Cresce il disagio giovanile, soprattutto fra gli adolescenti

“Mi vedete?”. (E mi ascoltate)? È il progetto scuola, realizzato dalla collaborazione tra Lundbeck Italia, affiliata del Gruppo danese presente sul territorio da oltre trent’anni e Your Business Partner, azienda di consulenza, che ha l’obiettivo di intercettare, tramite un modello di ascolto che coinvolge insegnanti, famiglie, esperti e figure professionali del territorio, il disagio giovanile, soprattutto negli adolescenti. Una fascia d’età in cui i tassi di ansia e depressione stanno rasentando l’emergenza. Dalla pandemia, infatti, i numeri non sono calati. Tutt’altro.

Il Rapporto “Generazione Post Pandemia: bisogni e aspettative dei giovani italiani nel post Covid 19”, del Censis (Consiglio Nazionale dei Giovani e Agenzia Nazionale dei Giovani) presenta dati allarmati: poco meno della metà (49,4%) dei giovani tra i 18 e i 25 anni dichiarava di aver sperimentato stati di ansia e depressione a causa dell’emergenza sanitaria; eventi che nel 62,1% hanno portato i ragazzi a cambiare la propria visione del futuro. Dati che hanno invitato esperti e istituzioni a prendere posizione, ascoltando la voce e i bisogni di più di 1.700 studenti afferenti a tre scuole superiori di secondo grado rappresentative del sistema scolastico: l’Istituto di Istruzione Superiore (IIS) “Leonardo da Vinci” di Carate Brianza, il Liceo Classico e Scienze Umane “Benedetto da Norcia” di Roma e il Liceo Scientifico e Linguistico “Giulio Cesare Vanini” di Casarano (Lecce): un campione da Nord a Sud del Paese, coinvolti, nell’iniziativa “Mi vedete?”.

«Nel mondo sono quasi 1 miliardo le persone che soffrono di disturbi mentali, il 14% sono adolescenti – dichiara Sergio De Filippis, Docente di Psichiatria delle Dipendenze all’Università di Roma La Sapienza, Direttore Sanitario Villa von Siebenthal e consulente scientifico del progetto scuole “Mi vedete?” – secondo i dati dell’OMS. Dati confermati, nel presente, dallo State of Children in the European Union del 2024: l’8% di ragazzi tra i 15 e i 19 anni soffre di ansia e il 4% di depressione».

Il progetto “Mi vedete?” non offre uno scenario tranquillizzante: evidenzia infatti che il 71% degli studenti intervistati ha provato un disagio, percepito solo dal 31% dei genitori. Alla base, dunque oltre alla “cecità” anche la “sordità” verso le problematiche giovanili. Mentre sembrerebbero più attenti e sensibili gli insegnanti: il 100% dei docenti denuncia questa situazione tra gli studenti. Ma quale sarebbe la causa di fondo? Rivaleggiano, quasi in parallelo, per oltre il 27,6% degli studenti, l’ambiente familiare e scolastico, a fronte dei genitori che fanno ricadere buona parte della responsabilità sulla scuola (39%), mentre i docenti per il 37% rendono “colpevole” la famiglia e in misura minore la scuola (12%). Uno scaricabarile reciproco che non fa bene alla presa in carico e alla risoluzione del problema: «Ogni figura adulta e referenziale – prosegue il professore – deve fare la propria parte nell’ascoltare ed educare l’adolescente: in queste dinamiche anche le Istituzioni devono interagire».

Il contesto è aggravato, secondo la ricerca, anche da altri fattori che “lasciano traccia” a livello mentale nei giovani, quali l’uso di sostanze, i disturbi alimentari e del sonno, e il bullismo. Tutti largamente diffusi: oltre la metà dei ragazzi (54%) dichiara di avere fatto uso di sostanze, confermato anche dalle dichiarazioni del 15% dei genitori, verso il 48% che teme che i propri figli ne possano fare ricorso. Un dato che sale al 19% secondo le stime degli insegnanti. Non va molto meglio per i disturbi alimentari di cui sembrano soffrire, o aver sofferto, il 38% degli studenti; problema di cui sarebbero consapevoli il 13% dei genitori e rilevato anche dal 33% dei docenti. I disturbi del sonno sono sperimentati dai giovani con un dato ben sopra la media, pari al 63%: circa un terzo ammette di faticare ad addormentarsi a causa di ansie e preoccupazioni, ma solo il 19% delle famiglie e l’8% degli insegnanti ne sarebbe consapevole. Non ultimo il bullismo, di cui sarebbe stato vittima il 38% dei ragazzi, 8 su 18 già alle scuole medie, ma sono riportati casi anche a danno dei compagni: eventi che sarebbero noti solo a una minima parte dei genitori (17%) e ancora meno dei docenti (4%). Il quadro conferma che a subire il maggior danno psicologico derivante dalla pandemia sono stati i giovani: 44,6% fra gli under 37, 49,4% tra 18 e 25 anni e solo 1 persona su 5 negli adulti di età compresa tra 37 e 64 anni o fra i senior. Un’ indagine Censis ha confermato infatti l’aumento delle vulnerabilità dell’adolescente, dove in questo delicato passaggio della crescita, la costruzione dell’identità e idea di futuro avrebbero avuto la peggio, risentendo anche del mancato confronto fra pari nel lungo periodo di lockdown.

«La prevenzione nelle scuole è cruciale per sviluppare una cultura sulla salute mentale, ancora oggi scarsamente diffusa – aggiunge Alberto Siracusano, Professore Ordinario di Psichiatria Università di Roma Policlinico Tor Vergata e Coordinatore del Tavolo Tecnico Salute Mentale del Ministero della Salute –. L’impegno deve essere rivolto a fornire ai ragazzi tutto ciò che li può aiutare a sviluppare un benessere della mente e a favorire un equilibrio delle relazioni sociali, familiari e formative. In questa direzione tra i progetti del Ministero vi è, ad esempio, la promozione di un nuovo piano d’azione nazionale per la salute mentale, incentrato proprio sull’età evolutiva e sulla transizione all’età adulta». Obiettivi che sono sostenuti anche da Mi vedete?” che ha avuto il merito di mettere in luce le necessità degli studenti e di raccogliere dati quali-quantitativi indicativi dei disagi che vivono quotidianamente. «Questo progetto scuola realizzato insieme a Giffoni Innovation Hub – commenta Tiziana Mele, Amministratore Delegato Lundbeck Italia – è un punto di partenza per disegnare un modello di ascolto e lettura dei disagi sia dei ragazzi che delle loro famiglie, finalizzato a dare risposte tempestive e concrete con il coinvolgimento di figure professionali adeguate. Ascoltare, comprendere, agire e interagire con le istituzioni sono elementi fondamentali per evitare che il disagio giovanile diventi un disturbo». L’istituzione dell’Osservatorio WELFARE, da parte del Consiglio Nazionale Giovani (CNG), ne è un esempio importante. «Confidiamo nella capacità che la generazione giovanile dimostra nel voler costruire nuovi modelli di valori intorno alla propria comunità – conclude Francesco Marchionni, Consigliere di Presidenza CNG con deleghe alla Salute e Benessere – constatando la forte richiesta dei ragazzi verso un mondo che sia socialmente più sostenibile e più inclusivo. L’importanza del benessere, raggiunto attraverso gli spazi in cui il giovane vive, dimostra come il disagio provenga anche dal senso di abbandono e inadeguatezza dei luoghi tipici di alcuni contesti sociali».

di Francesca Morelli

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