Influenza e Covid: i timori degli italiani

Mentre è partita proprio in questi giorni la Campagna vaccinale contro l’influenza, un italiano su due esprime preoccupazione, temendo che i virus possano essere particolarmente aggressivi e contagiosi, come è accaduto lo scorso anno. Al contrario, il Covid-19 sembra aver perso centralità, anche se 2 italiani su 3 sono consapevoli che il virus non è scomparso e potrebbe tornare con nuove varianti. Il 51,6% considera il Covid una “normale infezione virale”, mentre sono più preoccupati gli over 55 e 65, soprattutto le donne, per la salute dei membri più fragili della famiglia. È quanto emerge dalla ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, presentata in occasione dell’evento Tra vecchie e nuove ‘influenze’: come il Covid-19 influenzerà ancora la diffusione e la gestione dei virus stagionali”, con la partecipazione del Professor Fabrizio Pregliasco, Direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università degli Studi di Milano  e Direttore Sanitario d’Azienda I.R.C.C.S. Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano e della Dottoressa Giovanna Hotellier dell’Istituto di Ricerca Human Highway.

«In realtà, la stagione delle infezioni respiratorie quest’anno non si è mai conclusa», ha sottolineato il professor Fabrizio Pregliasco. «Anche durante l’estate, a causa degli sbalzi termici, i livelli di contagio non sono scesi sotto la soglia critica, con una persistenza di infezioni causate da “virus cugini”, come quello respiratorio sinciziale (RSV), il rinovirus, il metapneumovirus e i virus parainfluenzali, con il contributo del Covid-19 e di alcuni batteri che hanno provocato problemi polmonari. Questi virus continueranno a circolare anche nella prossima stagione, che sarà piuttosto intensa, simile a quella del 2022 e più vivace rispetto allo scorso anno, con circa 14 milioni e mezzo di casi di influenza e infezioni respiratorie, tra cui il SARS-CoV-2. Se tra i principali virus in circolazione per l’influenza, segnalo l’A/H1N1 e l’A/H3N2, per quanto riguarda il Covid19, la variante che si diffonderà nei prossimi mesi è la Xec che è immunoevasiva. Ci aspettiamo quindi in autunno una presenza importante del SARS-CoV-2. Se la percezione di rischio rispetto a quest’ultimo virus sembra essersi notevolmente abbassata, l’approccio corretto dovrebbe cercare di proteggere i più fragili. Per loro è fondamentale eseguire tempestivamente un tampone e iniziare quanto prima una terapia antivirale, se si manifestano i sintomi. Per chi gode di buona salute, invece, è sufficiente ricorrere a farmaci da banco ad azione antinfiammatoria».

Come comportarsi ai primi sintomi influenzali? Secondo l’indagine di Human Highway, gli italiani sembrano continuare ad adottare buone pratiche di comportamento. «Il 49,3% ritiene che la scelta più prudente, in caso di malessere, sia riposare, assumere medicinali da banco o di automedicazione e contattare il medico solo se dopo tre giorni non si osserva alcun miglioramento», conferma la Dottoressa Giovanna Hotellier. «Un altro 22,4% preferisce rivolgersi immediatamente al medico di base alla comparsa dei primi sintomi. Le donne, in particolare, sono più inclini al ricorso ai farmaci di automedicazione: il 57% considera riposo, medicinali da banco e il contatto del medico solo in caso di mancato miglioramento la scelta migliore, rispetto al 42,5% degli uomini. Gli over 65, invece, mostrano una maggiore propensione a contattare subito il medico e attribuiscono un’importanza superiore alla vaccinazione antinfluenzale. In caso di comparsa dei sintomi da raffreddamento, il 40% degli italiani considera corretto eseguire un tampone antigenico, 1 su 3 adotta un approccio flessibile, mentre il 24% ritiene non sia necessario. Sono i giovanissimi (18–24 anni) e la fascia d’età 55-64 anni i più favorevoli al test, con il 47% che lo considera una buona pratica. Al contrario, i 25-44enni mostrano un atteggiamento più cauto, mentre i meno propensi a fare un tampone sono i 45-54enni e i residenti nel Nord-Ovest dell’Italia».

La doppia vaccinazione

«Non solo per il SARS-CoV-2, ma anche per l’influenza, si raccomanda la doppia vaccinazione per le persone fragili che necessitano di una protezione aggiuntiva», aggiunge il Professore. «Sebbene ci sia stato un incremento della copertura vaccinale antinfluenzale negli anni scorsi, in parte dovuto alla preoccupazione per il Covid-19, si osserva ora una flessione nel trend. È fondamentale che i giovani, che mostrano una diminuzione della propensione alla vaccinazione, non sottovalutino l’importanza di questa misura, poiché l’influenza può avere effetti significativi anche su di loro».

Per molti, il vaccino antinfluenzale è ormai una routine (40,7%), spesso consigliato dal medico (25% dei casi). La motivazione principale è proteggere sé stessi e i propri cari, specialmente dai rischi di contagio dei bambini. In vista della prossima stagione influenzale, il 34% degli intervistati ha dichiarato l’intenzione di fare il vaccino, mentre il 47% lo ritiene improbabile. I più propensi alla vaccinazione sono gli over 45 (40%), sotto consiglio del medico, e gli over 65 (60,5%) che dichiarano di volerla fare prossimamente.

Farmaci di automedicazione: la scelta più diffusa

Secondo lo studio di Human Highway, i farmaci di automedicazione, riconoscibili dal bollino rosso sulla confezione, si confermano il rimedio più utilizzato dagli italiani in caso di affezioni respiratorie. Il 64% della popolazione sceglie questi medicinali per alleviare i sintomi influenzali. Accanto a questa tendenza, è ancora significativo il numero di coloro che, in caso di sintomi influenzali, credono che l’antibiotico sia il rimedio più efficace: dichiarano di ricorrere all’antibiotico il 15% degli italiani, percentuale che raggiunge il 24% tra i giovani tra i 18 e i 24 anni. Tuttavia, si osserva una leggera e costante diminuzione dell’uso di questi medicinali in caso di infezioni virali, un segnale positivo verso un uso più appropriato di questi farmaci. «È essenziale che i pazienti (e i medici) siano consapevoli del fatto che gli antibiotici devono essere prescritti solo quando strettamente necessario, ad esempio in caso di complicazioni batteriche. L’uso indiscriminato di antibiotici può aggravare la problematica della resistenza e non contribuisce al trattamento delle infezioni virali», precisa il Professore. «Oltre ai farmaci di automedicazione, il Professore ricorda che l’informazione rimane essenziale per promuovere le buone pratiche di prevenzione, come la ventilazione regolare degli ambienti, il lavaggio frequente delle mani e l’uso della mascherina». Tutti comportamenti che non solo aiutano a prevenire la diffusione del Covid-19 e dell’influenza, ma che riducono anche il rischio di altre infezioni.

Per maggiori informazioni visita il sito: www.semplicementesalute.it.

di Paola Trombetta

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