«In un solo giorno ho perso la mia autonomia. Ho cominciato a sentire le palpebre calare, la vista annebbiata e sdoppiata, ad essere sopraffatta dalla stanchezza. Poi l’incapacità di fare qualunque cosa: alzare un bicchiere, pettinarmi, vestirmi, mangiare, masticare, sorridere fino a non riuscire più a respirare. Da iperattiva quale ero, sono stata proiettata in un contesto di assoluta e totale dipendenza, con necessità di un care-giver. Sono stata “fortunata” perché la diagnosi per me è stata fulminea, 48 ore: il verdetto, miastenia gravis. Una malattia a cui non ero preparata, con pochissime avvisaglie e di cui non conoscevo nulla. Mi sono rimessa ai medici, ai centri specialistici, aspetto cruciale per la presa in carico e l’accuratezza della cura, dovendomi confrontare con un iter di malattia piuttosto faticoso. Un percorso di terapia che si è accompagnato alla paura e a domande assillanti: sarà il trattamento giusto, tornerò ad essere la stessa di prima, potrò condurre una vita “normale”? E oggi capisco il valore enorme di quella normalità. Potrò ancora andare a sciare? I medici, superata la fase acuta della malattia, mi hanno tranquillizzata. Sì, potevo fare qualunque cosa di cui avessi voglia, che mi piacesse, misurandomi sulla “stanchezza”. Ma mi domandavo: quando la percepirò sarà troppo tardi, ripiomberò nel baratro della malattia, andando di nuovo in carenza di ossigeno? Sarò lucida nel valutare l’effettivo sintomo o sarò condizionata dall’emozione? Con la consapevolezza che è una patologia dalla quale non si guarisce. Quesiti che non trovano risposta, perché in questa patologia non ci sono certezze, la vita viene totalmente stravolta: si sperimenta un cambio radicale dello stile di vita, come anche della morfologia fisica, senza contare l’accettazione di tutti gli effetti collaterali legati alle terapie. Adesso riesco a tenere a bada la malattia, grazie ai farmaci: ho risposto efficacemente ai trattamenti convenzionali. Un’altra “fortuna”. Cosa auspico? Che nel futuro si sviluppino terapie che permettano a ciascun paziente di poter ritornare alla vita di tutti i giorni, di poter riprendere in mano la quotidianità, di non doversi far “comandare” dalla malattia che resta comunque una sfida nella sfida e di avere una qualità di vita migliore».
Sono le parole di Mariangela Pino, paziente, segretaria e socia dell’Associazione Italiana Miastenia e Malattie Immunodegenerative (AIM) sezione Lazio, nata sul territorio per sua volontà, allo scopo di dare risposte e informazione alla comunità locale, ad esempio sulla “lista nera” di farmaci che non possono esser assunti da un miastenico perché aggraverebbero la patologia, rappresentando un hub di condivisione di esperienze, ricevere sostegno psicologico e operativo, dare autorevolezza alla voce dei pazienti.
L’Associazione pazienti è “strumento” per fare fund-raising da investire in innovazione, ricerca, terapia: in una parola dare speranza al paziente. Necessità e pensieri che Mariangela potenzialmente condivide con le 17 mila persone affette, solo in Italia, da Miastenia Gravis Generalizzata (gMG), in prevalenza donne sotto i 40 anni e uomini sopra i 50. Alcuni, e nella maggior parte dei casi, esposti a un lungo iter prima di arrivare all’identificazione della patologia, anche 10 anni, con il rischio che in fase avanzata la risposta terapeutica sia meno efficace, che richieda il supporto di farmaci innovativi, combinati alla terapia standard. Nuovi approcci, oggi fortunatamente disponibili, che aprono prospettive di cura per la persona con gMG: patologia, rara, complessa, invalidante, multiorgano (colpisce infatti occhi, apparato muscolare, sistema respiratorio, cervello), plurisintomatica (stanchezza, perdita della vista, difficoltà di movimento e di alimentazione, debolezza dei muscoli intercostali e degli arti, nebbia cerebrale, disturbi del sonno), spesso correlata ad altre possibili comorbidità: dislipidemia, diabete, ipertensione, per citare le principali.
«La gMG – spiega il dottor Michelangelo Maestri Tassoni, Dipartimento di Neuroscienze Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana – è una malattia cronica, autoimmune nella quale il sistema immunitario reagisce in maniera anomala nei confronti della giunzione neuro-muscolare: si attiva cioè producendo anticorpi diretti contro i recettori muscolari, in particolare il recettore dell’acetilcolina (AChR), compromettendo così la normale trasmissione degli impulsi nervosi che stimolano la contrazione dei muscoli, impedendone il normale funzionamento. Nel compiere un qualunque gesto, il muscolo inizialmente riesce a mantenere tono e forza adeguati, ma nel corso dell’impegno questa capacità diminuisce sensibilmente e genera rapidamente nel paziente stanchezza. La debolezza muscolare non è mai stabile nell’arco della giornata, è sempre diversa di giorno in giorno e varia secondo i differenti periodi della malattia, cambiando in maniera molto imprevedibile, ed è proprio questa imprevedibilità e variabilità dei sintomi a causare un grave impatto sulla vita dei pazienti, sui singoli gesti della quotidianità, sulla pianificazione e le scelte di vita. I sintomi più frequenti, sia nella fase iniziale che durante la storia di malattia, sono di tipo oculare, rappresentati fondamentalmente dalla visione doppia (diplopia) e dalla ptosi palpebrale, ovvero dalla caduta di una o di tutte e due le palpebre, dalla debolezza della muscolatura volontaria che può colpire ogni parte del corpo, dal viso alla gola fino alla muscolatura volontaria del torace e degli arti, rendendo difficile la masticazione, la deglutizione, l’articolazione del linguaggio fino alla difficoltà di movimento degli arti e alla più temuta insufficienza respiratoria che rappresenta una complicanza drammatica e potenzialmente mortale.
Con le terapie farmacologiche attualmente disponibili e le possibilità di supporto respiratorio e di terapia intensiva, questa è una complicanza che fortunatamente oggi riusciamo a limitare». La gestione della patologia è “facilitata” dall’approvazione della rimborsabilità di ravulizumab, primo inibitore del complemento C5, una proteina fondamentale per la difesa da agenti patogeni, ma che agisce contro l’organismo in caso di miastenia, a lunga durata d’azione che ha dimostrato un beneficio clinico precoce (evidente già dopo poche settimane dall’inizio della terapia) e duraturo sulla riduzione dei sintomi di debolezza e affaticamento, con una somministrazione ogni 8 settimane.
«Nella fase iniziale – aggiunge il Professor Raffaele Iorio della UOC Neurologia Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – il trattamento si concentra sulla stabilizzazione dei sintomi attraverso terapie di prima linea, come gli inibitori dell’acetilcolinesterasi, i corticosteroidi e gli immunosoppressori. Nei pazienti che presentano controindicazioni o risposte insufficienti a questi farmaci, si ricorre a terapie innovative che possono offrire un’alternativa più efficace. È fondamentale, inoltre, garantire un supporto psicologico e un consulto nutrizionale per aiutare il paziente a gestire l’impatto della malattia e i possibili effetti collaterali dei corticosteroidi». Aggiunge il Professor Renato Mantegazza, presidente AIM Amici del Besta: «È da salutare con soddisfazione l’arrivo di un trattamento capace di intervenire in modo efficace sugli aspetti che incidono in modo pesante sulla capacità del paziente di svolgere anche le normali attività di ogni giorno e la vita professionale». Conclude Mariangela Pino: «La somministrazione della terapia ogni 8 settimane rappresenta per noi pazienti un’innovazione terapeutica importante e un punto di svolta cruciale che consente di affrontare in modo diverso la quotidianità, potendo aspirare a una dimensione di “normalità” che è fondamentale per la realizzazione personale, sociale e professionale di ciascuno».
di Francesca Morelli
Un nuovo farmaco per via sottocutanea
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha appena approvato la rimborsabilità in Italia di efgartigimod alfa in formulazione sottocutanea iniettabile per il trattamento, in aggiunta alla terapia standard, dei pazienti adulti con miastenia grave generalizzata (MGg) che sono positivi all’anticorpo anti-recettore dell’acetilcolina (AChR). Efgartigimod alfa è ora disponibile in Italia sia per uso endovenoso (IV) che per uso sottocutaneo (SC) in autosomministrazione.
<Questa approvazione testimonia il nostro impegno nella ricerca e sviluppo di terapie innovative, anche nella modalità di somministrazione, in grado di rispondere ai bisogni concreti delle persone affette da malattie autoimmuni assicurandone una migliore qualità di vita>, ha dichiarato Fabrizio Celia, General Manager di Argenx in Italia. <La disponibilità di due diverse formulazioni, con la possibilità offerta ai pazienti dalla nuova soluzione iniettabile sottocute di somministrarsi autonomamente la terapia a casa, consente alle persone affette da miastenia grave generalizzata di scegliere il trattamento più adatto al proprio stile di vita, rafforzando ulteriormente l’approccio terapeutico individualizzato offerto da efgartigimod alfa>.
La rimborsabilità da parte di AIFA, fa seguito all’approvazione della Commissione Europea, giunta a novembre 2023 sulla base dei risultati positivi dello studio globale di Fase 3 ADAPT-SC che ha stabilito l’efficacia di efgartigimod alfa in formulazione sottocutanea, dimostrando una riduzione dei livelli di anticorpi anti-AChR paragonabile a quella di efgartigimod alfa per infusione in pazienti adulti affetti da MGg. P.T.