acquisire la lingua madre. Questo perché lo sviluppo neuroevolutivo del bambino è legato al sentire la voce, il ritmo, le pause e i silenzi alternati, all’apprendere canzoni, musica e movimenti specifici come la danza». Nei primi mesi di vita la musica rappresenta nel rapporto tra mamma e figlio, un elemento-momento per la stimolazione dei sensi; le prime lallazioni, ad esempio, avvengono quando la mamma canticchia ninne nanne e ritornelli al proprio figlio, guardandolo negli occhi, parlandogli davanti, viso a viso. La musica, in un certo qual modo, accompagna il percorso di crescita; il piccolo fin verso i 10- 12 mesi può già comporre musica utilizzando strumenti molto semplici, come coperchi delle pentole o i mestoli di legno, trasformandoli in strumenti musicali o sonori. «Più il bimbo cresce, più il ritmo coinvolge il camminare, il muoversi che divengono una “danza” – aggiunge il pediatra – un movimento ritmico legato alla musica, a cui si unisce anche l’abilità del cantare. Dai 3 ai 6 anni il bambino è in grado di inventare e canticchiare musiche per giocare in compagnia, per raccontare storie, per imparare a contare, a elencare le parti del corpo, i colori, i giorni della settimana. Poi, dopo i 6 anni, si forma anche “il gusto musicale”, capisce che tipo di musica preferisce, che può partecipare a corsi organizzati, ascoltare musica in gruppo». Gusto che potrebbe essere affinato durante il Festival con brani dal rock, al pop, al rap, al melodico.
«Tutta la musica va bene – precisa Venturelli – ma i brani dolci, melodici, ritmati sembrano più indicati per un corretto sviluppo neurocognitivo del bambino. Studi condotti sulla musica di Mozart dimostrerebbero che è più tranquillizzante per il bambino, favorendo in particolare il sonno e il rilassamento. Alcune evidenze sembrerebbero indicare che l’ascolto della musica di Mozart faccia addirittura crescere meglio persino i bambini prematuri».
Osservazioni che sono supportate anche dall’associazione italiana “Nati per la musica” composta da diverse figure professionali: musicisti, pediatri, ostetriche, pedagogisti, educatori, bibliotecari, volontari: la musica fa bene alla crescita del bambino, rappresentando un importante punto di riferimento.
«Le biblioteche, ad esempio – conclude Giuseppe Di Mauro, Presidente Sipps – sono un’importante fonte anche per la musica, non solo per i libri: nelle sezioni riguardanti l’infanzia si trovano persone preparate che indirizzano i genitori ad acquistare non solo i libri, ma anche cd o testi di filastrocche utili alle diverse età di sviluppo del bambino. “Nati per la musica” si aggiunge al progetto “Nati per leggere”, ideato per approfondire e migliorare la lettura insieme al bambino, momento importante di genitorialità responsiva, tanto cara alla Sipps, che vede a strettissimo contatto le mamme, i papà e i propri figli».
di Francesca Morelli