Pronto Diabete è la nuova campagna nazionale che, dal 10 al 28 giugno, mette a disposizione dei pazienti con Diabete Mellito di tipo 2 consulenze specialistiche gratuite con un diabetologo presso 50 centri in tutta Italia, prenotabili al Numero Verde 800042747 o sul sito www.prontoDiabete.it.
L’iniziativa, patrocinata dalla Società Italiana di Diabetologia (SID) e dall’Associazione Medici Diabetologi (AMD), con l’adesione di Diabete Italia e Sistema Farmacia Italia e in partnership con AstraZeneca, intende sensibilizzare i circa 4 milioni di pazienti con Diabete di Tipo 2 in Italia sull’importanza di tenere sotto controllo la propria patologia nell’ottica di migliorarne la gestione, promuovere una corretta informazione ed educazione del paziente e prevenire l’insorgenza delle complicanze renali e cardiovascolari, incentivando una diagnosi precoce. In questo contesto, l’iniziativa nel mese di giugno fornirà la possibilità ai pazienti di recarsi presso le farmacie, che hanno deciso di aderire all’iniziativa, dove potranno ricevere screening diagnostici per la prevenzione e valutazione del rischio renale. Durata e modalità precise di svolgimento delle consulenze saranno a discrezione degli specialisti dei Centri aderenti, in base anche alla loro valutazione e alle caratteristiche dei pazienti. La fruizione delle consulenze non avrà interferenze con eventuali controlli o visite che dovranno essere poi prenotati secondo le modalità previste dalle autorità sanitarie locali e non interferirà sui rapporti con l’usuale centro diabetologico di riferimento del paziente.
«Accogliamo con entusiasmo iniziative come Pronto Diabete che, oltre a mantenere alta l’attenzione, mirano a fornire un supporto concreto per una patologia fortemente impattante sulla qualità di vita», conferma Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia. «Le persone con Diabete tipo 2 molto spesso tendono a minimizzare la propria patologia, non sottoponendosi a controlli periodici e sottovalutando le possibili complicanze cardiovascolari e renali. In questo senso, Pronto Diabete rappresenta un’importante occasione per aumentare la consapevolezza, promuovere una corretta informazione e fornire un supporto concreto ai pazienti nell’ottica di prevenire o diagnosticare in maniera tempestiva le complicanze cardiorenali e migliorare l’aderenza terapeutica. E sostengo questo anche in riferimento alla mia esperienza personale. Dall’età di 22 anni sono affetto da Diabete di tipo 1, una patologia da attenzionare perché presenta sintomi ancora poco conosciuti. La mia raccomandazione si rivolge soprattutto ai genitori: occorre prestare attenzione ai primi campanelli d’allarme che possono comparire nei bambini, come una sete eccessiva e la frequente urgenza di andare in bagno. Il rischio di trascurare questi sintomi potrebbe portare alla chetoacidosi, con gonfiori agli arti e difficoltà a camminare, che io stesso ho sperimentato, finendo dritto al Pronto Soccorso, all’età di 22 anni. E mi dispiace dover citare un fatto accaduto di recente di un bambino che, per queste problematiche, è purtroppo deceduto perché arrivato in ritardo all’Ospedale, in uno stato di chetoacidosi irreversibile. Non trascurare i segnali d’allarme dunque e rivolgersi subito al medico per effettuare la misurazione della glicemia che, in questi casi, può salvare la vita. A differenza del diabete di tipo 1, il tipo 2 compare più tardi e i sintomi sono spesso silenti e possono durare anche anni prima di essere individuati. Mentre il diabete tipo 1 è una malattia autoimmune e ha un decorso molto rapido, perché il pancreas cessa di produrre insulina, nel tipo 2 si rileva una produzione insufficiente di insulina che comunque continua ad essere secreta. Dallo scorso anno, è in vigore la legge 130 che propone uno screening per valutare anticorpi che individuano sia la presenza di diabete tipo 1, che di celiachia. Come associazione stiamo avviando un progetto-pilota che si dovrebbe concludere entro l’anno per estendere lo screening a tutte le regioni italiane (ora è limitato a Lombardia, Marche, Campania e Sardegna), cercando di stimolare le famiglie a sottoporre i bambini a questo screening, che potrebbe salvarli da complicanze anche gravi del diabete».
Se il diabete tipo 1 interessa circa 500 mila persone in Italia, il tipo 2 riguarda quasi 4 milioni i pazienti diagnosticati, a cui si aggiunge un sommerso di oltre un milione di persone che non sanno di averlo e altri 4 milioni che rischiano di svilupparlo. «Il Diabete di Tipo 2, che comprende oltre il 90% dei casi, è una patologia cronica caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia), con un’alta prevalenza di malattia cardiorenale, scompenso cardiaco nel 6%–27% e malattia renale cronica nel 30%–40%», puntualizza il Professor Riccardo Candido, Presidente AMD (Associazione Medici Diabetologi). «Scompenso cardiaco e malattia renale cronica sono condizioni gravi, associate a un elevato rischio cardiovascolare e di mortalità e un incremento dei costi sanitari, con un importante impatto sul sistema sanitario nazionale. Secondo gli Annali AMD 2023, sta rapidamente crescendo (+ 6,8% rispetto all’anno precedente) il numero di soggetti trattati con farmaci come gli SGLT2 inibitori che hanno dimostrato di essere particolarmente efficaci nel prevenire scompenso cardiaco e malattia renale cronica».
«Le complicanze impattano fortemente sulla qualità di vita: basti pensare che lo scompenso cardiaco è la prima causa di ospedalizzazione per le persone con diabete in Italia e che l’insufficienza renale, ovvero nefropatia diabetica, colpisce il 40% dei pazienti», puntualizza il Professor Angelo Avogaro, Presidente di SID (Società Italiana Diabetologia). «L’elevata prevalenza di scompenso cardiaco e insufficienza renale cronica e i rischi associati alla loro progressione mostrano un importante bisogno clinico insoddisfatto che dovrebbe essere preso in considerazione quando si scelgono strategie preventive nelle fasi iniziali del trattamento del diabete. A supporto di un approccio preventivo e sempre più precoce nel paziente con il diabete di tipo 2, aumentano le evidenze scientifiche, come lo studio DARWIN-RENAL, che confermano i benefici dell’uso precoce di terapie innovative per prevenire e ritardare il progredire delle complicanze renali nei pazienti diabetici. Pertanto, per una corretta gestione della malattia occorre una tempestiva e più efficace presa in carico del paziente attraverso l’adozione di strategie preventive, controlli periodici e di una stretta collaborazione tra specialisti, medicina territoriale e farmacisti».
di Paola Trombetta
Nuovo Annale AMD: migliorano le performance delle cure
Con il nuovo annale 2024, appena presentato a Roma dall’Associazione Medici diabetologi (AMD), arriva la fotografia dell’assistenza diabetologica in Italia, completa di dati differenziati sull’incidenza della malattia e sul trend dei comportamenti, dei rischi, delle cure e dei risultati ottenuti. Un grande lavoro di monitoraggio, attivo da quasi 20 anni, che con 13 edizioni di annali, 28 monografie, 50 articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali e oltre 1 milione di dati raccolti dal 2006 ad oggi, costituisce un patrimonio di informazioni di valore transnazionale.
L’erogazione di assistenza, dicono i dati presentati, ha interessato oltre 42mila persone con diabete tipo 1, più di 573mila con diabete tipo2 e 13mila donne con diabete in gravidanza, arrivando a coprire, in alcune regioni, il 50% dei cittadini con diabete. Tutto con molte luci, ma anche con residue “spine nel fianco”. «Di anno in anno osserviamo un continuo miglioramento nel monitoraggio della malattia e dei fattori di rischio cardiovascolare, nel raggiungimento dei corretti valori di emoglobina glicata e nell’impiego corretto dei farmaci», fa notare la coordinatrice nazionale Annali ADM Giuseppina Russo. «Il trend è positivo, ma ci sono fronti su cui possiamo fare di più, come l’esame del piede diabetico, eseguito in meno del 20% dei casi, la gestione del peso (sono obesi il 14% dei pazienti con diabete tipo 1, il 35% con diabete tipo 2, il 24% delle donne con diabete gestionale) e quello degli stili di vita, con molti pazienti ancora fumatori».
Nel dettaglio, la misurazione di tutti i parametri del controllo metabolico (emoglobina glicata, profilo lipidico, pressione e albuminuria) effettuati nei 300 centri aderenti al circuito Annali ha riguardato nel 2023 il 60% dei pazienti, contro il 55% del 2022. Fra questi, il 65% di quelli con diabete 1 e il 64% di quelli con diabete 2 hanno presentato uno score Q>25, ovvero livelli adeguati di cura, con benefici diretti sulla salute complessiva e sulla riduzione del rischio cardiovascolare. Il 40 e il 25% dei pazienti con diabete 2 ha raggiunto, rispettivamente, il target per i lipidi e quello per la pressione arteriosa, mentre oltre il 56% ha mantenuto l’emoglobina glicata sotto controllo. Probabile merito, quest’ultimo, dei nuovi farmaci, fra cui i GLP1-RA, che potrebbero aver contribuito a ridurre i soggetti con obesità, scesi dal 37 al 35%.
Luci e qualche ombra anche per quanto riguarda le donne in attesa con diabete mellito gestazionale (GDM). L’età media di queste pazienti è di 33 anni, ma il 40,8% supera la soglia dei 35 anni, età che insieme all’obesità pregravidica (24%) e alla familiarità per il diabete (12%) rappresenta il maggiore fattore di rischio. E preoccupa la percentuale (14%) di chi esegue l’esame per la curva glicemica solo dopo la 28a settimana (invece che fra la 25-26esima, come da linee guida), che comporta diagnosi tardive e rischio per mamma e feto. In questi casi, per il 62% delle interessate è bastato modificare lo stile di vita e la dieta, mentre il 37,6% ha dovuto assumere insulina dalla 28a settimana di gestazione. «Grazie alla raccolta di dati sempre più precisa ed accurata», ha osservato il presidente AMD Riccardo Candido, «è stato possibile il lento ma progressivo innalzamento della qualità della cura, ma soprattutto della qualità di vita dei diabetici, consentendo, al contempo, un’ottimizzazione delle risorse per il nostro SSN, perché nulla può essere migliorato se non viene misurato». Mentre il presidente Fondazione AMD Graziano Di Cianni ha sottolineato come per la ricchezza delle informazioni il valore degli annali superi i confini nazionali, tanto da aver consentito «l’avvio a partnership con World Health Organization(WHO)-Europe e International Diabetes Federation(IDF)-Europe allo scopo di esportare gli annali in altri paesi europei attualmente sprovvisti di sistemi di monitoraggio dell’assistenza diabetologica».
Marilisa Zito