«Ho avuto la psoriasi all’età di 11 anni e all’epoca non erano disponibili i farmaci che ci sono oggi. Dopo le “creme nere”, considerando la gravità della malattia, sono passata al cortisone e alla fotochemioterapia, poi il metotrexato e finalmente, negli ultimi 15 anni, sono arrivati i farmaci biologici che oggi, invece, sono in grado di tenere sotto controllo la malattia. Nel mio caso ho avuto dolori, attribuiti inizialmente all’artrite. Cinque anni fa ho cominciato ad avere anche gonfiori alle mani: a questo punto la mia malattia è stata diagnosticata come artrite psoriasica: avevo 70 anni. Ora sto iniziando la cura con un nuovo farmaco (bimekizumab) approvato da poco per l’artrite psoriasica. Lo sto utilizzando da quattro mesi e tra sei mesi vedremo i risultati. L’artrite psoriasica provoca dolori e a volte deformazioni delle articolazioni. Spesso devo utilizzare anche antinfiammatori per il controllo del dolore: è infatti una malattia che da un lato si vede, perché compaiono chiazze rossastre in diverse parti del corpo, e dall’altro si fa sentire perché provoca dolore. Mi ritengo fortunata perché nel mio caso l’artrite è comparsa dopo tanti anni rispetto alla psoriasi. Invece, nei casi in cui compare precocemente, mi auguro che si possano utilizzare subito farmaci per bloccarne il decorso. L’importante è poter accedere a queste nuove cure che purtroppo sono molto costose. Come Associazione APIAFCO (Associazione Psoriasici Italiani Amici della Fondazione Corazza), nata circa sette anni fa, ci stiamo muovendo per informare l’opinione pubblica e far capire cosa provano realmente i pazienti. Se è vero che una diagnosi tempestiva e il trattamento con farmaci efficaci possono ridurre il rischio di sviluppare comorbidità, è altrettanto essenziale che i pazienti diventino consapevoli del legame tra psoriasi e artrite psoriasica. Continuiamo a informare e coinvolgere i pazienti: non vogliamo che le persone si compiangano, ma comprendano le opportunità che attualmente esistono per migliorare i loro problemi, sia per quanto riguarda la cute che le articolazioni. Per questo offriamo tra i nostri servizi anche la consulenza con lo psicologo. Nella regione Emilia Romagna, la nostra Associazione offre il servizio di fototerapia a domicilio, una ancora valida terapia per la psoriasi alle mani, ai piedi o su parti estese del corpo. Per i pazienti inoltre portiamo avanti diverse attività, in particolare il supporto psicologico gratuito (https://progetti.apiafco.org/supporto-psicologico/) e le giornate di screening negli ospedali (https://screeningpsoriasi.it/ ; https://www.apiafco.org/pausa_screening/).
La testimonianza di Valeria Corazza, Presidente di APIAFCO (www.apiafco.org) conferma l’importanza dell’informazione su questa malattia che colpisce oltre 100 mila persone in Italia e della necessità di rendere disponibili per tutti i pazienti le terapie innovative, come i nuovi anticorpi monoclonali. Si tratta di una malattia reumatica infiammatoria, che fa parte del gruppo delle spondiloartriti ed è caratterizzata da manifestazioni articolari periferiche e/o assiali, coinvolgendo la colonna vertebrale e le articolazioni sacro-iliache. Colpisce principalmente pazienti con psoriasi cutanea, sia in fase attiva che pregressa. La prevalenza nella popolazione generale è dello 0,3-1%, senza differenze significative tra i sessi, mentre nei pazienti con psoriasi, la prevalenza aumenta notevolmente, attestandosi tra il 6% e il 42%. La psoriasi, di per sé, ha una prevalenza del 2-3% nella popolazione generale. Nella maggior parte dei casi (85%), la malattia cutanea si manifesta prima dell’artrite; nel 5-10% l’insorgenza avviene simultaneamente e in un ulteriore 5-10% è l’artrite a precedere la psoriasi. Se non trattata, questa malattia può risultare altamente invalidante, compromettendo significativamente la qualità della vita dei pazienti. L’artrite psoriasica, inoltre, è un’affezione ad interessamento sistemico, associata a molte altre patologie, metaboliche, cardiovascolari e intestinali. Per questo deve essere trattata precocemente con farmaci mirati e soprattutto i medici di base devono indirizzare i pazienti agli specialisti.
Un’importante novità di questi giorni è la rimborsabilità, riconosciuta da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), di un anticorpo monoclonale, bimekizumab, per l’artrite psoriasica attiva (PsA). La Commissione Europea (CE) aveva concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco per la stessa indicazione nel giugno 2023. Bimekizumab è il primo e unico trattamento progettato per inibire selettivamente e direttamente le interluchine IL 17 A, e IL 17 F, molecole messaggere del sistema immunitario all’organismo, che svolgono un ruolo chiave nei processi infiammatori che causano l’artrite psoriasica. Il farmaco è già entrato nella pratica clinica del nostro Paese nel marzo 2023 per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa, negli adulti candidati alla terapia sistemica. L’approvazione di bimekizumab nell’artrite psoriasica è confermata da due studi registrativi di Fase 3 (BE OPTIMAL e BE COMPLETE), appena pubblicati su The Lancet, in cui il farmaco ha mostrato miglioramenti nei sintomi articolari e cutanei in quei soggetti che non rispondevano ai farmaci biologici e in quelli con risposta inadeguata agli inibitori del TNF (Tumor Necrosis Factor). Nella PsA, bimekizumab è approvato da solo o in combinazione con metotrexato per il trattamento di adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che sono risultati intolleranti a uno o più farmaci antireumatici.
«Nell’80% dei pazienti con malattia psoriasica, la prima manifestazione è cutanea, seguita da sintomi articolari. È fondamentale che il paziente consulti tempestivamente un dermatologo, poiché alcune forme, come la psoriasi inversa, l’onicopatia psoriasica e quella del cuoio capelluto, sono maggiormente associate allo sviluppo dell’artrite psoriasica», afferma Antonio Costanzo, Professore Ordinario di Dermatologia presso Humanitas University e Responsabile dell’Unità Operativa di Dermatologia presso Humanitas Research Hospital. «Questi segni possono portare il clinico a chiedere al paziente se avverte dolori, il che spesso indica una fase iniziale di infiammazione prima che si arrivi a una condizione clinica conclamata. In questi casi possiamo svolgere un’azione sinergica con i colleghi reumatologi, soprattutto quando la psoriasi cutanea è particolarmente estesa, utilizzando farmaci che potrebbero persino prevenire lo sviluppo dell’artrite nei soggetti predisposti. Uno studio americano evidenzia come, chi riceve un trattamento con farmaci biologici per la psoriasi, abbia un rischio ridotto fino al 90% in meno di sviluppare artrite psoriasica, rispetto a chi non riceve quei farmaci. La diagnosi e la terapia precoci, insieme a una stretta collaborazione con il reumatologo, sono fondamentali per identificare i pazienti che richiedono attenzione specialistica».
«Il controllo della malattia è sostanziale per il benessere del paziente e per prevenire gravi complicanze», aggiunge Roberto Caporali, Professore Ordinario di Reumatologia all’Università di Milano e Direttore UOC Reumatologia Clinica ASST Gaetano Pini-CTO. «È importante ricordare che la malattia non colpisce solo la pelle e le articolazioni, ma può anche coinvolgere il sistema cardiovascolare, l’intestino e altri organi. Un intervento precoce con farmaci appropriati può prevenire queste complicazioni. È essenziale adottare un approccio su più fronti, considerando la malattia come una condizione multisistemica. In questo contesto, la collaborazione tra dermatologi e reumatologi diventa cruciale. La psoriasi e l’artrite psoriasica rappresentano sfide significative e molti pazienti non sono consapevoli dei rischi a cui sono esposti. La diagnosi e il trattamento tempestivi, con la sinergia tra specialisti, sono i fattori “chiave” per ottenere risultati ottimali. La ricerca continua a progredire, offrendo nuove opportunità di trattamento, ma è importante applicare strategie preventive fin dall’inizio. Un ritardo nella presa in carico può portare a un aggravamento della condizione del paziente».
«È fondamentale riconoscere che la psoriasi e l’artrite psoriasica non colpiscono solo la pelle e le articolazioni, ma hanno un impatto complessivo sulla qualità della vita», fa notare Antonella Celano, Presidente di APMARR, Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare. «Una diagnosi e una terapia tempestive possono rallentare significativamente il progresso del danno articolare. Esiste una crescente necessità di informazione per indirizzare i pazienti verso centri specializzati, evitando che la malattia progredisca. Un altro aspetto fondamentale è l’accesso all’innovazione. Attualmente, i farmaci disponibili tendono a concentrarsi su una sola dimensione della patologia, trascurando l’importanza di un approccio globale. È vitale continuare a investire nella ricerca per sviluppare terapie capaci di rispondere in modo adeguato a tutte le manifestazioni della PsA, garantendo così ai pazienti un trattamento più completo e efficace».
«Oggi le persone affette da psoriasi e artrite psoriasica affrontano diverse sfide che compromettono una presa in carico adeguata. Una delle principali problematiche è data dalle lunghe liste d’attesa, che ritardano l’accesso a diagnosi e trattamenti essenziali», dichiara Silvia Tonolo, Presidente ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici). «Inoltre, i Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) sono spesso disattesi, limitando così l’efficacia delle cure e creando discontinuità nel trattamento. Questo è aggravato dall’assenza di integrazione della telemedicina nei percorsi assistenziali, un’opportunità che potrebbe migliorare l’accesso alle cure e facilitare la comunicazione tra pazienti e professionisti della salute. Strumenti come il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e la Piattaforma di Telemedicina SIR sono risorse preziose, ma non vengono sempre utilizzati in modo ottimale per supportare i pazienti. La loro integrazione nei percorsi assistenziali è cruciale per una gestione più fluida e coordinata della patologia».
«Sono molto orgogliosa di rappresentare UCB in occasione dell’ingresso nella pratica clinica del nostro Paese di bimekizumab anche per l’artrite psoriasica, oltre che per la psoriasi. Questo testimonia l’impegno dell’azienda nel trovare soluzioni per patologie che presentano ancora molti bisogni insoddisfatti», dichiara Laura Antonioli, Medical Affairs Head presso UCB Italia. «Per UCB l’innovazione rappresenta un elemento fondamentale e in questo caso si è rivelata preziosa per intervenire su varie manifestazioni dell’artrite psoriasica, con la collaborazione delle Associazioni pazienti, dando vita a progetti che vanno oltre la semplice commercializzazione e migliorano la qualità di vita dei pazienti. Per garantire che queste soluzioni terapeutiche raggiungano chi ne ha realmente bisogno, supportiamo diverse iniziative per assicurarci che le persone possano avere un equo accesso alle cure e sfruttare le soluzioni che l’innovazione rende disponibili».
di Paola Trombetta