Riguarda il 15% delle donne italiane (circa 3 milioni) e può avere un forte impatto sulla qualità della vita, sia dal punto di vista fisico che psicologico, anche perché può causare infertilità: non sempre però viene diagnosticata e trattata in modo adeguato e soprattutto è conosciuta solo da una donna su due. Per fare informazione, in occasione della Giornata dedicata all’Endometriosi (28 marzo) è partita la Campagna “Dare voce al silenzio: prevenire e affrontare l’endometriosi”, con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni, associazioni e cittadini su questa patologia. È stata presentata in Senato una ricerca, commissionata da Carrefour Italia e realizzata da SWG, che ha evidenziato come solo una donna su 4, tra i 35 e i 55 anni, parla di aiuti economici e di azioni di sensibilizzazione all’interno delle aziende, che permettano di evitare pregiudizi sul posto di lavoro. A questo si aggiunge che il 51% delle intervistate individua nello smart working una delle principali soluzioni da adottare per favorire l’inclusione lavorativa, mentre il 33% chiede più giorni di congedo retribuito, il 32% chiede azioni di informazione finalizzate a promuovere un accesso più tempestivo ai percorsi di diagnosi e cura. Il 24%, vorrebbe avere un aiuto economico per sostenere le spese mediche e il 23% richiede azioni di sensibilizzazione per evitare pregiudizi. Questo perché per il 76% delle intervistate l’endometriosi incide sulla stabilità psicologica ed emotiva, per il 61% sulle performance lavorative, per il 47% sulle possibilità di carriera e per il 41% sui rapporti con colleghi e colleghe.
«Consapevole di questa situazione, Carrefour Italia ha implementato una Policy /Endometriosi che prevede un giorno al mese di congedo, interamente retribuito e rivolto a tutte le collaboratrici che ne soffrono, per fornire loro supporto e affrontare con maggiore serenità questa patologia, in assenza di una normativa specifica dedicata», afferma Paola Accornero, General Secretary and HR Director di Carrefour Italia. «Vorremmo aprire un dialogo con le istituzioni e le associazioni per fare un percorso insieme, e superare lo stigma su questo tema attraverso l’introduzione di strumenti che aiutino ad affrontare con maggiore serenità una problematica di salute che influenza la quotidianità lavorativa ed è ancora una discriminante sul lavoro».
La situazione di forte disinformazione e confusione sul tema si riflette anche sulle abitudini e sulle scelte delle donne in materia di prevenzione e cura: solo una piccola parte delle intervistate (meno del 4%), è in grado di riconoscere correttamente tutti i sintomi, le cause, le conseguenze e le possibili terapie. Quasi una donna su 2 pensa che per alleviare i dolori basti assumere farmaci antidolorifici, mentre il 35% crede che sia facile da diagnosticare, già alla comparsa dei primi sintomi. Quasi il 60% delle donne che ha il dubbio di essere affetta da endometriosi, non ha mai effettuato una visita di controllo: un dato allarmante se pensiamo che si tratta di donne in età fertile, che pur essendo consapevoli delle caratteristiche e delle implicazioni dell’endometriosi, non hanno ancora trovato il coraggio o l’opportunità di verificare le proprie preoccupazioni. La percentuale di donne che non si sottopone a controlli aumenta tra le over 45 e tra chi non conosce la malattia. In generale, le donne più informate sono le under 45 e quelle con una scolarità più elevata, mentre le intervistate con scolarità più bassa sono quelle che dichiarano di non averne mai sentito parlare (il 21%). Tra le donne intervistate, solo il 4% afferma di soffrire di endometriosi, 1 su 3 conosce almeno una persona che ne è colpita mentre l’11% non esclude di poter essere affetta.
Le donne affette da endometriosi e/o che conoscono donne con questa patologia e le donne che hanno il dubbio di soffrirne dimostrano una maggiore conoscenza delle sue conseguenze: l’82% sa che deve seguire precise terapie farmacologiche e il 62% che dovrà assentarsi dal lavoro/scuola nei giorni nel periodo mestruale. Il 35% è consapevole che potrebbe far ricorso alla procreazione medicalmente assistita e il 27% sa che potrebbe essere sottoposta a interventi chirurgici di isterectomia per risolvere la situazione. «Una diagnosi precoce è cruciale, ma viene spesso formulata a distanza di anni dalla comparsa dei primi sintomi», dichiara Nicoletta Orthmann, Direttrice Medico Scientifica Fondazione Onda, che ha collaborato a questa ricerca. «È necessario fare cultura sul tema, educando fin dalla giovane età alla prevenzione, sensibilizzando le donne a non rassegnarsi al dolore e incoraggiandole a rivolgersi agli specialisti di riferimento per poterne comprendere la causa e identificare gli interventi terapeutici più appropriati».
«Troppe persone, affette da endometriosi, sono costrette a lasciare il proprio lavoro e a rinunciare alle proprie ambizioni professionali a causa dell’impatto invalidante che la malattia ha su di loro», dichiara Elena Crobu, collaboratrice Carrefour Italia e referente regione Sardegna dell’Associazione Lotta Italiana per la Consapevolezza sull’Endometriosi (A.L.I.C.E. Odv). «Portare all’attenzione delle Istituzioni il congedo mestruale, è un’opportunità per tutte le persone che soffrono di dismenorrea dovuta all’endometriosi o altre patologie: è l’occasione affinché una best practice così importante diventi norma nazionale e non solo misura adottata dalla singola realtà aziendale».
di Paola Trombetta