“Continuare la battaglia che ha intrapreso papà perché la sua malattia sia riconosciuta come professionale mi sembra il minimo che io possa fare per onorarlo”, ha dichiarato la figlia Stella intervistata da Repubblica. “Con la persona con cui collaborava da anni, Jean Pierre El Kozeh, proseguiremo, come papà ha chiesto, il percorso che aveva intrapreso». «È una sua volontà testamentaria, l’ho promesso prima che andasse via”, ha aggiunto l’attuale moglie Giulia Berdini. Si è spento venerdì 17 maggio, all’età di 68 anni, Franco Di Mare, ex direttore di Rai Tre e volto noto per anni al pubblico della tv, come garbato conduttore di Uno Mattina, e prima inviato di guerra. Ospite circa un mese fa alla trasmissione di Fabio Fazio in tv, Che tempo che fa, aveva svelato che soffriva di mesotelioma, un tumore incurabile della pleura, tecnicamente detto mesotelioma pleurico, una malattia direttamente correlata all’esposizione all’amianto. Secondo Di Mare, che parlava a Fazio con un tubicino nel naso, attaccato a un respiratore automatico, le particelle tossiche le ha respirate probabilmente negli scenari di guerra dove è stato inviato. Una lotta la sua contro il tumore, combattuta con coraggio e dignità. Ai funerali, la figlia Stella con la voce rotta dal pianto ha letto un messaggio scritto per il suo papà che la adottò quando aveva pochi mesi di vita. «Il Dna che mi hai lasciato non è biologico, ma emotivo, e mi ha permesso di vivere una “vita fuori dal comune”». Oggi Stella ha poco più di trent’anni ed è laureata in Economia. La commovente storia dell’incontro con colui che sarebbe diventato suo padre è stata raccontata da Franco Di Mare nel libro “Non chiedere perché” che ha ispirato la fiction “L’angelo di Sarajevo” trasmessa dalla Rai, in cui Giuseppe Fiorello interpreta Franco di Mare.
Stella aveva solo 10 mesi quando Franco la incontrò. Era l’estate del 1992. Il giornalista si trovava a Sarajevo come corrispondente di guerra per raccontare il terribile conflitto della Bosnia-Erzegovina. “Andai in un orfanotrofio perché ero stato colpito da una granata. Fu una fortuna che solo in due rimasero feriti. Tra tanti bambini biondi, in quella camerata piena di culle, ne notai una nel fasciatoio con i capelli scuri, l’unica che sorrideva, mentre un’assistente le stava cambiando il pannolino. La sollevai e la presi in braccio, lei mi si aggrappò al collo. Quando la rimisi nella culla, la bimba cominciò a strillare. Io me la porterei via», dice al collega (che per la cronaca è Antonio Fabiani). Quello fu l’inizio di una grande ‘storia d’amore’”. Di Mare confessa di essere stato toccato dentro da qualcosa, di essere stato “preso” da quella bambina che gli sorrideva dal fasciatoio. Quel pianto rimane impresso nella testa dell’inviato. Franco, allora sposato con la prima moglie Alessandra, decide di salvarla dalla guerra e riesce ad adottarla, grazie alla Croce Rossa. Di Mare non ha mai nascosto la gioia, l’entusiasmo e l’amore che Stella ha portato nella sua vita. “Avevo trentacinque anni in un momento particolare della mia vita e Stella mi ha salvato: mi ha fatto incontrare la Fede. Mi ha fatto dire Dio c’è. Ho aspettato che lei crescesse, poi le ho chiesto se era d’accordo che scrivessi questa storia”. La storia di una bambina straordinariamente voluta e amata. Fino agli ultimi giorni di vita.
ll mesotelioma: cause e sintomi della malattia
Il caso del giornalista scomparso non è isolato. Negli ultimi 10 anni circa 60mila persone in Italia hanno perso la vita a causa di patologie correlate all’amianto. Ogni anno ci sono 10 mila nuove diagnosi, in prevalenza uomini. L’amianto è una fibra killer e uccide ancora. L’esposizione anche a piccole dosi di amianto provoca asbestosi con ripercussioni cardiache, a cui vanno aggiunte alcune neoplasie, tra cui il cancro della laringe, della faringe, dell’esofago, dello stomaco, del colon, delle ovaie e il colangiocarcinoma del fegato. Ancora nel 2024 sono presenti 40 milioni di tonnellate di amianto all’interno di 1 milione di siti (rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi). Edilizia, metalmeccanica e cantieri navali emergono come settori a rischio: l’amianto è presente anche negli edifici di 2.500 scuole, negli acquedotti pubblici, in tutto almeno 500mila km di tubature sono in cemento-amianto. Ancora, è presente in 1.500 biblioteche, edifici culturali compresi: basta che un ragazzino sbatta col banco contro il muro vecchio, o venga messo un chiodo per appendere un quadro, per liberare le fibre nell’aria, spiega Ezio Bonanni, avvocato e presidente dell’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto). È presente anche in almeno 500 ospedali (stima per difetto perché la mappatura dell’Osservatorio Nazionale Amianto è ancora in corso). Nel 2023 l’ONA ha censito circa 2000 casi di mesotelioma, con un indice di mortalità, rapportato ai 5 anni antecedenti, di circa il 93% dei casi.
Come ha ricordato Ezio Bonanni, in occasione della Giornata mondiale delle vittime di amianto (che si è celebrata il 28 aprile), “soltanto la bonifica e messa in sicurezza può evitare le esposizioni all’amianto e quindi le future diagnosi di malattie asbesto correlate che, purtroppo, in più del 90% dei casi si tramutano in una sentenza di morte”. È vietato nella UE da quasi vent’anni, ma l’amianto in Italia rimane un problema ancora irrisolto e la sua presenza, soprattutto negli edifici più vecchi, continua a costituire una minaccia per la salute, denuncia Bonanni. “Serve un piano per la rimozione e lo smaltimento. Le Asl dovrebbero avere il personale per accogliere le segnalazioni e accertare con i rilievi di precisione se sul posto ci sia rilascio di fibre. Ma c’è poco personale e, anche se arrivano sempre nuovi casi da attenzionare, non si muove nessuno”. Una “falla” che causa inevitabili ritardi nelle bonifiche e costa tante vite umane. Le procure incominciamo finalmente ad indagare sulla mancata adozione di adeguate misure di sicurezza e di protezione sui luoghi di lavoro… E si spera che intervengano celermente!
di Cristina Tirinzoni