«Mio figlio Andrea ha ricevuto la diagnosi di asma grave a 9 anni, dopo una ventina di ricoveri in ospedale, a partire da quando aveva 9 mesi, epoca in cui è stato addirittura ricoverato in Terapia intensiva. Mai nessuno però, dopo le numerose dimissioni dal Pronto Soccorso, ci aveva consigliato di rivolgerci a uno pneumologo». Inizia così il racconto di una mamma Simona Barbaglia, oggi Presidente dell’Associazione Nazionale Pazienti Respiriamo Insieme (APS). «Sono ancora molti i bisogni insoddisfatti del paziente con asma grave, che convive con una patologia eterogenea e complessa, con ripercussioni importanti su ogni aspetto della vita. Nonostante il peso della patologia abbia forti implicazioni, sia dal punto di vista fisico che psicologico, con ricadute su lavoro e socialità, l’asma grave è ancora sottostimata e poco riconosciuta. La natura complessa della patologia è associata al fatto che la sua insorgenza può essere generata da molteplici aspetti, rendendo difficile la sua gestione e l’identificazione del percorso di cura più adeguato. Finalmente è stata approvata una nuova opzione terapeutica che permetterà alle persone con asma grave, di poter avere a disposizione un nuovo trattamento efficace e sicuro per controllare meglio la patologia e migliorare la qualità di vita. Come Respiriamo Insieme siamo impegnati dal 2018 sul fronte del riconoscimento dell’asma grave come patologia invalidante e distinta, con l’assegnazione di un codice di esenzione diverso dall’asma, che comprende un più ampio ventaglio di prestazioni diagnostiche e terapeutiche gratuite, oltre alla garanzia di tutele sociali ad oggi non commisurate alla severità della malattia».
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha infatti approvato la rimborsabilità dell’anticorpo monoclonale tezepelumab per il trattamento dell’asma grave. Il farmaco è indicato come terapia aggiuntiva di mantenimento nei pazienti di età pari o superiore a 12 anni affetti dalla patologia, che non sono adeguatamente controllati nonostante l’utilizzo di corticosteroidi inalatori ad alto dosaggio, in aggiunta a un altro farmaco per il trattamento di mantenimento. In Italia sono 3 milioni le persone affette da asma, di cui il 10% (circa 300 mila) con l’asma grave non controllata, con un impatto rilevante sulla qualità di vita.
L’approvazione dell’Agenzia Regolatoria Italiana si basa sui risultati positivi dello Studio di fase II PATHWAY e dello Studio di fase III NAVIGATOR che hanno mostrato l’efficacia di tezepelumab in termini di riduzione di riacutizzazioni della malattia, miglioramento della funzionalità polmonare, controllo dei sintomi e della qualità di vita, sia in pazienti con espressione di biomarcatori di infiammazione, quali eosinofili ematici, IgE sieriche, sia in pazienti con bassa o assente espressione di questi marcatori. La sicurezza e l’efficacia a lungo termine di tezepelumab sono state confermate nello studio a due anni DESTINATION.
«Si definisce grave quella forma di asma che, nonostante il trattamento di fondo, rimane non controllata, sia per frequenza che per gravità di sintomi. In Italia ne è affetto fino al 10% dei pazienti asmatici, circa 300mila persone, e ha un forte impatto sulla qualità di vita», commenta Giorgio Walter Canonica, Professore & Senior Consultant del Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergie Humanitas University & Istituto Clinico e di Ricerca IRCCS Milano. «L’asma grave è fortemente sotto-diagnosticata. Nell’ottica di una migliore gestione della patologia, l’avvento dei farmaci biologici non ha solo portato un cambio di prospettive nella comprensione dei meccanismi di malattia, ma molti benefici trasversali, migliorando l’impatto della malattia sulla qualità di vita dei pazienti. L’approvazione di tezepelumab non risponde solamente a un importante bisogno clinico insoddisfatto, ma rappresenta un ulteriore passo avanti per il trattamento dell’asma grave che ci consentirà di mirare a un’efficace personalizzazione della terapia per rispondere alle necessità dei pazienti».
«Attualmente, il trattamento dell’asma grave prevede l’uso di una combinazione di molecole per via inalatoria come terapia di base, con la possibilità di aggiungere anticorpi monoclonali per i pazienti eleggibili», afferma Paola Rogliani, Ordinaria di Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università di Roma Tor Vergata, Direttore UOC Malattie Apparato Respiratorio, Fondazione Policlinico Tor Vergata. «In particolare, i pazienti con asma grave allergica o eosinofilica hanno a disposizione opzioni biologiche che mirano a bloccare singoli elementi della complessa cascata immuno-infiammatoria, responsabile dei sintomi e delle manifestazioni cliniche dell’asma. Questi trattamenti lasciano attivi alcuni mediatori che possono causare riacutizzazioni e compromettere il controllo della malattia. Potrebbero non essere adatti per i pazienti con molteplici vie infiammatorie coinvolte nell’asma. Tezepelumab agisce direttamente sul danno epiteliale e quindi sul segnale d’innesco della cascata infiammatoria, permettendo di modulare diversi mediatori infiammatori coinvolti nell’asma. Risponde al bisogno clinico delle forme di asma grave indotte da diversi trigger infiammatori e di riacutizzazione, che fino ad ora non avevano una tale opzione terapeutica disponibile, offrendo un’opportunità significativa per questi pazienti». «L’approvazione di tezepelumab rappresenta una svolta importante nel trattamento dei pazienti con asma grave, indipendentemente dall’espressione di biomarcatori di infiammazione», commenta Matteo Bonini, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso la Sapienza Università di Roma. «Tezepelumab è l’unico farmaco biologico disponibile in grado di agire a livello della barriera epiteliale, inibendo la citochina principale responsabile dell’asma grave, bloccandone la risposta infiammatoria e broncocostrittiva. Il target di tezepelumab è infatti una citochina pro-infiammatoria chiave TSLP rilasciata prevalentemente dalle cellule dell’epitelio bronchiale a seguito di un danno alle vie aeree indotto da diversi stimoli esogeni (virus, batteri, allergeni, fumo, stress meccanici e inquinanti) e svolge un rilevante ruolo nella patogenesi dell’asma. Grazie allo specifico meccanismo di inibizione della TSLP, tezepelumab è in grado di esprimere un’azione farmacologica diretta verso molteplici elementi cellulari coinvolti nella fisiopatologia dell’asma e nelle relative manifestazioni cliniche. Gli studi PATHWAY e NAVIGATOR hanno confermato il meccanismo d’azione del farmaco, l’effetto sull’infiammazione e sull’iperreattività bronchiale, così come l’efficacia sugli aspetti clinici rilevanti e la riduzione fino all’80% delle riacutizzazioni di malattia».
di Paola Trombetta