Tumore della vescica: c’è un segnale che può salvare la vita

 FERMATI AL ROSSO (WALK)”. È il claim della Campagna di sensibilizzazione dell’Associazione PaLiNUro (Pazienti Liberi da Neoplasie UROteliali) che invita a prestare attenzione a un “segnale che può salvare la vita”: la presenza di sangue nelle urine che deve invitare a rivolgersi tempestivamente al medico, come insegna il protagonista di un spot-trailer, dall’alto impatto emozionale, incisivo, realizzato dal regista Fabrizio Mari, premiato nell’ambito di due prestigiosi Festival del Cinema: BiopicFest e Catania Film Fest. Pochi minuti che arrivano diretti alla “presa di coscienza” di un possibile problema: quel rosso potrebbe essere spia di un tumore della vescica.
«Si tratta di una neoplasia relativamente frequente – spiega il professor Bernardo Rocca, Direttore della Struttura Complessa Urologia ASST Santi Paolo e Carlo di Milano – al quinto posto come incidenza, dopo il tumore al seno, al polmone, alla prostata e al colon, che ha registrato tra il 2018 al 2020 un aumento dei casi del 3,5%, rappresentato per circa il 90% dei casi da carcinomi uroteliali. Il tumore della vescica colpisce in prevalenza gli uomini, a partire dai 50 anni e il rischio cresce con l’età». Oltre 29.700 le nuove diagnosi in Italia, solo nel 2023, secondo i dati AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), con 313 mila persone sul territorio che convivono con un tumore della vescica e le sue implicazioni, importanti, specie se la diagnosi arriva in ritardo per una mancata consapevolezza.

«Il fattore di rischio principale – prosegue Rocca – è il fumo di sigaretta, responsabile di circa il 50% dei casi, a cui si aggiungono ad esempio l’esposizione a sostanze chimiche cancerogene, come aniline e idrocarburi aromatici policiclici, eventuali radioterapie che hanno coinvolto la pelvi, l’assunzione di alcuni farmaci come ciclofosfamide e ifosfamide e l’infezione da parassiti come Bilharzia e Schistosoma haematobium, diffusi in alcuni paesi del Medio Oriente, in Egitto in particolare. Oltre alla presenza di sangue nelle urine, che non deve mai essere trascurata, altri disturbi urinari devono destare attenzione, più frequentemente di tipo irritativo, come il bruciore alla minzione. Sintomi che erroneamente possono essere scambiati dal paziente per una semplice cistite o per ipertrofia prostatica, ma il sangue fa la differenza e deve imporre attenzione a sottoporsi a visita urologica e ad eventuali esami specialistici per escludere la presenza di questo aggressivo tumore. Quanto più precoce è il riscontro, meno invasivo sarà il trattamento, che oggi si avvale di diverse opzioni terapeutiche, e migliori saranno le possibilità di guarire da questa potenzialmente pericolosa malattia oncologica».

La Campagna è stata anche accompagnata da una camminata non competitiva, a passo libero, domenica 12 maggio, attraverso le vie di Milano: un esercito di pettorine e capellini rossi, composto da medici, pazienti, gente comune e volontari di PaLiNUro, uniti da un comune obiettivo: rendere il mondo e la società liberi dal tumore della vescica nel prossimo futuro e favorire la guarigione della malattia, con la preservazione della vescica. C’erano Laura, Lorenzo, Lucia, Federica, Marina, Demetrio, Maria Grazia, Piero, Antonella, Giulio, Alberto, Armando e tantissimi altri; un popolo partito dai Giardini della Guastalla (Policlinico) con tre stop: in Piazzale Principessa Clotilde (Fatebenefratelli), in Piazza Adelaide di Savoia e in Via Venezian 1 (Istituto Nazionale Tumori), termine della cosa. Qui sono stati premiati 7 dei presidi ospedalieri milanesi che in sinergia, con professionalità e solidarietà, grazie al supporto di medici, personale sanitario e volontari collaborano a sostenete PaLiNUro e i pazienti con tumore della vescica: hanno ricevuto una targa di riconoscimento ASST Fatebenefratelli Sacco, con il dottor Michele Talso e la dottoressa Laura Cosmai, l’ASST Santi Paolo e Carlo, rappresentata dalla dottoressa Serena Maruccia, Fondazione IRRCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico con il dottor Fabio Longo, IRCCS Humanitas Research Hospital rappresentato dalla dottoressa Maria Vittoria Fantacci, IRCCS Ospedale San Raffaele con i dottori Marco Moschini e Nicola Leggio, l’Istituto Europeo Oncologico (IEO) con la dottoressa Enza Dossena e l’IRCCS Istituto Nazionale Tumori (INT) con il dottor Alberto Macchi. Infine è stato assegnato un premio alla dottoressa Patrizia Giannatempo, ricercatrice di INT, vincitrice di un bando per il migliore studio clinico sul tumore della vescica non-muscolo invasivo.  «È importante consolidare alcuni concetti quando si parla di tumore della vescica, per questo PaLiNUro ribadisce i messaggi chiave della campagna “Fermati al Rosso”: ‘se vedi una traccia di sangue nelle urine, vai subito dal medico per riuscire a diagnosticare tempestivamente la malattia’», dichiara Edoardo Fiorini, Presidente. «Camminare e stare insieme è importante per fare passi avanti nella conoscenza sul tumore della vescica. Informazione, attività fisica, stile di vita e solidarietà sono quattro elementi che devono andare di pari passo nell’esistenza di ciascuno di noi. Essere informati sui fattori di rischio e saper riconoscere i segnali della malattia, consente il coinvolgimento attivo della persona nelle scelte riguardanti la salute e il percorso di cura. Il valore dell’attività fisica come strumento di prevenzione e l’attenzione ai comportamenti, all’alimentazione e alle abitudini contribuiscono al benessere e salute a cui tutti dovremmo attenerci, mentre la solidarietà e il senso civico fanno parte del nostro obiettivo come Associazione di volontariato, aspetti che vorremmo fossero molto più diffusi e condiviso a livello di Terzo settore e di popolazione generale».

«Crediamo molto in questa iniziativa di sensibilizzazione sul tumore della vescica, per cui la diagnosi precoce gioca un ruolo chiave», concludono il dottor Rodolfo Hurle ed il dottor Massimo Lazzeri, specialisti dell’Unità Operativa di Urologia dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas. «Purtroppo ancor oggi l’informazione e la consapevolezza rispetto a questa patologia restano scarse; essendo una malattia spesso aggressiva, è importante un percorso di cura altamente personalizzato, gestito da un team multidisciplinare, facendo rete e sinergia tra i Centri del Territorio, nella costruzione di un modello eccellente di presa in cura».

La campagna, patrocinata da AIRO (Associazione Italiana Radioterapia e Oncologia Clinica), AURO (Associazione Urologi Italiani), CIPOMO (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale,) AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica), SIU (Società Italiana di Urologia), SIUrO (Società Italiana di Urologia Oncologica), supportata da una coaltion civica – Comune di Milano, Civil Week, è resa possibile dal contributo non condizionante di Astellas.

di Francesca Morelli

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