«Da tempo le avevo proposto di vaccinarsi contro l’Herpes Zoster, conosciuto più comunemente come Fuoco di Sant’Antonio. Maria è una paziente con gravi problemi causati dal diabete, di cui soffre da diversi anni. Poiché nei pazienti diabetici questa infezione può peggiorare il controllo glicemico e comportare un rischio del 20-30% di nevralgia post-erpetica e aumentare il rischio cardiovascolare, avevo insistito molto. Ma la signora Maria faceva resistenza: non era convinta e continuava a rimandare. Finché l’altro giorno viene nel mio ambulatorio disperata: aveva contratto il virus in una forma particolarmente aggressiva, con rossore e comparsa di vescicole alla schiena e bruciore intenso. Abbiamo iniziato subito la terapia con antivirali specifici, ma temo che il rischio di sviluppare una nevralgia post-erpetica sia molto alto. Solitamente il 20% dei pazienti diabetici con Herpes Zoster sviluppa una nevralgia post-erpetica, difficile da curare. L’unica cura è la prevenzione, ovvero il vaccino per non contrarre l’infezione».
La testimonianza di “real life” riportata dalla dottoressa Tecla Mastronuzzi, medico di Medicina generale di Bari, responsabile nazionale della Macroarea Prevenzione della SIMMG (Società Italiana Medici di Medicina Generale), conferma come l’adesione alla vaccinazione contro l’Herpes Zoster sia ancora scarsa e che le persone conoscono poco questa malattia e soprattutto i rischi, come la nevralgia post-erpetica, che potrebbe comportare.
In occasione della Settimana della Prevenzione del Fuoco di Sant’Antonio, che si conclude il 2 marzo, gli esperti raccomandano di informarsi sulla malattia e sulla possibilità di prevenirla con il vaccino. Un sondaggio condotto di recente da Ipsos Healthcare, per conto di GSK, su 8400 cittadini in 9 nazioni (Cina, Brasile, Giappone, India, Stati Uniti, Germania, Italia, Irlanda, Portogallo) tra 50 e 60 anni, evidenzia che in molti hanno le idee confuse su questa infezione. In Italia solo il 52% degli intervistati ha una vaga idea di cosa sia l’Herpes Zoster e quali rischi possa causare.
Con l’aiuto della dottoressa Mastronuzzi vediamo di conoscere meglio questa malattia e i rischi che potrebbe comportare se non ci si vaccina.
«L’Herpes Zoster, conosciuto più comunemente come Fuoco di Sant’Antonio, è la riattivazione del virus della varicella Zoster che colpisce le strutture nervose e può rimanere latente per anni. Può ricomparire all’improvviso, soprattutto nei periodi di maggiore stress, quando si abbassano le difese immunitarie. Compare sotto forma di vescicole che si distribuiscono a grappoli in un solo lato del corpo (soprattutto torace, addome e viso), ma anche la schiena, gli arti o la zona della testa. Un adulto su tre è a rischio di sviluppare questa infezione, con un incremento dopo i 50 anni, arrivando a un soggetto su due dopo gli 85 anni».
Quali sono le persone più a rischio? Esiste una differenza di genere?
«Sicuramente più vulnerabili sono i malati oncologici, perchè immunodepressi, tanto che le linee guida AIOM raccomandano questa vaccinazione. Anche malattie croniche come il diabete, patologie cardiovascolari, reumatologiche e la depressione possono aumentare l’incidenza. Complessivamente in un anno si registrano 200 mila nuovi casi in Italia. L’età è tra i principali fattori di rischio, soprattutto dopo i 65 anni, motivo per cui il vaccino è gratuito a partire da questa età. Le donne hanno un rischio maggiore di contrarre il Fuoco di Sant’Antonio, in forma più grave e di sviluppare una temibile complicanza: la nevralgia post-erpetica».
Quanto alla nevralgia post-erpetica che compare dopo la malattia, quali conseguenze può provocare e per quanto tempo può durare?
«Per fare un esempio vorrei citare il caso di una paziente che ha avuto l’Herpes Zoster nella zona della testa, in assoluto tra le forme più dolorose. Purtroppo il dolore è continuato per anni, nonostante le terapie antidolorifiche e ancora oggi, a 80 anni, non abbiamo trovato farmaci in grado di controllarlo in modo efficace. La nevralgia post-erpetica provoca un dolore molto forte a livello del nervo coinvolto che perdura per almeno 90 giorni dopo l’eruzione cutanea. Ma può cronicizzare e proseguire anche per anni, con un impatto negativo sulla qualità di vita della persona. I pazienti più a rischio di nevralgia post-erpetica sono gli anziani, di genere femminile e quelli con altre patologie croniche».
Nei casi in cui si contrae questa infezione, si sviluppa una sorta di immunità permanente oppure è necessario anche in questi soggetti fare il vaccino?
«Anche le persone che hanno fatto la malattia devono vaccinarsi. Tra le indicazioni del vaccino c’è anche la recidiva dello Zoster, che non mette al sicuro dalla ricomparsa dell’infezione».
Come medici di famiglia, cosa fate per diffondere l’informazione su questa vaccinazione, a differenza di altre, come l’antinfluenzale, che invece sono molto consigliate?
«Spesso l’esitazione dei pazienti su questa vaccinazione è legata alla scarsa conoscenza della malattia e a volte anche alla tiepida convinzione dei medici. Posso dirle cosa faccio io. Quando i miei pazienti compiono 65 anni, mando un SMS in cui parlo di questa vaccinazione e della possibilità di prenotarsi in automatico on-line per venire in ambulatorio. Purtroppo però in Italia esistono 20 sistemi sanitari differenti e non tutte le Regioni hanno approvato la possibilità di fare questo vaccino negli ambulatori dei medici di famiglia. Per questo occorre sensibilizzare, tutti i medici, ma anche le istituzioni, affinché si diffonda una cultura vaccinale, che consideri la vaccinazione come un “diritto” del cittadino, un’opportunità importante e non un “dovere”, un obbligo, come era stato per il Covid».
di Paola Trombetta