Prevenirla è un dovere. È ferma la posizione della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), riguardo al contrasto della bronchiolite, patologia che interessa le vie respiratorie, tipica dei primi mesi di vita, ma che può essere contratta anche nei primi due anni di età del bambino, i cui numeri sono importanti. All’incirca 80 mila richieste di assistenza medica ambulatoriale su 400 mila nati, 16 mila ricoveri e 16 decessi solo nei primi sei mesi del 2024, con 60% dei lattanti a rischio di contagio. «Numeri e rischi – dichiara Giuseppe Di Mauro, Presidente SIPPS – che per una infezione virale non sono accettabili». Tanto più che la prevenzione è possibile, contrastando, grazie ad anticorpi monoclonali, il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV), tra le prime cause, certamente la più comune, di sviluppo della bronchiolite, cioè un’infiammazione delle piccole vie aeree dei polmoni. Intervenire sull’RSV significa evitare potenziali rischi per la crescita di neonati e lattanti, significa ridurre le probabilità di bronchioliti e polmoniti nel breve termine o di wheezing (sibili respiratori) e infiammazioni croniche nel lungo termine.
L’RSV è simile al Covid e come questo lascia il segno. «Pertanto non deve entrare in contatto con i nostri lattanti e abbiamo gli strumenti per consentire che ciò non accada. L’RSV è stato scoperto a Napoli circa 50 anni fa – racconta Di Mauro –. Veniva chiamato il “male oscuro” perché si connotava come un’infezione virale respiratoria polmonare non ancora isolata. L’RSV, un virus piuttosto recente, si caratterizza per un’attività interstiziale che agisce proprio come il Covid, potendo causare delle complicazioni anche a distanza di tempo dall’episodio acuto, similmente al Long Covid».
Questa è la stagione giusta per fare prevenzione e tutelarsi dall’RSV: infatti, l’infezione colpisce in prevalenza in autunno, inverno e primavera, nei periodi in cui proliferano anche i virus gastrointestinali, aggravando le possibili implicazioni, se contratti.
Cosa fare? In primo luogo è fondamentale ricevere la corretta diagnosi. «Esistono dei test rapidi che possono aiutare a identificare l’RSV – prosegue il Presidente – ma il monitoraggio e l’identificazione clinica sono lo strumento efficace per contrastarlo. Finché il bambino/lattante riesce ad alimentarsi e a interagire bene con i genitori, che devono sempre restare in contatto con il loro pediatra di famiglia, potranno tenere sotto controllo l’evoluzione delle condizioni di salute del figlio. Se invece l’equilibrio del piccolo salta e le sue condizioni di salute si aggravano, anche a distanza di poche ore dalla visita dal pediatra, è meglio ricorrere a un ricovero, tenuto conto che con qualunque infezione, nei lattanti, le condizioni cliniche possono peggiorare rapidamente».
Quali azioni intraprendere? Non esiste una terapia risolutiva: è necessario mantenere il bambino idratato, somministrare ossigeno, ma non somministrare antibiotici che non hanno alcun potere sui virus: insomma non sono in grado di ucciderli. Non si deve restare però a braccia conserte, l’arma a disposizione, efficace, c’è: gli anticorpi monoclonali che possono essere considerati una sorta di “strategia vaccinale”. «Da oltre sei anni vengono condotti studi e ricerche su queste molecole –chiarisce Di Mauro: l’innovazione e la ricerca hanno portato allo sviluppo di anticorpi monoclonali a lunga durata d’azione. È sufficiente somministrare una sola iniezione l’anno ai piccoli, con costi accettabili, per garantire uno scudo efficacissimo contro il rischio di contrarre la malattia».
E il territorio? Risponde in maniera attiva a questo bisogno, offrendo a tutti i nati del 2024 la “vaccinazione” da ottobre. «Sarebbe opportuno estendere la somministrazione anche alle donne in gravidanza per coprire il neonato nei primi mesi di vita, quando non ha ancora ricevuto questa protezione, al pari di quanto già accade per la pertosse». Tutte le Regioni via via si stanno attrezzando per la somministrazione degli anticorpi monoclonali contro l’RSV, ma la situazione è ancora a macchia di leopardo: «La Valle d’Aosta, la più virtuosa, è riuscita a fare prevenzione già nel 2023 (e lo ripeterà anche nella prossima stagione), a ottobre 2024 partiranno Veneto, Trento, Bolzano, Lombardia, Toscana, Sicilia e Campania, con l’auspicio – sottolinea Di Mauro – che tutte le altre Regioni mancanti inizino la campagna di immunizzazione. Da Presidente della SIPPS, da pediatra di famiglia, da padre e nonno, mi auguro di non assistere a una grande disuguaglianza territoriale nell’offerta di quest’opportunità di prevenzione primaria, che non è un lusso, bensì una sicurezza del lattante e della sua famiglia. La prevenzione è la migliore arma che abbiamo a disposizione per proteggere i nostri bambini da questo virus così pericoloso e non possiamo trascurarla».
Insieme alla prevenzione medica, esiste un altro importante strumento di protezione, naturale e altamente efficace: l’allattamento al seno. «È un’arma potentissima di prevenzione primaria dalle infezioni respiratorie, gastrointestinali e dal sovrappeso – conclude il Presidente. Infine, se in estate, mare, sole e aria aperta sono ottimi alleati contro l’RSV, in inverno bisogna lavare spesso le mani e usare le mascherine, soprattutto con i neonati e i nati pretermine».
Francesca Morelli