Sarà sempre primavera, almeno in relazione alle allergie. Entro il 2030 quasi il 40% degli italiani, stimano gli esperti e in larga misura i bambini, soffrirà di rinite allergica e dovrà conviverci tutto l’anno. Colpa di inquinamento, cambiamenti climatici, che hanno allungato la stagionalità della pollinazione, e di una inadeguata prevenzione verso i potenziali fattori di rischio.
«Le riniti allergiche non sono un fenomeno nuovo. La novità – spiega Giorgio Walter Canonica, General Executive Manager SIAAIC (Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica) e Senior Consultant Humanitas Milano – sta nel peggioramento registrato negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani e i bambini in età pediatrica. Inoltre in questi anni sta emergendo l’evidenza dell’insorgenza e diffusione delle allergie anche dopo i settant’anni». Sono necessari nuovi studi per valutarne l’impatto sulle allergie respiratorie, ma inquinamento e cambiamenti climatici hanno tutta l’aria di rappresentare una minaccia sempre più crescente per chi con i pollini ha un brutto rapporto. Così come l’aumento delle temperature, deleterie per le fioriture, anticipate o prolungate nel tempo: dunque, fazzoletti alla mano, in tutti questi mesi, non solo primaverili. Lacrimazione degli occhi, prurito e congestione nasale, starnuti, secrezioni nasali liquide come l’acqua non si risparmieranno, indipendentemente dalla pianta “allergizzante”, potenzialmente per 12 mesi all’anno.
«Gli allergici alla Parietaria – prosegue Canonica – faranno i conti con la sintomatologia tipica da febbraio a novembre: dunque non è più una condizione stagionale, ma perenne. Ciò a causa dei due nuovi potenziali fattori di rischio: da un lato l’aumento del numero di pollini, della quantità e durata del fenomeno dovuto al cambiamento climatico, dall’altro l’inquinamento che ha contribuito a danneggiare la mucosa respiratoria agevolando la penetrazione degli allergeni e stimolando la risposta allergica. Più aumenta l’inquinamento e più il danno della mucosa diventa importante, contribuendo così a potenziare la risposta anomala che causa i sintomi dell’allergia».
Non va meglio per gli allergici alle graminacee, per cui la pollinazione, che inizia nei mesi primaverili, è seguita da una seconda fioritura intorno alla fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. «Si stima infatti che, in alcune aree, sia affetto da allergia alle graminacee fino al 20% della popolazione – commenta Remo Poto, Allergologo e Immunologo Clinico dell’Università degli Studi di Napoli Federico II – con sintomi che si manifestano spesso nella seconda infanzia, tra gli 11 e i 17 anni ma che, anche in questo caso, possono presentarsi in età adulta. Se non trattata, l’allergia alle graminacee può portare a complicazioni, come asma bronchiale e rinosinusite cronica, e influire significativamente sulla qualità di vita con disturbi del sonno e ridotta capacità di concentrazione». A farne le spese maggiori sono proprio i piccoli: uno studio recente tutto italiano evidenzia l’aumento della rinite allergica, con diagnosi confermate da medici nel corso dell’ultimo decennio, tra la popolazione pediatrica, con una cronicità sempre più diffusa. «La nostra analisi che ha preso in considerazione ventidue studi – precisa la Professoressa Amelia Licari dell’Università di Pavia, autrice dello studio e membro del Board della campagna informativa SOS Acari – mostra una prevalenza complessiva della rinite allergica diagnosticata dal medico del 10,5% e del 18% rispetto all’auto-riferito dai pazienti (nei precedenti 12 mesi), con un trend in crescita delle diagnosi negli anni, passate dall’8,4% nel periodo 2012-2015 a poco meno del 20% nel periodo 2016-2022». Una buona notizia riguarda le cure, oggi sempre più efficaci. «Il trattamento capace di agire sulle cause dell’allergia è l’Immunoterapia Allergene Specifica (AIT) – dichiara Poto – che affianca le opzioni terapeutiche puramente sintomatiche, come gli antistaminici e i corticosteroidi topici. L’AIT modifica il decorso naturale dell’allergia, riducendo la severità dei sintomi a lungo termine e prevenendo lo sviluppo di asma o di nuove sensibilizzazioni. Il trattamento si basa sulla somministrazione sublinguale quotidiana, per un tempo non inferiore a 3 e fino a 5 anni, di una dose crescente e controllata di estratti dell’allergene, fino alla completa desensibilizzazione. Terminato questo ciclo, l’AIT fornisce una protezione per un periodo che può durare fino a 10 anni. Rimborsata in Italia, l’AIT è sicura, priva di effetti collaterali significativi, compatibile con i farmaci sintomatici e in grado di offrire benefici già dopo pochi mesi di terapia, modificando favorevolmente la storia della malattia».
E sul lato pratico cosa fare? Almeno 5 sono i comportamenti e le azioni corrette nella prevenzione delle allergie respiratorie suggerite dal professor Canonica.
- Proteggersi dall’esposizione agli allergeni, come pollini e inquinanti, tramite l’uso della mascherina. Che è sempre consigliata.
- Fare attenzione al meteo. I fenomeni metereologici quali temporali e precipitazioni abbondanti, con conseguenti scariche elettriche che possono rompere i pollini, possono peggiorare la condizione allergica. Meglio dunque evitare le passeggiate in presenza di questi eventi. È bene inoltre monitorare su appositi siti i calendari pollinici per evidenziare i momenti di maggiore criticità e diffusione di ogni specifica pianta.
- Effettuare un trattamento farmacologico preventivo. Bisogna prendere consapevolezza dei segnali d’allarme e utilizzare farmaci di automedicazione alla prima comparsa. Tra questi antistaminici e antiallergici disponibili in spray nasali, colliri e compresse di ultima generazione che garantiscono sicurezza assoluta e consentono di proseguire con serenità le attività quotidiane. Si aggiungono le combinazioni di steroidi nasali con antistaminici che hanno cambiato la strategia terapeutica della rinite allergica.
- Ricevere una diagnosi corretta. È opportuno un consulto con il medico di medicina generale e se la patologia è riferibile al fenomeno di tipo allergico, affidarsi all’allergologo per la definizione della terapia farmacologica più idonea, compreso l’AIT in caso di situazioni gravi.
- Effettuare una buona pulizia degli ambienti. In casa è fondamentale prestare attenzione agli acari della polvere e alla forfora degli animali da compagnia. Per i primi, si consiglia l’utilizzo di materassi e cuscini con fodere anti-acari, mentre per gli animali è bene lavarli una volta alla settimana per rimuovere il più possibile gli allergeni dal loro pelo e tenerli lontano da divani e mobili imbottiti, che possono catturare e trattenere gli allergeni.
di Francesca Morelli