Una crema basic per la pelle, per fronteggiare il freddo che anche a febbraio non sembra dare tregua? Idratante o nutriente, l’una per l’altra: niente di più sbagliato. Perché, forse in pochi lo sanno, ma questi due aggettivi non sono sinonimi. Idratare la pelle significa rifornirla di acqua; nutrirla vuol dire, invece, soddisfare il suo fabbisogno di lipidi (grassi).
Due concetti, dati spesso per scontati, da chiarire meglio.
Segnali d’allarme
L’idratazione è un bisogno universale, che riguarda qualunque tipo di pelle. L’acqua costituisce, infatti, circa il 60% del peso corporeo negli uomini adulti, dal 50 al 55% nelle donne (caratterizzate da una maggiore percentuale di grasso corporeo) e fino al 75% in un neonato. Ed è, dunque, essenziale anche per mantenere l’equilibrio cutaneo. Una giusta quantità d’acqua all’interno delle cellule che compongono lo strato corneo permette un migliore scambio di principi nutritivi, favorendo i processi di riparazione e di rinnovamento. Quando la pelle perde troppa acqua, il film idrolipidico (cioè la barriera protettiva che la difende dall’esterno) si scompone, diventa meno compatto e non svolge più la sua funzione. I primi segnali d’allarme? La pelle diventa opaca, ruvida, con rughe sottili, e dà la sensazione di tensione o perdita di elasticità. È bene chiarire che tutti i tipi di pelle richiedono idratazione, ma solo quella secca “deve” essere nutrita: manca, infatti, di quel sottile stato lipidico protettivo, composto per il 95% di grassi, essenziali per prevenire la perdita di acqua. Se così non è, la pelle comincia a tirare, si arrossa e si desquama, con cellule morte, che si staccano in gran numero, come piccole squame.
Che tipo è?
E allora come riconoscere e soddisfare i bisogni della propria pelle? Il primo step è identificarne la tipologia: grassa, mista, normale e secca, riaggiornando negli anni tale valutazione perché la pelle è un organo che cambia nel tempo. Può essere influenzata da diversi fattori: sesso, età, predisposizione genetica, fasi ormonali (gravidanza e menopausa), stress, clima e inquinamento. Una volta identificato tipo e condizione della propria pelle, non resta che scegliere la crema o il siero giusti. Ovviamente l’etichetta è essenziale per la scelta e, se il prodotto è affidabile, non affiancherà, ma distinguerà le due proprietà, idratante e nutriente. Ma per una scelta accurata e consapevole, è bene capire come leggerla in modo approfondito, districandosi nel vocabolario INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), tra parole in latino e sigle enigmatiche. Solo così avremo la conferma delle reali performance del trattamento.
Etichette più chiare
Una formula si può qualificare idratante o nutriente secondo la prevalenza o il mix di tre categorie di attivi: occlusivi, umettanti ed emollienti. I primi formano una barriera fisica sulla pelle, riducendo la TEWL, cioè la perdita di acqua transepidermica. Impariamo a distinguerli, con la relativa dicitura INCI. I più noti sono vaselina (“petrolatum”), olio di paraffina (“paraffinum liquidum”), alcune cere, determinati siliconi e grassi vegetali, come burro di karité (“butyrospermum parkii butter”). Gli agenti umettanti, a loro volta, trattengono l’acqua, che tende a evaporare, come vere e proprie spugne. Qualche esempio: glicerolo (“glycerine”), glicole butilenico (“butylene glycol”) e urea (“urea”). Assai più gettonati, perchè in grado di evocare le performance di filler & C della medicina estetica, collagene (“collagen”) e acido ialuronico (“sodium hyaluronate” o “hyaluronic acid”). In realtà, l’efficacia di quest’ultimo è sopravvalutata e fraintesa: l’acido ialuronico è un grosso polimero, appartenente alla famiglia dei glicosamminoglicani. La sua struttura molecolare lo rende un ottimo umettante, capace di assorbire, per ogni grammo di polvere di acido ialuronico, fino a sei litri d’acqua sulla superficie della pelle. Ma, date le sue notevoli dimensioni, non può superare lo strato corneo e, di conseguenza, né rimpolpare la pelle o ridurre le rughe, come proclamato da molta pubblicità ingannevole. Infine gli attivi emollienti hanno il compito di ammorbidire la pelle, agendo indirettamente sull’idratazione. Più precisamente impregnano la barriera cornea, integrando i grassi presenti in questa zona. Oltre a siliconi, appartengono alla categoria, squalene (“squalene” o “squalane”), ceramidi (“ceramide”), colesterolo (“cholesterol”) e sorbitolo (“sorbitol”). Se, dunque, una crema o un siero idratanti conterrà in diversa percentuale uno o più dei citati ingredienti, una formula nutriente prediligerà, tra questi, quelli con una componente grassa predominante, oli e burri, lipidi strutturali, come le ceramidi e grassi sebacei, come lo squalene.
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di Monica Caiti